Notte al Museo: Il Segreto del Faraone

di Roberto Vicario
Una Notte al Museo, diretto da Shawn Levy ed arrivato nel nostro paese a febbraio del 2006, é stato un prodotto in grado di sorprendere tutti al botteghino. Nata come una sorta di mega spot al museo di storia naturale di New York, la pellicola con protagonista Ben Stiller é diventata un vero e proprio cult, tanto da spingere la produzione a girare un secondo film, intitolato Una Notte al Museo 2 - La Fuga, questa volta ambientato all'interno del gigantesco Smithsonian.

A chiudere la trilogia ci pensa questo Notte al Museo: Il Segreto del Faraone, che porta l'allegra combriccola a volare oltre oceano, direttamente al British Museum di Londra. Una degna chiusura di questa inaspettata trilogia? scopriamolo insieme.



Il cuore prima di ogni altra cosa



Notte al Museo: Il Segreto del Faraone, riprende esattamente da dove era finito il secondo, aggiungendo però non solo una nuova location ma anche nuovi particolari alla storia della famosa tavoletta magica di Ahkmenrah, in grado durante la notte di portare in vita tutti i pezzi del museo.

L'oggetto magico sta infatti iniziando a perdere il suo potere, e gli ospiti del museo di Storia Naturale lentamente iniziano a tornare oggetti inanimati. L'unico a conoscenza del segreto della tavoletta é il padre di Kahmunrah (Hank Azaria), il Faraone Merenkahre (Ben Kingsley) conservato però al British Museum di Londra.
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Questa sarà l'occasione per il guardiano Larry (Ben Stiller), suo figlio Nicky(Skyler Gisondo) e tutto lo strampalato gruppo di personaggi storici, per animare uno dei musei più importanti della Gran Bretagna, alla ricerca disperata del segreto della statuetta.

Come successo già per i due precedenti capitoli, il lavoro di Levy, rimane fedele alla concezione iniziale della serie, e sfrutta semplicemente un pretesto per portare nuovamente gli occhi dello spettatore all'interno di un grosso parco giochi fatto di oggetti che prendono vita come ippopotami, statue dell'antica Grecia, mummie, e molto altro ancora.

All'interno di questo enorme carrozzone dell'intrattenimento, la sceneggiatura prova ogni tanto ad aprire il film ad una profondità che seppur intuibile, tocca argomenti semplici, ma diretti soprattutto ai ragazzi ancora in giovane età che posso facilmente interpretare il valore di gesti e parole usate nel film.

Questi sprazzi servono solamente a fare da collante alle scene comiche e d'azione che, grazie ad un montaggio più che valido, riescono a mantenere sempre costante il ritmo per tutti i suo 90 minuti di durata.

Tra combattimenti con draghi a più teste, le battute tra Larry e un impavido quanto naif Lancillotto (Dan Stevens), i classici siparietti tra Jedediah (Owen Wilson) e Ottavio (Steve Coogan) e la dispettosa scimmietta Dexter, il film strappa diversi sorrisi e non annoia mai.

La bravura di Levy é quella di dare il giusto spazio e tempo comico a tutti i personaggi presenti su schermo, che oltre a quelli citati, contemplano anche Attila (Patrick Gallagher), Sacagawea(Mizuo Peck) e una versione primitiva di Larry. Aggiungendo qua e la piccoli cammeo in grado di sorprendere tra cui citiamo il compianto Mickey Rooney - in compagnia dei due restanti vecchi guardiani del museo - e di Hugh Jackman che ne panni di un improbabile Re Artù vale da solo il prezzo di metà pellicola.



A spiccare sul gruppo sono però due attori in particolare, e per motivi diametralmente opposti. Da una parte troviamo una bravissima Rebel Wilson, nei panni della guardiana Tilly, in grado - nonostante il poco minutaggio a disposizione -, di trasmettere tutta la sua dirompente carica allo spettatore. Dall'altra c'é invece l'ultima interpretazione di Robin Williams (a cui é dedicata la pellicola), nei panni, ancora una volta, di Theodore Roosevelt. Un impatto che nei minuti finali, carica ulteriormente l'emotività a causa di una frase di addio, che ha un sapore ancora più forte e sentito vista la tragica e precoce dipartita del noto attore.

Prima di passare alle considerazioni finali, citiamo velocemente la computer grafica che ancora una volta é ben integrata nella pellicola e riesce ad essere sfruttata in maniera intelligente anche dai siparietti comici o d'azione come quello del condotto dell'aria o del quadro vivente. Insomma, seppur non esente da difetti (la trama lascia dei buchi abbastanza visibili e chiude frettolosamente diverse situazioni) il film scorre bene in tutti i suoi elementi principali.

Notte al museo: Il Segreto del Faraone é quindi un capitolo in grado di chiudere in maniera più che onesta la trilogia di questa saga. Il focus rimare ovviamente orientato sui ragazzi più giovani, capaci di farsi ammaliare da computer grafica e figure che probabilmente hanno studiato sui libri scolastici. Tuttavia, grazie ad un ritmo serrato, battute tutto sommato divertenti, e diversi cammei e citazioni indirizzate ad un pubblico più maturo, anche il genitore o l'adulto non si annoierà. Il museo più pazzo del mondo, chiude i battenti, e lo fa con dignità.