The Cloverfield Paradox

di

Indipendentemente dalla qualità del film, The Cloverfield Paradox, rappresenta a tutti gli effetti una prima volta assoluta. Una distribuzione particolare, atipica, che non sappiamo se farà scuola oppure no negli anni a venire: ma che sicuramente ha fatto discutere.

Sapevamo che il titolo era in lavorazione dal 2012, sotto il nome di God Particle, così come sapevamo che il progetto era stato preso in mano da Netflix, e a questo aggiungiamo anche che la certezza che le riprese del quarto capitolo della saga si sono da poche concluse (sembra si parlerà di esperimenti nazzi nella Seconda Guerra Mondiale) e che debutterà, presumibilmente, sul grande schermo il prossimo autunno.

The Cloverfield Paradox invece si è mostrato, per la prima volta, con un trailer durante uno degli spot commerciali del recente SuperBowl, per poi essere rilasciato poche ore dopo ( era lunedì mattina presto da noi in Italia). Una scelta particolare, nuova, possibile ovviamente solo attraverso una piattaforma di streaming come Netflix che può “rischiare” con certi tipi di politiche.

Un film paradossale

D’altronde, guardano il risvolto della medaglia, possiamo anche sottolineare come la cessione da parte di Paramount dei diritti a Netflix, possa essere interpretata come una mancanza di fiducia in questo progetto. Visione tutto sommato condivisibile dopo l’ora e mezza circa di visione.

Il film dell’esordiente regista africano Julius Onah è criticabile sotto molti aspetti, alcuni in particolare, come quelli legati alla sceneggiatura di Oren Uziel, che trovano davvero pochi sprazzi di difesa. La storia ci porta su una stazione di ricerca spaziale, intenta a lavorare sullo shepard, un acceleratore particellare che dovrebbe creare un nuovo tipo di energia, dato che quella che offre la Terra su cui viviamo si sta lentamente esaurendo. Purtroppo uno di questi tentativi crea uno squarcio spazio-temporale, cosa che porrà gli scienziati davanti ad una sfida davvero complessa e particolare.

Paradox dimostra l’eclettismo di una saga che riesce a mutare pelle, a confrontarsi con generi diversi, puntano prima su un monster movie found footage, poi su un thriller e ora con uno syfy di stampo classico.

Un cast che si muove bene all'interno di una trama che sicuramente zoppica, ma che riesce comunque a tenere un buon ritmo e sopratutto a non abbassare la soglia d'attenzione di chi sta guardando. La seconda parte, in particolare, è quella che in assoluto sembra essere più critica e attaccabile. Nella prima metà, in cui vengono introdotti i concetti di parodosso, tutto è gestito in maniera coraggiosa ed intrigante con un sacco di rimandi classici (Alien su tutti) e meno classici (pensiamo al recente Life).

Se tutto fosse rimasto sul concetto etico e morale, forse saremmo qui a parlare di un altro film, invece il film scivola lentamente sulla componente sentimentale, sospinto in particolare dal personaggio dell’astronauta britannica interpreta da Gugu Mbatha-Raw; in questa fase il film perde di mordente e lascia spazio ad una serie di situazioni che stridono non poco.

Detto questo però, The Cloverfield Paradox, non è un film assolutamente deprecabile; il suo più grosso rammarico è quello di non avere osato fino in fondo, di non aver seguito con coraggio un'idea che sembrava vincente. Se siete amanti della serie guardatelo senza particolari remore, soprattutto per un finale, quello sì, davvero all’altezza. Se invece amate gli syfy dategli comunque una chance, potrebbe rivelarsi comunque piacevole.

The Cloverfield Paradox

D’altronde è altrettanto palese che il suo essere incredibilmente e sfacciatamente derivativo, potrebbe infastidire qualcuno, ma allo stesso tempo grazie ad un buon cast, ad una fotografia piacevole di Dan Mindel e un uso della CGI per nulla malvagio, l’involucro si presenta in maniera meno drammatica di quello che può sembrare.

Il peggiore dei tre? Probabilmente sì, ma non per questo è da buttare. Buona visione.

Iscriviti alla Newsletter

Resta aggiornato sul mondo Gamesurf: anteprime, recensioni, prove e tanto altro.

ISCRIVITI