The Old Man & The Gun
Si è respirata un’aria particolare durante la visione di questo lungometraggio. Quella sensazione di cui il cinema va spesso gelosa, e non elargisce con estrema frequenza. L’appuntamento con Old Man & The Gun, è qualcosa che verrà ricordato.
UN SALUTO DA SIGNORE
Non parliamo solamente del fatto che si tratta dell’ultima pellicola in cui vedremo Redford come attore al cinema, e nemmeno di qualche particolare evento che segna l’uscita della pellicola nelle sale. No signori, qui parliamo di una coppia, Redford-Lowery che ha avuto il coraggio e la bravura di ribaltare il concetto di Heist movie, rendendolo qualcosa di unico e dal fascino esagerato.
La storia è quella di Forrest Tucker (Robert Redford) un ladro che rapina banche in maniera estremamente gentile e signorile, rendendo affabili e collaborativi i dipendenti che spesso si vedono la pistola puntata addosso. Dopo un colpo che mostra al pubblico il modus operandi di Tucker, l’uomo piuttosto anziano incontra una donna di nome Jewel (Sissy Spacek) di cui si invaghisce talmente tanto da raccontarle esattamente quello che fa per “guadagnarsi da vivere”. La donna non crede ovviamente ad una singola parola dell’uomo, e così nasce una surreale storia d’amore che intervalla le rapine di Tucker ai normali e quotidiani momenti passati con la donna.
A rompere questo equilibrio arriva però il poliziotto John Hunt (Casey Affleck), che dopo aver scoperto le attività di Tucker si mette sulle sue tracce. Ed è qui che il film rompe gli schemi, che si trasforma in un progetto che pur strizzando l’occhio al thriller anni ’70 con puri riferimenti visivi e di ambientazione, rende la storia estremamente intimista, dal taglio particolare. Un film che è in bilico tra molti generi, regalando situazioni di piacevole divertimento, ad altre in cui la riflessione diventa un modo per scavare all’interno di personaggi di uno spessore unico e invidiabile. Il tutto spesso e volentieri accompagnato da una musica jazz di sottofondo che è un po’ il fil rouge dell’intera storia.
Ed è qui che Lowery compie una vera e propria missione impossibile cinematografica, dando ai personaggi che solitamente hanno un’angolatura quasi stereotipata all’interno del genere, una dimensione unica, inedita. Ecco quindi che si scava all’interno della vita di Hunt, si scopre la sua famiglia, le sue debolezze, scontrandosi con quella di Tucker e mostrando più punti in comune che divisioni; mescolando le carte tra il buono ed il cattivo; dimostrando che in fondo l’uno ha bisogno dell’altro. E quello che ne esce è qualcosa di sottile e unico.
D’altronde Old Man & the Gun, lo dicevamo, è un film unico e speciale. Ed il fatto che quella pistola tanto sbandierata da Tucker, alla fine, non spari praticamente mai è un’ulteriore segnale di signorilità in un film che ne sprizza da tutti i pori. Il cinema elegante, in cui una camera sempre a ridosso dell’attore e una musica di sottofondo perfetta per catture il momento, vanno oltre il semplice concetto di immagine, arrivando dritti nelle emozioni dello spettatore. Ed è proprio in questi film che percepisci la trama come una sorta di valore aggiunto, una sorta di collante a molte scene ma che in realtà sono già pienamente riempite dalla bravura di sceneggiatori, attori e registi nel dare spessore e qualità ai personaggi che interpretano.
E quell’immagine di Redford che fa finta di sparare con le sue dita, sorridendo, beh, è la degna chiusura di attore che ancora una dimostrato la sua cifra stilistica.