The Union: Halle Berry e Mark Wahlberg nel film di Netflix

Scopriamo insieme, senza spoiler, perché The Union fallisce l'obiettivo

di Chiara Poli

Dal 16 agosto su Netflix è disponibile The Union, il film con Halle Berry e Mark Wahlberg incentrato su un’agenzia segreta e sulle sue missioni per impedire che informazioni sensibili cadano in mani nemiche.

La trama di The Union


Mike McKenna (Mark Wahlberg, The Fighter) lavora come operaio specializzato in grandi altezze. La sua vita si divide fra lavoro, amici e il rapporto con la madre, che sa sempre tutto ciò che gli succede come se fosse una specie di spia. Ma non lo è. La spia è Roxanne Hall (Halle Berry, premio Oscar per Monster’s Ball - L’ombra della vita), ex ragazza di Mike ai tempi della scuola ora tornata in città dopo una missione disastrosa. Rox coinvolge Mike nel suo lavoro, chiedendogli aiuto per impedire che informazioni estremamente delicate finiscano nelle mani sbagliate, compromettendo il lavoro di tutte le agenzie del mondo.

Un progetto per mettere insieme due amici che fallisce l’obiettivo


Halle Berry e Mark Wahlberg si conoscono da una vita e sono amici da qualcosa come trent’anni. Lo testimoniano le foto inserite nei titoli di coda del film che li ritraggono insieme, giovani e gli inizi delle rispettive carriere.

Il film diretto da Julian Farino (noto soprattutto per la regia di molti episodi di Entourage) e scritto da Joe Barton (Il rituale, Progetto Lazarus) insieme a David Guggenheim (creatore per Netflix della serie Designated Survivor) è un’operazione studiata esattamente per questo: per mettere insieme Mark Wahlberg e Halle Berry su un set, in un film in cui entrambi si divertano e facciano gran bella figura, con personaggi “tosti” e positivi.

Peccato che ai nostri occhi s’intuisca subito che il livello di questo action/comedy/romance sia mediocre. Se non peggio. Niente di nuovo all’orizzonte, anzi: The Union è il trionfo del cliché e del già visto, e lo si percepisce dai primi istanti. In un inizio che fa goffamente il verso al primo, indimenticabile Mission: Impossibile diretto da De Palma. Solo che stavolta l’unico sopravvissuto della squadra di agenti segreti caduti in un’imboscata non è Ethan Hunt, bensì Roxanne Hall. Una Halle Berry che, all’alba dei sessant’anni (58 portati benissimo) si prende troppo, davvero troppo sul serio.

Diversa figura fa il suo collega e amico, Mark Wahlberg, di 5 anni più giovane (e purtroppo si vede) ma soprattutto molto più bravo a prendersi in giro.

Dopo una vita di ruoli che hanno incluso anche diversi action movies, Wahlberg sa perfettamente come divertire il pubblico giocando a fare la recluta cinquantenne inesperta e soprattutto a parodiare se stesso e parte della sua carriera.

Purtroppo, però, non basta. Il resto è davvero troppo, troppo cheap. A cominciare dalle battute della Berry, infantili e perdipiù adattate male (al “credevo che ERI morto” sono tornata indietro per verificare di non avere avuto un’allucinazione), per continuare con la brutta copia di Mission: Impossible fino alla “sorpresa” del colpo di scena a tre quarti della narrazione e finendo con situazioni sempre più inverosimili.

Parte delle scene di azione sono interessanti, gran parte dei combattimenti sono molto ben coordinati, ma finisce lì.

Prendersi troppo sul serio: l’errore più comune (e fatale)

Ancora una volta, siamo di fronte a un action-comedy che si prende troppo sul serio. Se il tono scherzoso del principio fosse stato portato avanti, il film avrebbe funzionato alla grande.

Ma mettere attori del calibro di J.K. Simmons (Oz, La La Land, nonché Oscar per Whiplash) e della fama di Mike Colter (Luke Cage, Evil, The Good Wife) in un’operazione del genere forse ha spinto gli autori a provare - perché questo fanno: ci provano, senza riuscirci - a fare sul serio.

Così abbiamo un intero cast che fa sul serio mentre due dei migliori attori sul set, Wahlberg e Simmons, continuano a prendersi in giro.

Il contrasto è evidente e lascia intuire che lo scopo ultimo di questo film era far divertire il cast. Peccato che, con la solita roba trita e ritrita dell’agenzia così segreta che neanche le agenzie segrete la conoscono fino a che non salva il mondo, tutto viene vanificato.

L’ex fiamma della gioventù, che ha lasciato la città per dedicarsi a una nuova vita, funziona tanto quanto potrebbe funzionare il Piccolo Aiutante di Babbo Natale ne I Simpson se si mettesse a parlare come fa Brian ne I Griffin. Non so se mi sono spiegata: fuori luogo. Già visto. Copiato, e anche male.

Peccato perché le risorse sono state evidentemente stanziate, le riprese (effettuate in Slovenia) sono paesaggisticamente suggestive e la fotografia è l’aspetto tecnicamente migliore di tutto il film.

Ma, di nuovo: non basta. Anzi, fa arrabbiare tale spreco di potenziale.