Vizio di Forma

di

Il Noir secondo Anderson



Vizio di forma
é un film che stordisce lo spettatore. Uno di quei prodotti cinematografici che risultano di difficile interpretazione, confusionari e volutamente “incasinati”. In questa psichedelica follia però, Paul Thomas Anderson ha una sua precisa visione che attinge a piene mani non solo dal libro di Thomas Pynchon, ma anche dal cinema noir classico, dalla cinematografia dei Coen e dalla black comedy. Tutto questo, messo assieme, porta su schermo l'epopea violenta e “drogata” di un'epoca che sta finendo, in cui la libertà del movimento Hippie si scontra con la violenza insensata della "famiglia" Manson, o un'anacronistica musica stile anni '50 si avvicenda a Neil Young.

La trama ci racconta di Doc Sportello (Joaquin Phoenix), investigatore privato e costantemente sotto effetto di stupefacenti, che nel 1970 passa la maggior parte del tempo a gozzovigliare, accettando sporadicamente qualche lavoretto. Qualcosa cambia nel momento in cui una vecchia fiamma - Shasta Fey (Katherine Waterston) - torna da lui, chiedendogli un favore. Nonostante la titubanza, Doc accetta il caso riguardante il nuovo amante di Shasta, un imprenditore immobiliare di nome Wolfmann.

Vizio di Forma


A distanza di pochissimo tempo dall'inizio dell'indagine, Doc viene però ingiustamente accusato di omicidio dal rivale di sempre, l'ispettore della omicidi Bigfoot (Josh Brolin). Da questo momento in poi Doc si troverà coinvolto in un turbine di eventi.

Tolto il titolo tradotto per il mercato italiano, che poco attecchisce con il contenuto del prodotto, la locandina di Vizio di Forma é sufficiente per descrivere quello che ci si deve aspettare dalla visione di questo film.

La trama imbastita da Anderson é difficile, contorta e confusionaria. Lo spettatore é costantemente imboccato da nuovi eventi e dubbie figure che aprono la mente a nuove domande e possibilità. Nel peregrinare apparentemente confusionario di Doc, c'é però tutta la lucidità di un regista che piuttosto che prendere i personaggi del romanzo di Pynchon così come sono, riesce a costruirne di propri, arricchiti della sensibilità che da sempre contraddistingue la filmografia del cineasta di Los Angeles.

Quello che ne esce é quindi un prodotto in cui si respira aria di noir sin dalle prime battute. La voce fuori campo, i tempi, la musica. Tutto rimanda a quel tipo di cinema che, negli ultimi anni, si é un pò perso. A questa aria quasi malinconica - tipica del genere - si aggiunge la disperazione a tratti lucida dei personaggi che si avvicendano su schermo. Esattamente come mostrato dai fratelli Coen, la disperazione puà addirittura contenere involontari risvolti comici, sconfinando in quella commedia nera che, nonostante la cattiveria, riesce addirittura a strappare un sorriso. Memorabili, in questo senso, gli scambi di battute tra Bigfoot e Doc.

Vizio di Forma


A rendere Vizio di Forma un prodotto vincente sono però due fattori in particolare. Da una parte troviamo la regia di Anderson che come sempre gioca sui primi piani, sull'inquadrare oggetti che apparentemente sembrano del tutto casuali, dettando i tempi e l'esposizione del numeroso cast presente nel film. In seconda battuta si aggiungo ovviamente gli attori che a partire dal bravissimo e allucinato Joaquin Phoenix, riescono a portare sullo schermo non solo la velata malinconia di quel tempo, ma anche la psichedelica voglia di trasgressione, nel passaggio dall'erba alla polvere bianca che proprio in quegli anni iniziava a prendere il sopravvento.

Su tutti, merita però una menzione speciale la bravissima Katherine Waterstone. La sua Shasta é un personaggio incredibile, potente e affascinante. Le movenze e la voce costantemente sussurrata la trasformano, ancora più della voce fuori campo, nell'oggetto che rende misterioso tutto quello che la circonda. Davvero una grandissima interpretazione.

Tirando quindi le somme, Vizio di Forma é sicuramente uno dei migliori film di Paul Thomas Anderson, ma paradossalmente uno dei più difficili da interpretare nel suo totale no sense. In questo film si trova un po de Il Grande Lebowski, del noir tipico di Altman o Chandler e della commedia no sense. Quello che vi rimarrà davanti agli occhi una volta arrivati ai titoli di coda sarà la sensazione più totale della confusione, ma all'interno della quale - proprio come nella costante cortina di cannabis che vi accompagna per 140 minuti di film - troverete piacere e soddisfazione.

Vizio di Forma


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