Tre rivelazioni: la recensione del film sudcoreano di Netflix
Un thriller che non è (solo) ciò che sembra...

Nella parola “rivelazioni” è insito quel significato biblico che il film sudcoreano di Netflix esplora, con successo, in Tre rivelazioni. E che non a caso ruota attorno a una chiesa e a un pastore.
La trama di Tre rivelazioni

Il pastore Sung Min-chan (Ryu Jun-yeol, A taxi driver) una figura carismatica ma enigmatica e confusa dagli eventi personali che gli sconvolgono la vita, s’imbatte in un criminale, Kwon Yang-rae (Shin Min-jae, Delta Boys) a cui dà la caccia la detective Yeon-hee (Shin Hyeon-bin, Rinato ricco), una donna determinata e pragmatica che lotta però contro un trauma. Entrambi vengono coinvolti in un caso che mette a dura prova le loro convinzioni e li costringe a confrontarsi con il proprio passato. Mentre la ricerca della verità si fa sempre più serrata, emergono dettagli inquietanti che intrecciano fede, fanatismo e peso delle scelte personali.
Una storia di fede e ossessioni

Il cinema sudcoreano continua a sorprendere con opere che esplorano la psiche umana e le dinamiche sociali attraverso il thriller e il dramma. Tre rivelazioni, il nuovo film di Yeon Sang-ho disponibile su Netflix, si inserisce perfettamente in questa tradizione, proponendo una storia densa di tensione e questioni morali. Dopo il successo di Train to Busan e Hellbound, il regista torna a immergersi in una narrazione che mescola suspense, introspezione e critica sociale, dando vita a un'opera che sfida le certezze dello spettatore.
Perché siamo da tempo abituati a incontrare assassini in preda al delirio mistico, ma quando a finirci sono coloro che all’assassino danno la caccia, allora cambia tutto…
Il film costruisce la sua tensione su un’atmosfera opprimente, caratterizzata da un uso sapiente della fotografia e della colonna sonora. I toni scuri e opprimenti, complice anche una pioggia quasi incessante per tutto il tempo della narrazione, contribuiscono a rafforzare la sensazione di claustrofobia, mentre il montaggio alterna momenti di calma apparente a esplosioni di drammaticità, mantenendo alta l’attenzione dello spettatore.
Un thriller che s’interroga sul senso della giustizia

La giustizia terrena e quella divina hanno modo di incontrarsi in questa vita? E dovrebbero farlo? Sono queste le domande che Tre rivelazioni si pone e ci pone, mentre ci racconta una storia sfaccettata al cui centro ci sono i crimini commessi da vittime di altri crimini.
Il passato non è una giustificazione, ma non è una questione così semplice, da liquidare in un attimo. E infatti, il film approfondisce la questione, trattando anche l’apofenia (vi evito spoiler, viene spiegato tutto durante il film) e i suoi effetti sulle azioni delle persone.
Uno dei punti di forza del film risiede nelle interpretazioni dei protagonisti. Ryu Jun-yeol offre una performance carismatica e sfaccettata, riuscendo a rendere credibile la trasformazione del protagonista nel corso della storia. Al suo fianco, Shin Hyun-bin si distingue per una recitazione intensa, che incarna una donna determinata ma anche molto tormentata. Una donna che si fa domande di cui, al contrario del pastore, non conosce ancora le risposte. Anche i personaggi secondari giocano un ruolo cruciale nell’intreccio narrativo, contribuendo a rendere l’universo del film vivido e realistico.
A patto, naturalmente, di sapersi immergere nel contesto produttivo del film.
Tre rivelazioni conferma il talento di Yeon Sang-ho e il valore del cinema sudcoreano nel panorama internazionale. Pur non essendo privo di difetti, il film offre infatti una narrazione avvincente e un’ottima prova attoriale, rendendolo una visione consigliata per chi cerca qualcosa di più di un semplice thriller.
Voto
Redazione

Tre rivelazioni: la recensione del film sudcoreano di Netflix
Il regista di Train to Busan, Yeon Sang-ho, torna con la sua ultima fatica. Tre rivelazioni, il film sudcoreano di Netflix che sta scalando la classifica italiana, dimostra ancora una volta la sua abilità nel mescolare generi diversi. Il film non è solo il thriller che sembra all’inizio: è un’opera che invita profondamente alla riflessione, ponendo interrogativi sulla natura della fede, sull’influenza delle credenze nella vita e nelle azioni delle persone e sul confine fra il bene e il male. L’approccio registico, curato e mai banale, si avvale di una sceneggiatura che, pur con qualche passaggio prevedibile, riesce a mantenere la tensione fino alla fine, in un crescendo che ci guida alla scoperta della giusta chiave di lettura.