Time Cut: Netflix ci fa il peggior regalo di Halloween della storia

Un film disastroso, dall'inizio alla fine

di Chiara Poli

Ho visto forme di groviera con molti meno buchi rispetto alla sceneggiatura di questo film.

Il poster di Buffy nella camera di Summer è quasi un insulto alla mia generazione. Un insulto difficilmente sopportabile. Per non parlare dei mobili della più nota ditta svedese che nel 2003 non erano ancora stati disegnati e la scelta della peggiore giovane attrice in circolazione per il ruolo di Summer, Antonia Gentry (Ginny & Georgia), ma anche gli altri non scherzano. Salvo solo Madison Bailey, ma non basta per rendere Time Cut, su Netflix dal 30 ottobre per il peggior regalo di Halloween di sempre, degno di una visione.

La trama di Time Cut

Lucy Field (Madison Bailey, Outer Banks) è cresciuta a Sweetly, Minnesota, con il fantasma della sorella Summer uccisa da un serial killer 21 anni prima. Quando si reca sul luogo dell’omicidio con i genitori per porgere omaggio alla scomparsa Summer, che non ha mai conosciuto, finisce nel fienile teatro dell’omicidio e viene rispedita indietro nel tempo fino al 16 aprile 2003, ovvero due giorni prima dell’omicidio di sua sorella, da un improbabile macchina del tempo.

Il fratello sfigato di Auguri per la tua morte


Già ti chiami Summer Field: campo estivo, cosa che evidenzia la mancanza di fantasia degli sceneggiatori, Hannah MacPherson (che firma anche la regia, in modo decisamente migliore a quanto scriva) e Michael Kennedy (Bordertown e il decisamente migliore Freaky). Questi due, che avrebbero fatto meglio a non mettersi insieme per scrivere, hanno copiato - male - gran parte del materiale da Auguri per la tua morte,  senza neanche lontanamente avvicinarsi all’ottimo risultato di quel film che, al contrario di questo, è davvero divertente e ben interpretato. Fra una citazione da Star Trek fatta male e assurde teorie scientifiche sciorinate da un ragazzino nel 2003, la storia del viaggio nel tempo viene ridotta a una sciocchezza. Il che forse è anche coerente, visto che il film intero è una totale sciocchezza.

Il multiverso a targhe alterne


La teoria dei viaggi nel tempo di Time Cut recita che non si torna indietro nel tempo cambiando eventi che avranno effetti sul futuro. Sostanzialmente tutto il contrario di ciò che Ritorno al futuro (citato nel film) ci aveva insegnato.

Qui siamo più in versione multiverso: ogni viaggio nel tempo genera una realtà parallela che non ha effetti sul futuro. Peccato che la teoria crolli miseramente quando la protagonista conferma il suo timore: salvando Summer, nega la propria esistenza. Sapete perché? Facile: perché questa è la classica sceneggiatura incoerente, approssimativa, piena di buchi appunto, che viene piegata alle necessità dei suoi autori. Alla faccia della linearità narrativa, che evidentemente viene ritenuta sopravvalutata (quando in realtà è l’unica cosa che conta).

Il solo aspetto interessante del film, ovvero vedere coi propri occhi come cambiano le persone dopo aver perso un figlio, viene esplorato per meno di un minuto.

Concludo sottolineando, cosa che di solito non faccio mai perché non ha senso farlo, che quello di Time Cut è anche il caso specifico in cui un film disastroso inserisce la quota queer al femminile nell’unica speranza di diventare un cult per almeno una fetta del pubblico. Niente paura: non succederà. Le persone queer non sono stupide. Questo film, invece…