Whiplash
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Whiplash arriva finalmente in Italia dopo una serie di lunghe tappe che da film indipendente l'hanno visto trionfare al Sundance (Premio della giuria e del pubblico) ed essere particolarmente apprezzato anche a Cannes.
Un film che parla di rabbia, di voglia di emerge, di sacrifici, ma anche di perfezione musicale come raramente si é visto in film così vicini alla narrazione classica. Insomma, una pellicola che merita una approfondita ed attenta analisi.
Andrew Neyman (Miles Teller) é un ragazzo di diciannove anni che vuole diventare il più grande batterista di tutti i tempi. Per raggiungere questo scopo decide di iscriversi alla Shaffer, il conservatorio più quotato di Manhattan.
All'interno di questo istituto si trova la banda formata dal professore Terence Fletcher, una vera e propria icona dell'insegnamento. Pur essendo solo al primo anno, Andrew viene notato da Fletcher durante uno dei suoi tanti assoli solitari, ed invitato dal professore all'interno della sua banda.
Questo sarà solo il primo passo compiuto da Andrew su un sentiero difficile da scalare, e ricco di ostacoli che gli permetteranno di affrontare le sue paure, facendogli così scoprire cosa vuol dire fare sacrifici per raggiungere la vetta.
Whiplash - opera prima dell'esordiente Damien Chazelle - é uno di quei film che ha il coraggio di raccontare una storia, se vogliamo classica, ma attraverso punti di vista differenti, sporchi, lontani dai canoni di un cinema che cerca sempre più il lieto fine o il buonismo per fare breccia nel cuore e nella mente di molti.
Il lungometraggio di Chazelle, utilizza gli strumenti (per rimane in ambito musicale) comuni al più classico dei romanzi di formazione, per spingersi oltre, dimostrando che il successo - se lo si raggiunge - non é solo bravura e luci dei riflettori, ma sangue, sudore, violenza psicologica.
Whiplash é un costante cliffhanger cerebrale che senza neanche accorgersi, spinge lo spettatore a creare una sorta di empatia con Andrew e con ogni singola nota che fuoriesce dall'impatto delle sue bacchette con piatti e tamburi.
Per raggiungere questo scopo il regista sfrutta elementi in grado di donare uno spessore e una sensibilità particolare alla pellicola. La regina di questa perfetta macchina emotiva é sicuramente la musica. A differenza di altri prodotti la coraggiosa scelta di proporre il jazz é stata apprezzata e si é rivelata anche vincente. Per circa due ore di film le note di pezzi classici come Whiplash (brano composto da Hank Levy) o Caravan di Juan Tizol sono il terreno di scontro tra la voglia di emergere di Andrew e la ricerca della perfezione di Fletcher. Uno scontro che culminerà in una scena dal fortissimo impatto emotivo e melodico, magistralmente girata e montata, in cui non servono parole o spiegazioni, ma bastano sguardi incrociati tra i due contendenti, il sangue che sgorga dalle fiacche delle mani di Andrew e i suoni della batteria, che rappresente l'essenza di questa opera.
In seconda battuta bisogna fare un plauso ai due attori protagonisti. Da una parte troviamo la fragilità - che si trasforma in scellerata ostinazione - di Andrew, interpretato da un bravissimo Miles Teller. Un ragazzo che decide di annullare tutto quello che lo circonda (famiglia, amici e amore) per raggiungere quello per cui pensa di essere nato: diventare il miglior batterista di tutti i tempi.
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In contrapposizione a tutto questo c'é però uno splendido J.K.Simmon, che porta sullo schermo un personaggio d'impatto, violento, subdolo, ai limiti del politicamente corretto. Il suo professore Fletcher ricorda molto da vicino il Sergente Maggiore Hartman di Full Metal Jacket grazie ai suoi metodi poco ortodossi ed al modo che utilizza per rivolgersi alla sua classe di studenti.
Tutti questi elementi si amalgamano perfettamente grazie ad una sapiente regia in grado di soffermarsi sui giusti dettagli, e ad un montaggio incalzante ma mai dispersivo. Questa serie di scelte trasformano Whiplash in un film che utilizza la musica come mezzo per raccontare qualcosa, senza sminuirla, ma dandole il giusto peso tecnico e visivo. Cosa che verrà apprezzata anche da chi non capisce nulla di spartiti e tempi.
Tirando quindi le somme ci viene naturale e spassionato il consiglio di fiondarvi al cinema per vedere questo bellissimo film. Damien Chazelle con Whiplash ha già dimostrato di avere un enorme potenziale, e siamo sicuri che se continuerà così sentiremo parlare molto spesso di lui. L'opera creata é a livello visivo, sonoro e drammaturgico di una “violenza emotiva” lontana da quello che siamo abituati a vedere, e questo può essere solamente un pregio.
Pur essendo una parola che, come ci insegna il Professor Fletcher all'interno della pellicola, é estremamente deleteria per una svariata ragione di motivi che vi invitiamo a scoprire, a noi ci viene da dire solo una cosa:”davvero un buon lavoro”. Non ce ne voglia il Professore.
Un film che parla di rabbia, di voglia di emerge, di sacrifici, ma anche di perfezione musicale come raramente si é visto in film così vicini alla narrazione classica. Insomma, una pellicola che merita una approfondita ed attenta analisi.
La musica come strumento di affermazione
Andrew Neyman (Miles Teller) é un ragazzo di diciannove anni che vuole diventare il più grande batterista di tutti i tempi. Per raggiungere questo scopo decide di iscriversi alla Shaffer, il conservatorio più quotato di Manhattan.
All'interno di questo istituto si trova la banda formata dal professore Terence Fletcher, una vera e propria icona dell'insegnamento. Pur essendo solo al primo anno, Andrew viene notato da Fletcher durante uno dei suoi tanti assoli solitari, ed invitato dal professore all'interno della sua banda.
Questo sarà solo il primo passo compiuto da Andrew su un sentiero difficile da scalare, e ricco di ostacoli che gli permetteranno di affrontare le sue paure, facendogli così scoprire cosa vuol dire fare sacrifici per raggiungere la vetta.
Whiplash - opera prima dell'esordiente Damien Chazelle - é uno di quei film che ha il coraggio di raccontare una storia, se vogliamo classica, ma attraverso punti di vista differenti, sporchi, lontani dai canoni di un cinema che cerca sempre più il lieto fine o il buonismo per fare breccia nel cuore e nella mente di molti.
Il lungometraggio di Chazelle, utilizza gli strumenti (per rimane in ambito musicale) comuni al più classico dei romanzi di formazione, per spingersi oltre, dimostrando che il successo - se lo si raggiunge - non é solo bravura e luci dei riflettori, ma sangue, sudore, violenza psicologica.
Whiplash é un costante cliffhanger cerebrale che senza neanche accorgersi, spinge lo spettatore a creare una sorta di empatia con Andrew e con ogni singola nota che fuoriesce dall'impatto delle sue bacchette con piatti e tamburi.
Per raggiungere questo scopo il regista sfrutta elementi in grado di donare uno spessore e una sensibilità particolare alla pellicola. La regina di questa perfetta macchina emotiva é sicuramente la musica. A differenza di altri prodotti la coraggiosa scelta di proporre il jazz é stata apprezzata e si é rivelata anche vincente. Per circa due ore di film le note di pezzi classici come Whiplash (brano composto da Hank Levy) o Caravan di Juan Tizol sono il terreno di scontro tra la voglia di emergere di Andrew e la ricerca della perfezione di Fletcher. Uno scontro che culminerà in una scena dal fortissimo impatto emotivo e melodico, magistralmente girata e montata, in cui non servono parole o spiegazioni, ma bastano sguardi incrociati tra i due contendenti, il sangue che sgorga dalle fiacche delle mani di Andrew e i suoni della batteria, che rappresente l'essenza di questa opera.
In seconda battuta bisogna fare un plauso ai due attori protagonisti. Da una parte troviamo la fragilità - che si trasforma in scellerata ostinazione - di Andrew, interpretato da un bravissimo Miles Teller. Un ragazzo che decide di annullare tutto quello che lo circonda (famiglia, amici e amore) per raggiungere quello per cui pensa di essere nato: diventare il miglior batterista di tutti i tempi.
In contrapposizione a tutto questo c'é però uno splendido J.K.Simmon, che porta sullo schermo un personaggio d'impatto, violento, subdolo, ai limiti del politicamente corretto. Il suo professore Fletcher ricorda molto da vicino il Sergente Maggiore Hartman di Full Metal Jacket grazie ai suoi metodi poco ortodossi ed al modo che utilizza per rivolgersi alla sua classe di studenti.
Tutti questi elementi si amalgamano perfettamente grazie ad una sapiente regia in grado di soffermarsi sui giusti dettagli, e ad un montaggio incalzante ma mai dispersivo. Questa serie di scelte trasformano Whiplash in un film che utilizza la musica come mezzo per raccontare qualcosa, senza sminuirla, ma dandole il giusto peso tecnico e visivo. Cosa che verrà apprezzata anche da chi non capisce nulla di spartiti e tempi.
Tirando quindi le somme ci viene naturale e spassionato il consiglio di fiondarvi al cinema per vedere questo bellissimo film. Damien Chazelle con Whiplash ha già dimostrato di avere un enorme potenziale, e siamo sicuri che se continuerà così sentiremo parlare molto spesso di lui. L'opera creata é a livello visivo, sonoro e drammaturgico di una “violenza emotiva” lontana da quello che siamo abituati a vedere, e questo può essere solamente un pregio.
Pur essendo una parola che, come ci insegna il Professor Fletcher all'interno della pellicola, é estremamente deleteria per una svariata ragione di motivi che vi invitiamo a scoprire, a noi ci viene da dire solo una cosa:”davvero un buon lavoro”. Non ce ne voglia il Professore.