Tatami è già il miglior film sportivo dell’anno: la recensione
Il film rivelazione della Mostra d’arte cinematografica di Venezia arriva finalmente in sala: perché non dovreste perderlo.
Tatami è un grandissimo film sportivo, che con il suo elegante bianco e nero e i suoi incontri tesi e concitati sul tatami non teme confronti con mostri sacri del genere, a partire da Toro scatenato di Martin Scorsese. Apro con questa frase la recensione di questo film imperdibile giusto per fugare ogni dubbio sulla sua qualità e spronarvi ad andare al cinema a vederlo.
Come tutti i film a tematica sportiva degni di nota, è anche e soprattutto una storia che racconta la vita vera, quella faticosa di chi modella e sacrifica il suo quotidiano per uscire vincitore da poche, ore cruciali che ne definiranno la carriera agonistica. Tatami si spinge perfino oltre, perché nella vita della sua protagonista l’ordinario è dettato da un regime che lo rende in qualche modo straordinario, nel senso più negativo possibile.
Quella di Tatami non è una storia vera, ma…
Leila (Arienne Mandi) è una judoka della federazione sportiva iraniana. La sua vita sportiva e personale dunque si svolge già entro precisi paletti ed etichette formali che le sue rivali sul tatami non devono considerare. Lotta con il velo, non può essere visitata da personale medico di sesso maschile, deve avere il permesso del marito per andare all’estero per gareggiare, riceve continui ordini e ammonimenti dalla sua federazione sportiva.
All’inizio di Tatami Leila parte verso Tbilisi (Georgia) per i campionati mondiali con la consapevolezza di essere in forma strepitosa. Sente il risultato più importante a portata di mano: il primo posto, la medaglia d’oro. Il cartellone degli incontri le mette sulla strada l’attuale campionessa della disciplina nei primi turni, ma non è l’insidia più spinosa. Tra le possibili concorrenti per la finale c’è un’atleta israeliana, del “regime occupante”. Le autorità iraniane da dietro le quinte cominciano ben presto a pressare Leila e la sua allenatrice ed ex judoka Maryam (Zar Amir Ebrahimi) affinché la prima si ritiri fingendo un infortunio. L’Iran infatti evita accuratamente che i suoi atleti si scontrino con quelli israeliani, muovendosi dentro e fuori le zone grigie della giustizia sportiva e non lesinando minacce e violenze pur di delegittimare la stato nemico, negandogli il riconoscimento sul terreno sportivo oltre che politico.
Leila però non è intenzionata a compromettere un risultato che sente vicino per le ingerenze della federazione. La sua scalata alla classifica diventa un calvario scandito da incontri sul tatami sempre più complicati da tutto quello che succede fuori dal suo perimetro e a Teheran, in un crescendo vorticoso, tesissimo, dove sport e politica s’intrecciano cercando di far perdere l’equilibrio all’atleta protagonista, togliendole le sue ambizioni e la sua libertà da sotto i piedi.
L’epopea sportiva di Tatami non si basa su una vera vicenda sportiva: è un racconto di finzione. Tuttavia il co-regista e co-sceneggiatore Guy Nattiv è stato influenzato da numerose e recenti storie sportive di defezioni da parte di atlete e atleti iraliani. Storie di ribellione di sportivi costretti a fuggire all’estero per competere, a partire da quella di Sadaf Khadem, riconosciuta come la prima boxeur iraniana o quella della campionessa olimpica di taekwondo Kimia Alizadeh, costretta a fuggire in Germania dopo aver vinto un bronzo olimpico.
La vicenda di Khadem è quella che più si avvicina a quella di Leila. L’atleta rischiò l’arresto per essersi tolta il velo durante la competizione; una scelta che riecheggia in una delle scene più forti del film.
Tatami è un film rivoluzionario
Il regista Guy Nattiv, da israeliano, ha sentito di non poter raccontare questa storia da solo quando a cominciato a scriverne il soggetto. Galeotto, ancora una volta, è stato il festival di Cannes, dove ha visto l’intenso thriller Holy Spider di Ali Abbasi. Anche quel film è un racconto raggelante della condizione femminile in Iran, a partire dalla vera storia di un serial killer locale che ha ucciso per anni prostitute, impunito. Dopo aver coscritto il copione con Elham Erfani, Nattiv ha contattato l’attrice protagonista di Holy Spider Zar Amir Ebrahimi, divenuta poi co-regista della pellicola. Un regista israealiano e una collega iraniana che girano insieme un film sugli screzi sportivi tra rispettivi paesi: un mix esplosivo e rivoluzionario.
Nonostante il film sia stato girato in Georgia - una scelta strategica in quanto abbastanza vicino al confine iraniano ma comunque fuori portata dalla polizia morale - impiegando interpreti originali di Teheran e dintorni per lo più esuli, la lavorazione di Tatami non è stata esente da pericoli. Per un iraniano, anche se esule, ogni contatto con il nemico israeliano è un pericolo. Figurarsi girare un film insieme, una pellicola “criminale” che con la sua stessa esistenza postula come sia possibile collaborare a una narrazine comune non belligerante.
Alle volte film come Tatami sono così importanti che si è tentati di soprassedere sui loro limiti. Non è il caso di questa pellicola, acclamata a ragione come uno dei capolavori usciti dalla Mostra del cinema di Venezia nel 2023. L’aspetto strepitoso di questo film non sta infatti solo in quello che fa a livello politico, ma in come lo fa a livello cinematografico: nel 2024 vedrete pochi film in grado di raggiungere questa potenza espressiva, questa emozione.
Tatami dà la stessa scossa adrenalinica di una finale olimpica vista in diretta
Tatami è una pellicola in grado di trasmettere la curva adrenalinica che regala lo sport vero, imprevedibile, sudato, sanguinante, seguito in diretta. Lo fa impiegando accuratamente il linguaggio visivo proprio del cinema, con scelte registiche spettacolari. Una su tutte: il primo piano sul viso di Leila ripreso dal “sotto” del tatami immaginato come un vetro trasparente, mentre l’avversaria stringe la presa sul suo collo. Scene che faranno venire voglia a ogni cinefilo di alzarsi dalla poltroncina e applaudire tanto quanto ogni faticosa vittoria di Leila.
Tatami, come Toro Scatenato, è un film straziante, in cui uno sfavorito parte in svantaggio, costretto a fare a pugni o fare prese non solo con l’avversario che ha di fronte, ma anche con l’ingiustizia che preme sui bordi dell’arena sportiva,che toglie energie e concentrazione. Non è semplice stabilire quale sia l’incontro più sofferto e combattuto di Tatami: se quello sportivo verso la finale o quello di Leila per rimanere in gara, tirata, strattonata, minacciata dal suo stesso paese, a cui del suo sforzo e del suo gesto tecnico di atleta importa poco.
Come ogni grande film sportivo, Tatami riesce a catturare la potenza del sacrificio dietro a ogni traguardo sportivo senza la retorica spesso attaccata allo stesso. Oltre a una regia strepitosa, a un bianco e nero stiloso di una bellezza indescrivibile e a due grandi interpretazioni femminili, Tatami porta con sé soprattutto una grande coerenza interna nel sviluppare la sua storia, nel creare tensione sportiva e politica, nel ritrarre donne pronte a compiere un sacrificio enorme sapendo benissimo cosa rischiano (forse persino la libertà e la vita). È anche una storia di sorellanza concreta e complessa, perché la sceneggiatura di Tatami non dimentica mai quanto sia difficile sfuggire a un sistema di oppressione costruito per essere ineludibile.
Quanto il film abbia colto una verità, un nervo scoperto, una pressione pronta a esplodere lo si comprende se si tiene a mente che mentre veniva girato, in Iran scoppiavano le proteste per la morte di Mahsa Amini. Tatami coglie tutta quella rabbia, le sue origini e il terrore che genera ribellarsi contro quel sistema, il salto nel vuoto necessario per riappropriarsi della propria libertà.
Rating: Tutti
Durata: 105'
Nazione: Iran
Voto
Redazione
Tatami
Tatami è un grandissimo film sportivo e un grande film, punto. Non temete i suoi risvolti politici, non pensate che il fatto che la sportiva protagonista sia una donna lo renda in qualche modo più morbido o accomodante, anzi: avrete tutto il sangue, il sudore, la rabbia e l’orgoglio che ha reso alcuni classici del genere tali. Tatami è da vedere assolutamente, possibilmente in sala.