The Creator poteva essere un grande film sulle AI, ma punta sulle domande sbagliate: la recensione
The Creator pone domande epocali, ma lo fa con un frullato asiatico di riferimenti fantascientifici che fatica a scaldare il cuore: la recensione del film di Gareth Edwards.
Dopo Rogue One, entrando al cinema a vedere un film firmato e filmato da Gareth Edwards uno si aspetta uno standard qualitativo alto. The Creator non disattende queste aspettative, anzi: è una storia fantascientifica che vive tutta della fascinazione di accostare tecnologie futuristiche alla natura lussurreggiante e alla spiritualità millenaria dell’estremo Oriente, stando il più possibile lontano dalle megalopoli, immergendosi nelle risaie, nei templi alle pendici del Himalaya, nei villaggi galleggianti di pescatori.
Non è una strategia nuova, anzi: ormai la fantascienza post Blade Runner è fatta anche e soprattutto di questo e ora che una generazione cresciuta da Akira, da Alita, da Neon Genesis Evangelion e dall’animazione giapponese sta lentamente conquistando i vertici di Hollywood, anche il modo di guardare all’oriente nel raccontare il futuro è destinato a cambiare.
Il problema principale di The Creator, un film visivamente strepitoso (soprattutto considerando come è girato) e che pone domande e dubbi non da poco, è che manca una distanza appropriata da queste ispirazioni, tanto che fatica a scavarsi un’identità sua.
Seppur affascinante, i suoi punti di forza rimangono sempre astratti, non arrivano mai al cuore del problema o dello spettatore. Per chi invece ha visto la strepitosa serie Tales from the Loop di Prime Video, per chi conosce il lavoro dell’illustratore Simon Stålenhag, per chi si è commosso di fronte a un film come After Yang di Kogonada, The Creator è troppo blando, troppo derivativo. Dieci anni fa sarebbe stato rivoluzionario. Oggi invece è una pellicola che fa cose già viste da chi ha avuto la pazienza e la curiosità di cercarle, con più denaro e più visibilità.
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La trama di The Creator
Una spaventosa bomba atomica ha raso al suolo il centro di Los Angeles, scatenando una guerra su scala mondiale. Gli Stati Uniti sostengono che siano state le intelligenze artificiali a orchestrare l’attacco e hanno reagito bandendole dal loro territorio e costruendo NOMAD. Si tratta di una gigantesca astronave volta a scansionare la Terra, individuare robot, intelligenze artificiali e simulant (AI con corpo e sembianze quasi indistinguibili dagli umani) e distruggerli. La Nuova Asia però decide di offrire ospitalità alle AI, che convivono pacificamente con la popolazione.
Joshua (John David Washington) è un agente statunitense sotto copertura che si è appena sposato con un’umana che vive con dei simulant. La sua missione è quella di trovare il Creatore delle AI e ucciderlo. In un attacco a sorpresa dalla NOMAD, sua moglie incinta viene uccisa, mentre il Creatore riesce a scappare.
Cinque anni dopo, pur riluttante, Joshua decide di tornare sul campo. Pare infatti che il Creatore abbia messo a punto un’arma in grado di distruggere NOMAD e interrompere la guerra. Dopo essere tornato in missione sotto copertura in Nuova Asia, Joshua scopre che l’arma da distruggere è una bambina simulant, AlfaO (Madeleine Yuna Voyles).
Riluttante a spararle per via del suo aspetto innocente, Joshua si lancerà alla ricerca della moglie, che in molti sembrano aver visto, con la piccola al suo fianco e un intero esercito sulle loro tracce.
The Creator è troppo derivativo e troppo ritardatario
Dai a Gareth Edwards un gruppo di militari in missione in territorio nemico e lui darà il meglio di sé. Anche in The Creator Edwards si dimostra un regista con una spiccata poetica visiva, che dà il suo meglio proprio in contesti poco poetici come quelli bellici.
Girato in loco in Oriente, con una troupe ridotta all’osso e con degli effetti speciali “pennellati” su ogni fotogramma in post produzione, The Creator è visivamente dirompente e segna, forse, una nuova via per creare in maniera dinamica, economica e tangibile un mondo futurista senza doverlo ricreare da zero in studio e senza un’eccessiva artificiosità dovuta ai green screen. Bellissime anche le musiche composte da un irriconoscibile Hans Zimmer per il film: Edwards si è rifiutato di utilizzare tracce provvisorie per il primo montaggio del film, con il risultato che Zimmer non ha dovuto copiare e ricalcare il suo lavoro o quello di altri, tirando fuori una colonna sonora che “suona” di nuovo.
The Creator è stato scritto dal regista, a partire da una scena vista per caso nella campagna dell’Iowa. Bisogna riconoscergli il merito di porre domande non da poco e di aver intercettato già nel 2018, il tema tecnologico più foriero di dubbi e inquietudini nel quinquennio successivo.
Anche lo scenario geopolitico tratteggiato da Edwards non è timido né retorico: gli Stati Uniti fanno la parte della nazione spaventata e cieca a un cambiamento epocale e inarrestabile, oscurantista, violenta. Sarebbe stato ben più interessante soffermarsi sulla Nuova Asia, sul ruolo della Cina come muta ma evidente protettrice delle AI, sul delicato equilibrio che porta NOMAD a sorvolare e bombardare il resto del globo pur non dichiarandosi in guerra con nessuna nazione in particolare.
Invece The Creator si concentra su una trama vecchia, individualista: quella del geniale inventore che dà vita alla tecnologia definitiva, non si sa bene come o perché, laddove è evidente da alcune scene del film (la fabbrica di Simulant, la donazione del proprio aspetto umano per dare un volto alle AI) che sta proprio nell’impatto su vasta scala, sull’obiquità, sulla normalità della AI che colonizzano il mondo, un po’ guardiani e un po’ dei, la forza dei The Creator.
Guidato da un John David Washington ancora una volta privo del carisma necessario per dare personalità a un film che ne avrebbe molto bisogno (perché Hollywood insiste a volerlo lanciare, dopo Tenet e tanti altri tentativi andati a vuoto?), The Creator ripropone dinamiche e colpi di scena che abbiamo visto una miriade di volte, lasciando astratte le domande più interessanti che pone, quelle si che avrebbero potuto portare a un film diverso, dirompente, memorabile.
Rating: Tutti
Durata: 134'
Nazione: Stati Uniti d'America
Voto
Redazione
The Creator
Visivamente The Creator è un grande acquarello bellissimo, ma che sa già di visto. Il tallone d’Achille del cinema di Edwards, come sempre, è che in una storia interessante non sa puntare sulle fascinazioni giuste, sulle sue intuizioni corrette, rifacendosi al cinema e ai registi che ama. La piccola Madeleine Yuna Voyles è adorabile, ma Washington ancora una volta non convince né conquista. Peccato.