The Visit
di
Luca Gambino
The Visit é un po' una prova d'appello, per il buon M. Night Shyamalan. Niente da dire sul talento del regista Indiano, ma é fuori di dubbio che alcune delle sue ultime produzioni non abbiano riscontrato il successo sperato e anche quando ha abbandonato la sedia da regista per avventurarsi nel mondo della produzione, il successo non gli ha certo arriso. Avete presente Wayward Pines, giusto? E siccome a Hollywood la pazienza é una virtù piuttosto rara, ecco che Shyamalan, nel giro di un decennio "largo", si trasforma da “Enfant Prodige” a “regista che ha avuto una grande botta di culo”. Ma, lo ripetiamo, sul talento di Manoj Nelliyattu Shyamalan, c'é davvero poco su cui discutere.
Ed é probabilmente l'incontro con Jason Blum una delle cose migliori gli potessero capitare per riportare in auge la sua stella registica. Il fondatore della BlumHouse e produttore di film horror a basso costo (ma che ha anche messo mani ad un capolavoro come Whiplash, sia chiaro), propone a Shyamalan un progetto che di fatto tende ad annullare i virtuosismi registici per esaltare invece il racconto, la storia e quel “twist” narrativo tanto amato proprio da Shyamalan, diventato ormai un marchio di fabbrica (Vedi proprio Il sesto Senso e The Village, per dirne due). La formula adottata da The Visit é infatti proprio quella del mockumentary (non found footage, occhio), dove i limitati movimenti di camera e la circoscritta libertà data dalla simulazione del lavoro “handmade”, permettono al regista di concentrarsi maggiormente sul taglio del racconto, sulla preparazione e la cura della singola scena, sul dialogo e sul ritmo.
La trama é piuttosto semplice, e prende spunto da una situazione di apparente normalità, con due adolescenti a fare visita, per la prima volta, ai propri nonni. Un feroce litigio tra la madre e i genitori ha sempre portato i due nipoti lontano dall'affetto dei propri progenitori, ma la volontà di questi ultimi di poterli abbracciare per la prima volta nella proprio vita, é la scintilla da cui scaturisce tutta l'impalcatura messa in piedi da Blum e Shyamalan. I due ragazzi si ritrovano quindi in una casa nel classico “in the middle of nowhere”, i compagnia dei due anziani che ben presto iniziano a rivelare peculiarità del tutto fuori di testa.
La coppia dei ragazzi, che nel frattempo stanno anche girando una sorta di documentario di questo primo contatto con i nonni, dovrà quindi far fronte non solo all'orrore dei più classici disagi dell'età adulta (la nonna soffre della “Sindrome del Tramonto”, per dirne una) ma anche a situazioni davvero allucinanti, fino ad arrivare al famoso Twist che tutto spiega, tutti stupisce e che segna da lì in poi il punto di discesa della pellicola fino al finale.
Come da tradizione per i film di Blum, il cast di The Visit é formato quasi unicamente da attori sconosciuti, fatto salvo per la madre dei due ragazzi, che abbiamo visto in Crossing Jordan (ma non é certo una star di prima grandezza), ma ha il grandissimo merito di funzionare benissimo. Un plauso va fatto sicuramente a Deanna Dunagan, la nonna, che riesce davvero a trasmettere un senso di inquietudine, che si confonde spesso con la spaesata dolcezza tipica della terza età. Un ottimo lavoro che coinvolge non solo le espressioni facciali ma anche un certo tipo di fisicità che, siamo sicuri, troverete anche voi “disturbante”.
Ecco, é questo il termine più adatto per The Visit: disturbante. Non é certo un film horror dove il sangue abbonda e ruba la scena al profondo senso d'inquietudine che monta lentamente lungo tutto il corso della pellicola. Al contrario, quello fatto da Shyamalan é un lavoro certosino che dosa la tensione scena dopo scena, con alcuni momenti davvero epici, fino alla rivelazione con cui, di fatto, si chiude il film. Il nostro consiglio é quello di farvi un regalo e di andare a vederlo. Del resto, che Natale sarebbe senza fare visita ai vostri nonni?
Ed é probabilmente l'incontro con Jason Blum una delle cose migliori gli potessero capitare per riportare in auge la sua stella registica. Il fondatore della BlumHouse e produttore di film horror a basso costo (ma che ha anche messo mani ad un capolavoro come Whiplash, sia chiaro), propone a Shyamalan un progetto che di fatto tende ad annullare i virtuosismi registici per esaltare invece il racconto, la storia e quel “twist” narrativo tanto amato proprio da Shyamalan, diventato ormai un marchio di fabbrica (Vedi proprio Il sesto Senso e The Village, per dirne due). La formula adottata da The Visit é infatti proprio quella del mockumentary (non found footage, occhio), dove i limitati movimenti di camera e la circoscritta libertà data dalla simulazione del lavoro “handmade”, permettono al regista di concentrarsi maggiormente sul taglio del racconto, sulla preparazione e la cura della singola scena, sul dialogo e sul ritmo.
E ricordate, non uscite dalla vostra stanza dopo le 21.30
La trama é piuttosto semplice, e prende spunto da una situazione di apparente normalità, con due adolescenti a fare visita, per la prima volta, ai propri nonni. Un feroce litigio tra la madre e i genitori ha sempre portato i due nipoti lontano dall'affetto dei propri progenitori, ma la volontà di questi ultimi di poterli abbracciare per la prima volta nella proprio vita, é la scintilla da cui scaturisce tutta l'impalcatura messa in piedi da Blum e Shyamalan. I due ragazzi si ritrovano quindi in una casa nel classico “in the middle of nowhere”, i compagnia dei due anziani che ben presto iniziano a rivelare peculiarità del tutto fuori di testa.
La coppia dei ragazzi, che nel frattempo stanno anche girando una sorta di documentario di questo primo contatto con i nonni, dovrà quindi far fronte non solo all'orrore dei più classici disagi dell'età adulta (la nonna soffre della “Sindrome del Tramonto”, per dirne una) ma anche a situazioni davvero allucinanti, fino ad arrivare al famoso Twist che tutto spiega, tutti stupisce e che segna da lì in poi il punto di discesa della pellicola fino al finale.
Come da tradizione per i film di Blum, il cast di The Visit é formato quasi unicamente da attori sconosciuti, fatto salvo per la madre dei due ragazzi, che abbiamo visto in Crossing Jordan (ma non é certo una star di prima grandezza), ma ha il grandissimo merito di funzionare benissimo. Un plauso va fatto sicuramente a Deanna Dunagan, la nonna, che riesce davvero a trasmettere un senso di inquietudine, che si confonde spesso con la spaesata dolcezza tipica della terza età. Un ottimo lavoro che coinvolge non solo le espressioni facciali ma anche un certo tipo di fisicità che, siamo sicuri, troverete anche voi “disturbante”.
Ecco, é questo il termine più adatto per The Visit: disturbante. Non é certo un film horror dove il sangue abbonda e ruba la scena al profondo senso d'inquietudine che monta lentamente lungo tutto il corso della pellicola. Al contrario, quello fatto da Shyamalan é un lavoro certosino che dosa la tensione scena dopo scena, con alcuni momenti davvero epici, fino alla rivelazione con cui, di fatto, si chiude il film. Il nostro consiglio é quello di farvi un regalo e di andare a vederlo. Del resto, che Natale sarebbe senza fare visita ai vostri nonni?