The Judge
di
Dopo aver interpretato ruoli più o meno riusciti nel corso della sua carriera, Robert Downey Jr. ha indossato l'armatura del supereroe playboy e filantropo Tony “Iron Man” Stark, saltando poi brevemente nel passato, con naturalezza e competenza, nei panni dell'investigatore privato Sherlock Holmes.
Quest'oggi si presenta, sul grande schermo, con un personaggio molto meno elaborato nell'aspetto, ma allo stesso tempo più complesso e profondo di quanto sembri.
Sarà riuscito il regista David Dobkin a convincerci con il suo “The Judge” ?
Hank Palmer é un cinico avvocato che pensa solamente alla fama, anche a discapito degli innocenti che si rifiuta di difendere. L'avvocato ideale, nella moderna Chicago, per ogni tipo di mascalzone indifendibile, come se la sua fosse più una scelta di ripicca che non una fervente e reale vocazione. Dietro all'uomo in carriera, però, si nascondono i fantasmi di una vita imperfetta, fatta da un matrimonio infelice e da un rapporto con la famiglia particolarmente burrascoso, che affonda le sue radici in un infanzia ormai perduta da tempo, e che porta con sé situazioni irrisolte nei confronti del padre Joseph Palmer (Robert Duvall).
E' la morte improvvisa della madre a fargli interrompere ogni attività, trascinandolo (suo malgrado) nella piccola cittadina dove é cresciuto e rincontrare, forzatamente, il padre con cui aveva chiuso ogni tipo di rapporto.
Dopo il funerale, però, Hank viene a sapere che il suo familiare sembra essere coinvolto nell'omicidio di un detenuto che il medesimo aveva condannato tempo addietro. La scelta, forse inizialmente un po' forzata, é quella di rimanere per difendere Joseph in tribunale e cercare di riscattare il suo nome, ricucendo al tempo stesso le vecchie ferite e riacquistando, contemporaneamente, il valore della famiglia perduta.
Una volta entrati in sala, inizialmente, non si riesce ad inquadrare il lavoro del regista, forse per l'abitudine ricavata da una serie di lavori tipicamente dedicata ad un universo più comico che non serioso come quest'ultima offerta, ma bisogna ammettere che il copione mostrato per l'occasione non ha nulla da invidiare ad altri surrogati dello stesso genere. Sicuramente il merito, oltre alla sceneggiatura congiunta di Nick Schenk e Bill Dubuque, é del duo Duvall/Downey Jr. che nel loro incredibile affiatamento sono riusciti a proporre sulla scena, due personaggi estremamente coesi e realistici, in grado peraltro di rappresentare, con i loro stili di recitazione rincarati da una differente formazione professionale, un vero e proprio conflitto padre/figlio.
La trama é piuttosto deducibile anche dai trailer mostrati in sala, ma il regista é riuscito a far convivere i soliti cliché in un mix coraggioso, che é stato capace di creare, più di una volta, il giusto pathos in sala con scene spiritose, a tratti tristi ed a volte persino commoventi. Come scritto poc'anzi, invero, non é facile ignorare il lavoro di Downey Jr, che in questa pellicola é riuscito a mostrare il semplice “uomo dietro l'armatura” ricco di una varietà caleidoscopisca di sfaccettature e fragilità, per non parlare dell'intramontabile Duvall, che risulta una vera e propria garanzia quando si tratta di veder interpretati ruoli come questo.
Un peccato non aver visto di più anche da Vincent D'Onofrio (nel ruolo del fratello di Hank) e Vera Farmiga (la ex ragazza del piccolo borgo), o persino da Billy Bob Thornton (l'avvocato inflessibile pronto a tutto per rovinare il giudice) che comunque, loro malgrado, risultano essere un semplice tassello della cornice che va a racchiudere una vicenda con al centro i due attori protagonisti.
Ecco, forse sono proprio questi i punti di forza su cui la pellicola costruisce le sue basi, con una solidità quasi inattaccabile ed un'espressività disarmante, che riuscirà a catturare la vostra attenzione dall'inizio alla fine. L'ottimo doppiaggio in lingua nostrana e la buonissima colonna sonora non faranno altro che farvi apprezzare ulteriormente il prodotto, accompagnando la vostra visione con un ottima colonna sonora degna di nota.
Quest'oggi si presenta, sul grande schermo, con un personaggio molto meno elaborato nell'aspetto, ma allo stesso tempo più complesso e profondo di quanto sembri.
Sarà riuscito il regista David Dobkin a convincerci con il suo “The Judge” ?
A volte devi perdonare per essere perdonato
Hank Palmer é un cinico avvocato che pensa solamente alla fama, anche a discapito degli innocenti che si rifiuta di difendere. L'avvocato ideale, nella moderna Chicago, per ogni tipo di mascalzone indifendibile, come se la sua fosse più una scelta di ripicca che non una fervente e reale vocazione. Dietro all'uomo in carriera, però, si nascondono i fantasmi di una vita imperfetta, fatta da un matrimonio infelice e da un rapporto con la famiglia particolarmente burrascoso, che affonda le sue radici in un infanzia ormai perduta da tempo, e che porta con sé situazioni irrisolte nei confronti del padre Joseph Palmer (Robert Duvall).
E' la morte improvvisa della madre a fargli interrompere ogni attività, trascinandolo (suo malgrado) nella piccola cittadina dove é cresciuto e rincontrare, forzatamente, il padre con cui aveva chiuso ogni tipo di rapporto.
Dopo il funerale, però, Hank viene a sapere che il suo familiare sembra essere coinvolto nell'omicidio di un detenuto che il medesimo aveva condannato tempo addietro. La scelta, forse inizialmente un po' forzata, é quella di rimanere per difendere Joseph in tribunale e cercare di riscattare il suo nome, ricucendo al tempo stesso le vecchie ferite e riacquistando, contemporaneamente, il valore della famiglia perduta.
Una volta entrati in sala, inizialmente, non si riesce ad inquadrare il lavoro del regista, forse per l'abitudine ricavata da una serie di lavori tipicamente dedicata ad un universo più comico che non serioso come quest'ultima offerta, ma bisogna ammettere che il copione mostrato per l'occasione non ha nulla da invidiare ad altri surrogati dello stesso genere. Sicuramente il merito, oltre alla sceneggiatura congiunta di Nick Schenk e Bill Dubuque, é del duo Duvall/Downey Jr. che nel loro incredibile affiatamento sono riusciti a proporre sulla scena, due personaggi estremamente coesi e realistici, in grado peraltro di rappresentare, con i loro stili di recitazione rincarati da una differente formazione professionale, un vero e proprio conflitto padre/figlio.
La trama é piuttosto deducibile anche dai trailer mostrati in sala, ma il regista é riuscito a far convivere i soliti cliché in un mix coraggioso, che é stato capace di creare, più di una volta, il giusto pathos in sala con scene spiritose, a tratti tristi ed a volte persino commoventi. Come scritto poc'anzi, invero, non é facile ignorare il lavoro di Downey Jr, che in questa pellicola é riuscito a mostrare il semplice “uomo dietro l'armatura” ricco di una varietà caleidoscopisca di sfaccettature e fragilità, per non parlare dell'intramontabile Duvall, che risulta una vera e propria garanzia quando si tratta di veder interpretati ruoli come questo.
Un peccato non aver visto di più anche da Vincent D'Onofrio (nel ruolo del fratello di Hank) e Vera Farmiga (la ex ragazza del piccolo borgo), o persino da Billy Bob Thornton (l'avvocato inflessibile pronto a tutto per rovinare il giudice) che comunque, loro malgrado, risultano essere un semplice tassello della cornice che va a racchiudere una vicenda con al centro i due attori protagonisti.
Ecco, forse sono proprio questi i punti di forza su cui la pellicola costruisce le sue basi, con una solidità quasi inattaccabile ed un'espressività disarmante, che riuscirà a catturare la vostra attenzione dall'inizio alla fine. L'ottimo doppiaggio in lingua nostrana e la buonissima colonna sonora non faranno altro che farvi apprezzare ulteriormente il prodotto, accompagnando la vostra visione con un ottima colonna sonora degna di nota.