The Equalizer 3, recensione: Fuqua ha imparato la lezione del cinema italiano
Per una volta l’Italia non fa da pittoresca, stereotipica cornice a un film action statunitense: Fuqua ha sciacquato i propri panni cinematografici dove scorre il cinema di Garrone e Sollima.
L’estate 2023 ha presentato diverse soluzioni a un medesimo problema molto comune a Hollywood: come rendere credibile una star anziana nei panni di un eroe action. La risposta data da Antoine Fuqua è forse la più credibile e solida vista finora e il confronto mette in serio imbarazzo l’ultimo Indiana Jones e i suoi goffi tentativi digitalizzati di ringiovanire Harrison Ford e farci credere sia agile e prestante come 40 anni fa.
Denzel Washington, storico volto del franchise di Equalizer, ha cominciato a impersonare Robert McCall nel primo film della trilogia diretta da Antoine Fuqua 9 anni fa. Correva il 2014 e Washington, seppur non giovanissimo, non aveva ancora 60 anni. Nel 2023 si avvicina ai 70. Nel film, che dovrebbe chiudere il franchise con un’ideale trilogia, trascorre la maggior parte del tempo a breve tè caldo seduto al tavolino di un baretto di Altomonte, paese del cosentino finito misteriosamente in Sicilia (ne riparliamo tra poco).
Essendo un ex marine è molto ordinato, metodico: spiega un tovagliolo, poi un altro, appoggia la teiera, non sporca nulla e si fa portare la bustina del tè a parte. Il film ironizza per fino su questo rituale, con la barista che al primo incontro ignora la sua comanda e gli porta un cappuccino, dicendo che il tè caldo “va bene solo per le vecchie signore e i turisti inglesi”.
Dalla descrizione che ne ho fatto non si direbbe, ma The Equalizer 3 - Senza tregua è un buon prodotto del filone action, con un approccio serio, vecchia scuola. Un film con sparatorie, scontri e scene molto violente. Un risultato ragguardevole, ottenuto dopo aver abbracciato pienamente i limiti imposti dall’età del protagonista e da altre contingenze, lavorando con perizia e furbizia per tirar fuori un buon film.
Continua a leggere la recensione di The Equalizer 3 - Senza tregua:
- La trama di The Equalizer 3 - Senza tregua
- L’Italia e The Equalizer 3 - Senza tregua: location e ispirazione
- Cosa funzione e cosa no in The Equalizer 3 - Senza tregua
La trama di The Equalizer 3 - Senza tregua
Senza tregua è un sequel diretto di The Equalizer 2 - Senza perdono, ma può essere visto anche come film autonomo, perché i legami tra le due pellicole vengono resi espliciti soprattutto nel finale e non pregiudicano la comprensione della storia.
A sei anni dall’ultima missione ritroviamo Robert McCall, ex agente segreto della Defense Intelligence Agency (DIA) in un vigneto in Sicilia dove ha appena compiuto una carneficina, uccidendo un gran numero di criminali di una cosca locale. Il film non rivela perché McCall si trovi in Italia né la motivazione di tanti omicidi, tanto che questa elisione diventa uno dei misteri del film. Vediamo solo come venga ferito alla schiena da un colpo di fucile esploso da un ragazzino sopravvissuto alla mattanza.
Gravemente ferito, Robert viene salvato da un carabiniere che lo ferma per un controllo stradale. L’agente non porta lo sconosciuto in ospedale ma da Enzo (Remo Girone), medico in pensione del piccolo paesino di Altomonte. Durante la convalescenza Robert scopre tra il paese scavato sulle montagne a piccolo sul mare un mondo di pace, quotidianità e fratellanza che lo convincono a restare e a stringere legami con i locali, mantenendo il riserbo sul suo passato.
La riscossione del pizzo a parte di un clan napoletano dell’ndrangheta e le speculazioni edilizie del boss dello stesso mettono però in pericolo la ritrovata serenità di Robert, sulle cui tracce c’è anche una giovane analista dell’FBI di nome Emma Collins (Dakota Fanning).
L’Italia e The Equalizer 3 - Senza tregua: location e ispirazione
Leggendo la trama di The Equalizer 3 - Senza tregua avrete probabilmente alzato un sopracciglio: cosa ci fa l’ndrangheta in Sicilia? Dov’è finita la mafia? Perché il film, girato tra Amalfi, Napoli e Roma, è ambientato in un paesino siciliano che in realtà si trova in Calabria?
Rieccoci dunque a rivedere il nostro paese attraverso un’ottica statunitense e abbastanza superficiale dell’Italia, dove le vecchiette a cui stai simpatico ti regalano i limoni freschi (lasciatemi credere sia una menzione dell’iconico meme “signora i limoniiiii”), il paesello si riunisce tutto insieme per vedere un film in bianco e nero proiettato su un palazzo (forse troppo povero per un telo bianco o uno schermo che migliori l’esperienza di visione?) e nessuno ti guarda storto anche se sei un afroamericano statuario che è apparso all’improvviso, ferito, a casa del medico di paese.
L’aspetto sorprendente ma sconfortante di questa visione è come comunque sia meno edulcorata e meno stereotipata di Tom Cruise che guida spericolato per la Roma pedonale in Dead Reckoning: Parte 1 o la seconda stagione di The White Lotus nella sua ospitalità turistica contraffatta. Hollywood ama l’Italia, certo, ma non abbastanza da tentare di ritrarla oltre o fuor di stereotipo. Non dico con rispetto, ma almeno con una vaga connessione alla realtà contemporanea.
Torniamo a Fuqua, che ha scelto l’Italia per cambiare un po’ l’atmosfera della sua trilogia, giunta al capitolo finale. Una scelta davvero azzeccata che, dovessi indovinare, direi sia nata dalla visione della serie di Gomorra, dell’omonimo film di Garrone o da qualche titolo di Sollima.
L’ambientazione criminale italiana, gli appetiti dei clan, le brutali forme di punizione dei membri della cosca permettono al film di esprimere quella violenza e quella brutalità che il suo pubblico si aspetta lasciando Washington a sorseggiare il suo tè fumante. La cifra stilistica del racconto contemporaneo del cinema e della serialità italiana rispetto alla criminalità organizzata è così evidente che c’è un riferimento, una citazione diretta, quando un boss dice all’altro di “stare senza pensieri”.
Certo sostituire l’ndrangheta con la mafia in Sicilia avendo nel cast l’attore simbolo di La Piovra Remo Girone è una svista non da poco, ma Hollywood si muove su livelli così bassi, così degradanti quando si parla d’Italia e dintorni che c’è comunque da leccarsi i baffi.
Cosa funzione e cosa no in The Equalizer 3 - Senza tregua
Nel terzo Equalizer funziona tutto ciò che non gira in Rosso, bianco e sangue blu, la commedia romantica di Prime Video che ha dato al pubblico di riferimento meno dello stretto necessario. Sembrerà strano comparare questi due film, ma si somigliano più di quanto i fan dei due generi amino ammettere. Action e commedie romantiche si muovono spesso in territori non propriamente realistici, dove generalizzazioni e stereotipi si sprecano e sono amati da un pubblico di fan anche per questo. Chi ama queste pellicole si aspetta di assistere a tutta una serie di topoi, sperando non vengano disattesi.
Per fortuna dei fan di The Equalizer, il film ha una produzione dignitosa e una scrittura egregia, che oltre alle scene d’azione, alle sparatorie e alla violenza non disdegna un po’ d’ironia. Fuqua fa un ottimo lavoro nell’esaltare la componente action del film, che è molto più risicata di quanto non si noti.
Un esempio splendido è la scena d’apertura: una serie di carrellate e primi piani ricchi di tensione sui cadaveri sfigurati e macellati, con Washington già seduto a sorseggiare vino e reclamare altro sangue, fresco. Si mostra tutto, ma di fatto - a livello d’azione - è già tutto successo prima che la cinepresa lo racconti. Non si chiede al 68enne interprete più dello stretto necessario ricorrendo a espedienti coerenti, talvolta interessanti. Per esempio essendo convalescente non ci aspettiamo sia sempre scattante e possente, ma nelle poche, mirate scene d’azione rimane un castigatore infallibile, un cecchino spietato.
Non è cosa da poco in un’epoca in cui ogni settimana arriva un nuovo film d’azione su una piattaforma, fatto coi piedi, che si nasconde dietro la sua star protagonista nel tentativo di non mostrare la pigrizia della formula, la mancanza d’idee. Fuqua invece torna in sala e s’impegna per dare ai suoi spettatori paganti uno spettacolo all’altezza.