The Imitation Game
Un proverbio. Una verità. Il nostro articolo non poteva iniziare diversamente, visto che la produzione cinematografica, a cui abbiamo avuto il piacere di assistere, trae ogni fibra del suo essere da uno spicchio della storia passata che ci ha fatto arrivare, immancabilmente, al nostro presente.
Il nuovo film diretto dal norvegese Morten Tyldum si intitola “The Imitation Game” e parla della storia del matematico Alan Turing, genio straordinario che durante la Seconda Guerra Mondiale aiutò il proprio governo a risolvere i codici di un congegno elettro-meccanico di nome Enigma, utilizzato dai nazisti per comunicare coordinate di attacco che, fino alla loro decifrazione, segnarono la fine di milioni di vite innocenti.
Ma questa storia non vuole essere solamente un viaggio conoscitivo, ma bensì un caleidoscopio di emozioni forti e contrastanti, che vogliono regalare uno spaccato più veritiero possibile della vicenda, ma anche una chiave di lettura umana tra ragione e sentimento.
La pellicola é riuscita a coinvolgerci? Scopriamolo insieme.
vimager1, 2, 3
Intorno al 1940, Alan Turing viene contattato dal governo britannico per dover lavorare in segreto come crittoanalista, e dare così il suo prezioso contributo al fine di riuscire a vincere la guerra. Ma il suo colloquio con il comandante navale Alastair Denniston (Charles Dance) non va proprio alla grande, dato il carattere ottuso ed arrogante di Turing, ma al solo nominare della macchina Enigma, comincia una collaborazione intensa tra il matematico ed il governo, dedicata alla possibilità (inizialmente remota, si parla di 159 milioni di milioni di milioni di eventualità) di decriptare i codici generati da quel congegno.
Quest'ultimo, insieme ad un gruppo eterogeneo di uomini abili in più campi, riuscirà ad inventare il calcolatore Bomba, ovvero il potente mezzo che ha aiutato gli alleati a sgominare l'avanzata tedesca, impedendo così alle forze di Hitler di vincere la guerra.
Ma questa é la storia. Chi ne ha studiato a fondo le dinamiche é già a conoscenza di questo genere di informazioni, ed é per questo che il film cerca di avvicinarsi di più all'uomo dietro al genio, o magari alla persona in grado di modellare un nuovo punto di vista che avrebbe ispirato nel futuro, con il corso del tempo, la nascita dei moderni computer. E così la sceneggiatura di Graham Moore prende vita, basandosi sul romanzo “Alan Turing. Storia di un Enigma” di Andrew Hodges, scrivendo una serie di eventi con un ordine preciso e meticoloso, che grazie anche ad una serie di flashback ben architettati conquista la nostra attenzione enunciando un percorso di meraviglie, ma anche di grandi sofferenze e vuoti incolmabili.
Il protagonista ha trascorso una vita travagliata sin dalla giovinezza, visto che dall'epoca in cui aveva 15 anni soffriva di solitudine ed era ripetutamente vittima dei bulli della scuola. L'unica sua ancora di salvataggio era il suo amico Christopher Morcom, che oltre a difenderlo da se stesso e dalle sue insicurezze, lo spronò nell'imparare il linguaggio dei codici, in modo da comunicare segretamente senza essere scoperto da nessuno. Ma questa amicizia dal sapore romantico si trasformò in tragedia, quanto Turing fu costretto ad affrontare una delle più grandi prove della sua vita.
Ed é quindi così, probabilmente, che il suo genio diventa il suo guscio, e la sua abilità nel risolvere codici diventa l'unico espediente per cercare di fare breccia nel suo animo tormentato dai fantasmi del passato. La violenza subita da ragazzo, e l'esperienza con il suo amico, diventano la linfa vitale delle sue scelte, spingendolo ad andare oltre e ad affrontare l'inaffrontabile e, quando questo non basta, arriva oltre l'inimmaginabile inventando uno strumento meccanico che possa andare avanti per lui, in un “gioco d'imitazione” dove la macchina prende il posto dell'uomo, decretandone inevitabilmente il lascito per le generazioni future.
Ed il film va ben oltre. Prende la nostra attenzione portandoci avanti ed indietro nel tempo, ci enuncia il profilo di Turing senza fare nessun passo falso, e ci tiene sulle spine nei momenti cruciali della decifrazione, in una corsa contro il tempo che può farci prendere fiato solamente perché, fuori dalla sala del cinema, sappiamo già com'é andata a finire la guerra.
L'interpretazione di Benedict Cumberbatch é sublime, ogni movenza detta un ritmo perfetto alle azioni e persino i suoi occhi di ghiaccio diventano espressivi a comando, regalando un incredibile pathos allo spettatore in sala. Peraltro, tutta la troupe di attori co-protagonisti sembra perfettamente amalgamata e diretta in modo certosino dal regista, dato che ricrea il perfetto mix interpretativo in grado di fare da spalla al primo attore. Sono infatti presenti Keira Knightley nel ruolo di Joan Clark, una matematica che entra segretamente a far parte del gruppo e diventa un indispensabile supporto per Turing, vi é poi Matthew Goode nel ruolo del pluripremiato scacchista Hugh Alexander, uno dei membri che deve decifrare il codice, per poi passare al sopracitato Charles Dance, sempre autoritario e perfetto nei propri ruoli, ed a Mark Strong nel ruolo di Stewart Menzies, agente dell'MI6.
Per concludere, The Imitation Game é un film drammatico e denso, che deve essere inquadrato nel modo giusto al fine di evitare spiacevoli sorprese. Il biopic di Tyldum spicca il volo grazie ad un tocco di profonda introspezione dedicata al personaggio principale, che viene elevata all'ennesima potenza al fine di toccare tutte le corde possibili e regalandoci, senza alcun dubbio, un Cumberbatch da oscar.
Il nuovo film diretto dal norvegese Morten Tyldum si intitola “The Imitation Game” e parla della storia del matematico Alan Turing, genio straordinario che durante la Seconda Guerra Mondiale aiutò il proprio governo a risolvere i codici di un congegno elettro-meccanico di nome Enigma, utilizzato dai nazisti per comunicare coordinate di attacco che, fino alla loro decifrazione, segnarono la fine di milioni di vite innocenti.
Ma questa storia non vuole essere solamente un viaggio conoscitivo, ma bensì un caleidoscopio di emozioni forti e contrastanti, che vogliono regalare uno spaccato più veritiero possibile della vicenda, ma anche una chiave di lettura umana tra ragione e sentimento.
La pellicola é riuscita a coinvolgerci? Scopriamolo insieme.
Chi scrive la storia deve avere un cuor da leone
vimager1, 2, 3
Intorno al 1940, Alan Turing viene contattato dal governo britannico per dover lavorare in segreto come crittoanalista, e dare così il suo prezioso contributo al fine di riuscire a vincere la guerra. Ma il suo colloquio con il comandante navale Alastair Denniston (Charles Dance) non va proprio alla grande, dato il carattere ottuso ed arrogante di Turing, ma al solo nominare della macchina Enigma, comincia una collaborazione intensa tra il matematico ed il governo, dedicata alla possibilità (inizialmente remota, si parla di 159 milioni di milioni di milioni di eventualità) di decriptare i codici generati da quel congegno.
Quest'ultimo, insieme ad un gruppo eterogeneo di uomini abili in più campi, riuscirà ad inventare il calcolatore Bomba, ovvero il potente mezzo che ha aiutato gli alleati a sgominare l'avanzata tedesca, impedendo così alle forze di Hitler di vincere la guerra.
Ma questa é la storia. Chi ne ha studiato a fondo le dinamiche é già a conoscenza di questo genere di informazioni, ed é per questo che il film cerca di avvicinarsi di più all'uomo dietro al genio, o magari alla persona in grado di modellare un nuovo punto di vista che avrebbe ispirato nel futuro, con il corso del tempo, la nascita dei moderni computer. E così la sceneggiatura di Graham Moore prende vita, basandosi sul romanzo “Alan Turing. Storia di un Enigma” di Andrew Hodges, scrivendo una serie di eventi con un ordine preciso e meticoloso, che grazie anche ad una serie di flashback ben architettati conquista la nostra attenzione enunciando un percorso di meraviglie, ma anche di grandi sofferenze e vuoti incolmabili.
Non vi é grandezza senza dolore
Il protagonista ha trascorso una vita travagliata sin dalla giovinezza, visto che dall'epoca in cui aveva 15 anni soffriva di solitudine ed era ripetutamente vittima dei bulli della scuola. L'unica sua ancora di salvataggio era il suo amico Christopher Morcom, che oltre a difenderlo da se stesso e dalle sue insicurezze, lo spronò nell'imparare il linguaggio dei codici, in modo da comunicare segretamente senza essere scoperto da nessuno. Ma questa amicizia dal sapore romantico si trasformò in tragedia, quanto Turing fu costretto ad affrontare una delle più grandi prove della sua vita.
Ed é quindi così, probabilmente, che il suo genio diventa il suo guscio, e la sua abilità nel risolvere codici diventa l'unico espediente per cercare di fare breccia nel suo animo tormentato dai fantasmi del passato. La violenza subita da ragazzo, e l'esperienza con il suo amico, diventano la linfa vitale delle sue scelte, spingendolo ad andare oltre e ad affrontare l'inaffrontabile e, quando questo non basta, arriva oltre l'inimmaginabile inventando uno strumento meccanico che possa andare avanti per lui, in un “gioco d'imitazione” dove la macchina prende il posto dell'uomo, decretandone inevitabilmente il lascito per le generazioni future.
Ed il film va ben oltre. Prende la nostra attenzione portandoci avanti ed indietro nel tempo, ci enuncia il profilo di Turing senza fare nessun passo falso, e ci tiene sulle spine nei momenti cruciali della decifrazione, in una corsa contro il tempo che può farci prendere fiato solamente perché, fuori dalla sala del cinema, sappiamo già com'é andata a finire la guerra.
L'interpretazione di Benedict Cumberbatch é sublime, ogni movenza detta un ritmo perfetto alle azioni e persino i suoi occhi di ghiaccio diventano espressivi a comando, regalando un incredibile pathos allo spettatore in sala. Peraltro, tutta la troupe di attori co-protagonisti sembra perfettamente amalgamata e diretta in modo certosino dal regista, dato che ricrea il perfetto mix interpretativo in grado di fare da spalla al primo attore. Sono infatti presenti Keira Knightley nel ruolo di Joan Clark, una matematica che entra segretamente a far parte del gruppo e diventa un indispensabile supporto per Turing, vi é poi Matthew Goode nel ruolo del pluripremiato scacchista Hugh Alexander, uno dei membri che deve decifrare il codice, per poi passare al sopracitato Charles Dance, sempre autoritario e perfetto nei propri ruoli, ed a Mark Strong nel ruolo di Stewart Menzies, agente dell'MI6.
Per concludere, The Imitation Game é un film drammatico e denso, che deve essere inquadrato nel modo giusto al fine di evitare spiacevoli sorprese. Il biopic di Tyldum spicca il volo grazie ad un tocco di profonda introspezione dedicata al personaggio principale, che viene elevata all'ennesima potenza al fine di toccare tutte le corde possibili e regalandoci, senza alcun dubbio, un Cumberbatch da oscar.