The Accountant

di Roberto Vicario
Il mondo del cinema é alla ricerca di nuovi action hero. Una nuova stagione di personaggi “normali”, senza costumi e senza particolari poteri. Personaggi che si avvicinano alle figure che tutti i giorni incrociamo per strada o con cui interagiamo, ma che nascondono piccoli segreti. In questo quadro piuttosto preciso Gavin O'Connor dipinge la figura di Christian Wolff, un ragazzo affetto da autismo funzionale che svolge uno dei lavori più comuni e conosciuti: il contabile.

Un nuovo franchise?


Wolff (Ben Affleck) é un ragazzo affetto d'autismo funzionale, un deficit neurologico che però, attraverso il rigore e l'allenamento, non gli impedisce di vivere una vita normale. Rigoroso, preciso, ossessionato dal dover finire i lavori che inizia, ma anche difficilmente propenso ad instaurare rapporti umani con le altre persone.

Christian fa il contabile in un piccolo ufficio dell'Illinois, ma in realtà é una copertura. Il suo lavoro é quello di riciclare denaro per le più grandi organizzazioni mafiose della terra. Grazie ad un padre che l'ha cresciuto attraverso un addestramento militare ferreo, il contabile é anche un esperto di arti marziali e riesce ad utilizzare con precisione chirurgica le armi da fuoco. Tutto cambierà nel momento in cui verrà chiamato da un'azienda che lavora principalmente nella realizzazione di protesi meccaniche per gli arti. La contabile Dana Cummings (Anna Kendrick) ha infatti scoperto un buco, e viene chiesto proprio a Wolff di indagare sull'accaduto. Più andrà a fondo, più le cose diventeranno torbide e pericolose.

Un po' Jason Bourne che incontra Rain Man, un pizzico di thriller condito con il drama, e così molto altro. C'é davvero tanto in questo The Accountant. Il nuovo film di O'Connor, in sostanza, cerca di portare su schermo un action-thriller asciutto e diretto ma che in realtà offre agli occhi dello spettatore molto più di quello che pensa.

Se in Warrior (suo vero capolavoro) i rapporti personali e sentimentali tra due persone sono raccontati non solo attraverso il dialogo, ma sfruttando anche la violenza e il contatto fisico, in The Accountant tutto ruota attorno alla mancata empatia che il personaggio di Affleck non riesce a sviluppatore con le persone che lo circondando, e che lo porta ad essere una specie di macchina. Il rapporto con il padre, con il fratello (John Bernthal) e soprattutto con la Kendrick, sono al centro della pellicola, insieme ovviamente all'azione.

In questo ruolo Ben Affleck é perfetto, portando in scena un personaggio che gli calza a pennello, e che proprio per questo motivo é tra i più riusciti dell'intero cast. Fortunatamente il nuovo Batman é supportato da un cast di assoluto livello tra cui J.K.Simmons, Anna Kendrick, Jeffrey Tambor e il sempre più presente Jon Bernthal; é quindi un peccato dover sottolineare che questi grandi attori non sono stati sfruttati al massimo, a causa soprattutto di una storia che, pur coinvolgendo per le scene d'azione, manca di quella profondità e di quell'intreccio necessari.

Il film é godibile, in due ore scorre senza particolari momenti di stanca. Rimane però la sensazione di un prodotto che, sotto l'aspetto puramente narrativo, poteva dare decisamente di più. Il tutto é invece un po annacquato, e probabilmente già proiettato in un ottica di franchise che vede Hollywood sempre più convinta nel serializzare i suoi film.

In sostanza, pur non trovandoci davanti all'apice della filmografia di O'Connor, The Accountant é un film che riprendere gli elementi classici del genere action thriller e li arrangia su un personaggio particolare, meno stereotipato, ma che soprattutto funziona alla grande. La speranza é quella di vedere, in futuro, una sceneggiatura più elaborata di quella scritta da Bill Dubuque per questa pellicola.

Ad ogni modo, se Hollywood era alla ricerca di un nuovo action hero diverso dagli altri, forse é riuscita a trovarlo.