Vice - L'uomo nell'ombra

Si dice che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna. Ma dietro George W. Bush, il presidente dell’11 settembre e della controversa guerra ad Al Qaeda, c’è un uomo. Se grande o no, ai posteri l’ardua sentenza. Si tratta di Dick Cheney (qui interpretato da Christian Bale), vice di Bush dal 2001 al 2009. Un passato da studente svogliato e alcolista, entrato giovanissimo alla Casa Bianca durante l’amministrazione Nixon, in pochi anni passa da stagista a Capo dello Staff di Gerald Ford, fino a scalare i vertici del partito Repubblicano durante una carriera durata cinquant’anni. Dietro il grande uomo, come da copione, c’è una grande donna, sua moglie Lynne Cheney (Amy Adams), determinata e spavalda consigliera del marito.

Cosa ha portato questo giovane scapestrato a diventare il grande manovratore della politica degli Stati Uniti? E' la domanda da cui parte “Vice, l’uomo nell’ombra”, film del premio Oscar Adam McKay (La grande scommessa), nelle sale italiane dal prossimo 3 gennaio.

Nel cast, oltre a Christian Bale e Amy Adams, ci sono dei comprimari di peso come Steve Carrell nel ruolo del mentore di Cheney, Donald Rumsfeld, e il premio Oscar Sam Rockwell, nei panni di George W. Bush. Un cast che ha già fatto incetta di nomination ai Golden Globes e ai SAG e che si appresta a traghettare questo film nell’imminente stagione dei premi.

Bale non è nuovo a trasformazioni fisiche davvero molto al limite, basti pensare all’impressionante dimagrimento per il film "L’Uomo senza sonno". Nel corso della sua carriera ha sperimentato generi e ruoli, e anche questa volta la sua trasformazione lascia senza parole: per interpretare Cheney si è sottoposto fino a cinque ore di trucco al giorno con il make-up artist Greg Cannom, (premio Oscar per Dracula di Bram Stoker, Mrs. Doubtfire e Il curioso caso di Benjamin Button) e ha messo su molto peso. Anche il suo lavoro sulla voce è impressionante: bassa, gutturale, graffiante, felpata. Un grande lavoro che gli garantirà verosimilmente una nomination all’Oscar.

Ma tutto il cast si è prestato a grandi trasformazioni per raccontare una storia che inizia negli anni ’60 e finisce ai giorni nostri, con le drammatiche conseguenze che la guerra in Iraq ha avuto nella ridefinizione dell’equilibrio geopolitico del mondo.

“Vice, l’uomo nell’ombra” è un film che si poggia sulle spalle dei giganti, cioè i suoi interpreti. Tuttavia le interpretazioni, alcune davvero convincenti come quella di Adams, non bastano a farne un film indimenticabile. Forse è stato il bisogno di differenziarsi dalla mole di film e serie tv ambientate nel dietro le quinte del potere a spingere la produzione a lasciare a McKay la libertà artistica di fare acrobazie con la sceneggiatura ed esperimenti davvero insoliti nel racconto visivo. Alcuni di questi esperimenti, che non riveleremo per lasciare allo spettatore il gusto della sorpresa, rompono l’armonia della storia, risultando delle vere e proprie forzature.

All’inizio della pellicola gli autori hanno voluto lanciare un messaggio al pubblico “Dick Cheney è stato un uomo estremamente riservato e ricostruire la sua vita non è stato semplice ma” aggiungono “We did our fucking best”. Per non perdere nulla di questo “fucking best” raccomandiamo caldamente la visione in lingua originale.