Talk To Me - Recensione dell'horror dei fratelli Philippou

L'orrore dell'oltretomba a portata di mano, ma stavolta la storia non ha puntato tutto su jumpscare e banali cliché di genere

di Claudio Pofi

Mia ha diciassette anni, in difficoltà a vivere l'anniversario della tragica morte della madre Rhea, e per questo in rotta con la figura paterna. Nel corso di una festa organizzata da coetanei, a catalizzare l'attenzione è una mano mummificata che si dice essere appartenuta a una medium. Stringendola e pronunciando “Parla con me” si entra in contatto con uno spirito, con “ti faccio entrare” gli si consente di prendere temporaneamente il controllo. La connessione-possessione va però interrotta entro novanta secondi, per evitare il rischio di un legame indissolubile.

Un gioco estremo che avrà conseguenze altrettanto devastanti e inaspettate, quando a sottoporsi al rituale è il giovane Riley, fratello minore della migliore amica di Mia: parlando con la voce della defunta Rhea, la spinge a convincere i presenti a oltrepassare il tempo massimo consentito.

Talk To Me, l'aldilà a portata di mano

Storie di possessioni dall'oltretomba, questo Parla con me è un horror dignitosamente originale, frutto della creatività di Daley Pearson, e potenziale fonte di una quantità industriale di seguiti. Percorso narrativo che finisce per risentire di una certa ripetitività e lentezza nella prima parte, guadagnando però tempo per entrare maggiormente in contatto con il trauma di Mia, reso possibile dall'intensa interpretazione della debuttante Sophie Wilde.

Da una parte la ragazza combatte con l'ossessione di cogliere l'occasione impossibile di comunicare con Rhea e comprendere ciò che realmente accadde, dall'altra la paura di perdere coloro che le stanno accanto e all'improvviso le voltano le spalle.

 

La regia degli australiani Philippou, che arrivano da YouTube e dal successo planetario del loro canale “RackaRacka”, è più saggia che banalmente cinica, senza forzare ripetutamente la narrazione a caccia di jumpscare a qualsiasi costo. Gli amanti del genere potrebbero percepire una certa eco proveniente dalla rappresentazione dell'aldilà vista nel franchise di Insidious, specie negli ultimi istanti prima dei titoli di coda, ma le transizioni più grafiche così come le lugubri atmosfere mantengono uno stile personale.

Talk To Me, benvenuti in un nuovo franchise

Sceneggiatura in cui si è scelto un inquietante prologo apparentemente slegato da quanto accade in seguito, funzionale pur senza calcare eccessivamente l'acceleratore del sanguinolento. In tal senso l'opera ha il merito di essere almeno in parte moderata, dimostrandolo a partire dai tanti momenti in cui la cinepresa si sofferma sul viso impaurito di qualcuno, facendo temere quale figura demoniaca lo stia osservando, stimolando lo spettatore.

Affatto scontata la cautela da parte di quello che sembra proprio essere il primo di una lunga fila di probabili sequel/prequel. Il corso delle vicende si fa comunque più intrigante nella seconda parte, decisamente più ritmata e in crescendo di coinvolgenti sensazioni.

Una riuscita messa in scena capace di dimostrare pur in misura solo accennata, come nel momento in cui Riley è “soffocato” da elementi putrescenti, ciò di cui i fratelli registi sono capaci e potrebbero creare in un futuro prossimo venturo.

Il Trailer di Talk to Me