The Walk
di
Valerio De Vittorio
In Italia gli amanti del cinema sono ormai abituati alla drammatica pausa estiva, un vero mortorio in quanto uscite nelle sale. Quel che é peggio é che appena tornati dalle vacanze al mare, dalla fine di settembre, si viene inondati di film e riuscire a vederli tutti risulta molto impegnativo. Le pellicole a loro volta faticano a farsi notare in mezzo a tanta offerta e la sensazione é che a The Walk stia accadendo proprio questo. Caso strano, visto il nome dietro la macchina da presa, un certo Robert Zemeckis.
The Walk ci racconta l'affascinante storia di Philippe Petit, che nei primi anni settanta si esibì in uno spettacolo incredibile e senza precedenti. Tese una corda tra le Torri Gemelle e la mattina intrattenne i passanti con un impressionante spettacolo da funambolo.
La pellicola si divide tra Parigi e New York, in una prima parte europea dove impariamo a conoscere il personaggio interpretato da un Joseph Gordon-Lewitt in splendida forma. La seconda metà che culmina con un eccezionale climax, é tutta dedicata alla preparazione ed esecuzione della folle impresa. L'esito é noto, eppure Zemeckis riesce a tenerci col fiato sospeso grazie ad un ritmo eccellente ed una padronanza della macchina da presa ineccepibile. Il 3D per una volta dona realmente profondità ed un valore aggiunto al film, che vi farà sentire sul filo assieme a Petit. Se soffrite di vertigini, sappiate che vi aspetta una prova impegnativa!
Il regista duetta abilmente con il suo protagonista, che Gordon-Lewitt porta sullo schermo visibilmente divertito e divertente, abilissimo nell'imitare un gustoso accento francese e la giocosità del Petit originale. Lo stesso spirito permea l'intera vicenda, portata sullo schermo con ironia ed un gusto narrativo che profuma di circo.
Il bravissimo protagonista é affiancato da un Ben Kngsley davvero ispirato, che interpreta Papa Rudy, figura paterna che sarà suo mentore. Funambolo a sua volta e direttore di un circo, dalla nazionalità ignota, coltiverà un rapporto d'amicizia e stima con Petit. I momenti con i due attori assieme su schermo sono tra i più riusciti, che tengono abilmente in piedi la prima metà del film. Il nostro protagonista conoscerà anche l'amore, anzi, la sua storia inizierà quasi proprio dall'incontro con la francese Annie Allix, interpretata da Charlotte Le Bon. Purtroppo la storia d'amore non viene particolarmente sviluppata, con un finale che tronca il tutto frettolosamente. Probabilmente si é voluto rispettare la privacy dei personaggi coinvolti, visto che la loro storia é stata tutt'altro che idilliaca.
Gli altri comprimari, che Petit chiama complici, soffrono a loro volta una mancanza di spazio su schermo, ma contribuiscono comunque a costruire un gruppo variegato, protagonista di sequenze spassose ma anche tesissime.
Zemeckis riesce a gestire abilmente diversi registri narrativi, emozionando lo spettatore, per poi tenerlo sulle spine ed in costante tensione, con una costruzione degli eventi che ci ha riportato alla mente la serie Ocean's Eleven. L'energia di Petit é magnetica e la sua avventura per quanto assurda, é un omaggio memorabile alla capacità umana di sognare e di inseguire le proprie ambizioni, per quanto assurde possano essere.
E poi non manca un delicato quanto sentito tributo all'attentato dell'11 settembre, relegato ad una frase in coda alla pellicola, ma forte ed emozionante.
Parigi-New York
The Walk ci racconta l'affascinante storia di Philippe Petit, che nei primi anni settanta si esibì in uno spettacolo incredibile e senza precedenti. Tese una corda tra le Torri Gemelle e la mattina intrattenne i passanti con un impressionante spettacolo da funambolo.
La pellicola si divide tra Parigi e New York, in una prima parte europea dove impariamo a conoscere il personaggio interpretato da un Joseph Gordon-Lewitt in splendida forma. La seconda metà che culmina con un eccezionale climax, é tutta dedicata alla preparazione ed esecuzione della folle impresa. L'esito é noto, eppure Zemeckis riesce a tenerci col fiato sospeso grazie ad un ritmo eccellente ed una padronanza della macchina da presa ineccepibile. Il 3D per una volta dona realmente profondità ed un valore aggiunto al film, che vi farà sentire sul filo assieme a Petit. Se soffrite di vertigini, sappiate che vi aspetta una prova impegnativa!
Il regista duetta abilmente con il suo protagonista, che Gordon-Lewitt porta sullo schermo visibilmente divertito e divertente, abilissimo nell'imitare un gustoso accento francese e la giocosità del Petit originale. Lo stesso spirito permea l'intera vicenda, portata sullo schermo con ironia ed un gusto narrativo che profuma di circo.
Il bravissimo protagonista é affiancato da un Ben Kngsley davvero ispirato, che interpreta Papa Rudy, figura paterna che sarà suo mentore. Funambolo a sua volta e direttore di un circo, dalla nazionalità ignota, coltiverà un rapporto d'amicizia e stima con Petit. I momenti con i due attori assieme su schermo sono tra i più riusciti, che tengono abilmente in piedi la prima metà del film. Il nostro protagonista conoscerà anche l'amore, anzi, la sua storia inizierà quasi proprio dall'incontro con la francese Annie Allix, interpretata da Charlotte Le Bon. Purtroppo la storia d'amore non viene particolarmente sviluppata, con un finale che tronca il tutto frettolosamente. Probabilmente si é voluto rispettare la privacy dei personaggi coinvolti, visto che la loro storia é stata tutt'altro che idilliaca.
Vertigini
Gli altri comprimari, che Petit chiama complici, soffrono a loro volta una mancanza di spazio su schermo, ma contribuiscono comunque a costruire un gruppo variegato, protagonista di sequenze spassose ma anche tesissime.
Zemeckis riesce a gestire abilmente diversi registri narrativi, emozionando lo spettatore, per poi tenerlo sulle spine ed in costante tensione, con una costruzione degli eventi che ci ha riportato alla mente la serie Ocean's Eleven. L'energia di Petit é magnetica e la sua avventura per quanto assurda, é un omaggio memorabile alla capacità umana di sognare e di inseguire le proprie ambizioni, per quanto assurde possano essere.
E poi non manca un delicato quanto sentito tributo all'attentato dell'11 settembre, relegato ad una frase in coda alla pellicola, ma forte ed emozionante.