The Counselor - Il Procuratore
di
Cormac McCarthy é una penna molto conosciuta. Dai suoi racconti diretti, crudi, desolanti ed estremamente fatalisti sono uscite pellicole che ancora oggi sono ricordate da molti appassionati. E' il caso di Non é un Paese per Vecchi o The Road, giusto per citarne due.
Abbiamo seguito, quindi, con molto interesse la lavorazione di The Counselor - Il procuratore, dato che per la prima volta, l'ottantenne scrittore, ha regalato una sceneggiatura ad Hollywood, e più precisamente nelle esperte mani di Ridley Scott. Scrittore di richiamo, cineasta d'esperienza e un cast stellare sono il cocktail perfetto? scopriamolo.
L'ineluttabile accettazione del destino
La sceneggiatura di The Counselor - Il procuratore ci racconta la storia di un avvocato (Michael Fassbender) estremamente agiato, con un'ottima carriera alle spalle e una donna che ama alla follia di nome Laura (Penelope Cruz). La certezza nelle sue capacità e una sorta di avidità lo porteranno ad immischiarsi in un giro di droga tra il sud degli Stati Uniti ed il Messico, gestito da un cartello messicano in cui é coinvolto anche un eccentrico milionario di nome Reiner (Javier Bardem).
Quando un traffico di droga dal valore di 20 milioni di dollari subirà un furto inaspettato, la vita di queste persone, ed in particolare dell'avvocato, subirà drastici cambiamenti.
Leggendo questa brevissima sinossi, é palese che lo stile di McCarthy sia stato perfettamente trasportato all'interno di questa sceneggiatura. Quello che ne esce é un film che tratta in maniera quasi sconsolata la totale avidità dell'uomo, mettendo in luce quella che vuole essere, in fondo, la morale della pellicola: la vita non conta nulla davanti alla casualità del proprio destino.
Per cercare di raggiungere questo scopo, tutto passa tra le mani di Ridley Scott, un regista che ancora una volta ha saputo dimostrare di saperci fare con la macchina da presa. Partendo dalla fotografia, passando per inquadrature che vanno a scrutare i dettagli e l'anima di una storia intrisa di sanguinante oscurità, sino ad arrivare alla caratterizzazione estrema, quasi esagerata, di alcuni personaggi, il McCarthy scrittore riesce ad essere trasformato in immagini dal regista britannico.
Parlavamo di avidità poche righe sopra. The Counselur - Il procuratore a più riprese mostra infatti quanto l'uomo davanti al potere dato dai soldi si trasformi in qualcosa di non umano, sentendosi quasi superiore a tutto e a tutti. Rispetto per la vita, sentimenti, rapporti umani tutto cade di fronte alla effimera onnipotenza che il denaro sembra trasmettere. Proprio per questo motivo il famoso “cartello” é un nemico invisibile, che si diverte a giocare con le vite delle persone semplicemente per raggiungere uno scopo, il loro scopo. Ad unire con un filo invisibile il tutto ci pensa un ottimo Brad Pitt, intermediario per conto di questi malviventi che butta all'interno dei dialoghi frasi quasi lapidarie come: “Non é che non credano nelle coincidenze, sanno che esistono, solo non ne hanno mai vista una”, che ben rappresentano la vera essenza di questo invisibile “nemico” (nel film non si vedrà mai il cartello, se ne sentirà solo parlare). In questo mosaico spicca una grandissima Cameron Diaz che nei panni di Malkina, “maculata” amante di Reiner, porta in scena tutta l'avidità ed il cattivo gusto di cui lo script é intriso. Ma non solo, perché la volgarità di Bardem (con camice al limite dell'improbabile), la superiorità quasi saccente di Pitt e la fragilità della Cruz sono tutti elementi che mettono in evidenza la frastagliata diversità dell'essere umano.
Un film che, per quanto non perfetto, riesce ad arrivare allo spettatore anche e sopratutto grazie a delle scene in grado di colpire - su tutte quella di Cameron Diaz ed una Ferrari, imeprdibile - sia per il loro eccesso esagerato e a tratti irritante, ma sopratutto per una serie di dialoghi che anche nella banalità più assoluta di una ripresa, riescono ad avere significati che si collegano a quello che é il senso di tutto il girato.
Cosi mentre il nostro avvocato minuti dopo minuto ed evento dopo evento rivela tutta la sua fragilità, accorgendosi che entrare ed uscire quando vuole da situazioni di questo tipo non é possibile, ma bisogna semplicemente accettarne le conseguenze, il resto del cast passa attraverso elementi che se ragionati mostrano molto di quello che sceneggiatore e regista hanno cercato di portare agli occhi dello spettatore. I ghepardi di Bardem, alla costante ricerca della loro presa, sono più di una semplice immagine, ma una sorta di allegoria di quello che é l'universo che si cerca di raccontare fatto di prede e di cacciatori.
Unica nota veramente stonata, é inspiegabilmente, la recitare di Michael Fassbender: mai incisiva e non perfettamente in grado di trasmettere quella che é la fragilità dell'uomo immaginato da sceneggiatore e regista. Un uomo che si sente artefice del suo destino prima e semplice parte di un ingranaggio non deciso da lui poi.
Insomma, The Counselor - Il Procuratore, non é un film che piacerà a tutti, ma non si può dire che sia un film brutto o superficiale. Se siete amanti del McCarthy scrittore troverete molto di lui in questo film, cosi come se siete amanti di quei film che non trattano in maniera “positiva” l'esistenza dell'essere umano. Per tutti gli altri si potrebbe trattare di una scelta azzardata, ma non per questo necessariamente negativa. In fondo, citando sempre una frase di Brad Pitt all'interno della pellicola:” Tu sei il mondo che hai creato, quando smetti di esistere, anche il mondo che hai creato smetterà di esistere”.
Abbiamo seguito, quindi, con molto interesse la lavorazione di The Counselor - Il procuratore, dato che per la prima volta, l'ottantenne scrittore, ha regalato una sceneggiatura ad Hollywood, e più precisamente nelle esperte mani di Ridley Scott. Scrittore di richiamo, cineasta d'esperienza e un cast stellare sono il cocktail perfetto? scopriamolo.
L'ineluttabile accettazione del destino
La sceneggiatura di The Counselor - Il procuratore ci racconta la storia di un avvocato (Michael Fassbender) estremamente agiato, con un'ottima carriera alle spalle e una donna che ama alla follia di nome Laura (Penelope Cruz). La certezza nelle sue capacità e una sorta di avidità lo porteranno ad immischiarsi in un giro di droga tra il sud degli Stati Uniti ed il Messico, gestito da un cartello messicano in cui é coinvolto anche un eccentrico milionario di nome Reiner (Javier Bardem).
Quando un traffico di droga dal valore di 20 milioni di dollari subirà un furto inaspettato, la vita di queste persone, ed in particolare dell'avvocato, subirà drastici cambiamenti.
Leggendo questa brevissima sinossi, é palese che lo stile di McCarthy sia stato perfettamente trasportato all'interno di questa sceneggiatura. Quello che ne esce é un film che tratta in maniera quasi sconsolata la totale avidità dell'uomo, mettendo in luce quella che vuole essere, in fondo, la morale della pellicola: la vita non conta nulla davanti alla casualità del proprio destino.
Per cercare di raggiungere questo scopo, tutto passa tra le mani di Ridley Scott, un regista che ancora una volta ha saputo dimostrare di saperci fare con la macchina da presa. Partendo dalla fotografia, passando per inquadrature che vanno a scrutare i dettagli e l'anima di una storia intrisa di sanguinante oscurità, sino ad arrivare alla caratterizzazione estrema, quasi esagerata, di alcuni personaggi, il McCarthy scrittore riesce ad essere trasformato in immagini dal regista britannico.
Parlavamo di avidità poche righe sopra. The Counselur - Il procuratore a più riprese mostra infatti quanto l'uomo davanti al potere dato dai soldi si trasformi in qualcosa di non umano, sentendosi quasi superiore a tutto e a tutti. Rispetto per la vita, sentimenti, rapporti umani tutto cade di fronte alla effimera onnipotenza che il denaro sembra trasmettere. Proprio per questo motivo il famoso “cartello” é un nemico invisibile, che si diverte a giocare con le vite delle persone semplicemente per raggiungere uno scopo, il loro scopo. Ad unire con un filo invisibile il tutto ci pensa un ottimo Brad Pitt, intermediario per conto di questi malviventi che butta all'interno dei dialoghi frasi quasi lapidarie come: “Non é che non credano nelle coincidenze, sanno che esistono, solo non ne hanno mai vista una”, che ben rappresentano la vera essenza di questo invisibile “nemico” (nel film non si vedrà mai il cartello, se ne sentirà solo parlare). In questo mosaico spicca una grandissima Cameron Diaz che nei panni di Malkina, “maculata” amante di Reiner, porta in scena tutta l'avidità ed il cattivo gusto di cui lo script é intriso. Ma non solo, perché la volgarità di Bardem (con camice al limite dell'improbabile), la superiorità quasi saccente di Pitt e la fragilità della Cruz sono tutti elementi che mettono in evidenza la frastagliata diversità dell'essere umano.
Un film che, per quanto non perfetto, riesce ad arrivare allo spettatore anche e sopratutto grazie a delle scene in grado di colpire - su tutte quella di Cameron Diaz ed una Ferrari, imeprdibile - sia per il loro eccesso esagerato e a tratti irritante, ma sopratutto per una serie di dialoghi che anche nella banalità più assoluta di una ripresa, riescono ad avere significati che si collegano a quello che é il senso di tutto il girato.
Cosi mentre il nostro avvocato minuti dopo minuto ed evento dopo evento rivela tutta la sua fragilità, accorgendosi che entrare ed uscire quando vuole da situazioni di questo tipo non é possibile, ma bisogna semplicemente accettarne le conseguenze, il resto del cast passa attraverso elementi che se ragionati mostrano molto di quello che sceneggiatore e regista hanno cercato di portare agli occhi dello spettatore. I ghepardi di Bardem, alla costante ricerca della loro presa, sono più di una semplice immagine, ma una sorta di allegoria di quello che é l'universo che si cerca di raccontare fatto di prede e di cacciatori.
Unica nota veramente stonata, é inspiegabilmente, la recitare di Michael Fassbender: mai incisiva e non perfettamente in grado di trasmettere quella che é la fragilità dell'uomo immaginato da sceneggiatore e regista. Un uomo che si sente artefice del suo destino prima e semplice parte di un ingranaggio non deciso da lui poi.
Insomma, The Counselor - Il Procuratore, non é un film che piacerà a tutti, ma non si può dire che sia un film brutto o superficiale. Se siete amanti del McCarthy scrittore troverete molto di lui in questo film, cosi come se siete amanti di quei film che non trattano in maniera “positiva” l'esistenza dell'essere umano. Per tutti gli altri si potrebbe trattare di una scelta azzardata, ma non per questo necessariamente negativa. In fondo, citando sempre una frase di Brad Pitt all'interno della pellicola:” Tu sei il mondo che hai creato, quando smetti di esistere, anche il mondo che hai creato smetterà di esistere”.