Without Blood, la recensione: Angelina Jolie centra il tema ma sbaglia i toni nel suo nuovo film da regista
Presentato al Torino Film Festival, Without Blood ha nobili e chiari intenti, non resi però adeguatamente
Non è difficile intuire cosa abbia spinto Angelina Jolie ad adattare, per il suo nuovo film da regista, il romanzo Senza sangue di Alessandro Baricco. La star, dietro la macchina da presa, ha spesso reso protagonisti gli stessi soggetti, vittime di conflitti e rifugiati, al centro anche delle sue battaglie civili. Without Blood, si colloca sulla stessa linea di Per primo hanno ucciso mio padre e Nella terra del sangue e del miele e conferma quanto visto in precedenza: l'impegno va a discapito della lucidità del racconto.
La trama di Without Blood
Dopo aver assistito da bambina all'uccisione a sangue freddo del padre e del fratello, Nina (Salma Hayek), ormai adulta, ritraccia uno degli aguzzini, Tito (Demian Bichir), e lo invita a un confronto faccia a faccia. Occasione per raccontare la propria storia e far emergere importanti questioni umanitarie.
Dare voce alle vittime
L'ambientazione del film, presentato al Torino Film Festival, si colloca in una guerra e un contesto geografico volutamente indefinito. Tra fattorie, spazi desertici e sale da gioco, sembra piuttosto di stare in un western, genere che ha nel suo cuore il discorso sulla violenza. Aspetto che Jolie non coglie, interessata soprattutto a dare un valore universale alla vicenda privata al centro della storia.
La parabola di Nana assomiglia molto a quella, spesso raccontata dal cinema, del sopravissuto ai campi di concentramento che tempo dopo va alla ricerca dei gerarchi nazisti. Nel dialogo con lei, Tito cerca di difendersi sottolineando le ragioni dietro le atrocità commesse, la donna ribatte ricordando che ogni violenza è sbagliata. "In guerra tutti gli uomini sono animali", la frase che riassume il suo pensiero. Una questione che diventa anche di genere, in quanto tutti gli uomini sono, a loro modo, carnefici e le donne tutte vittime.
Colpire lo spettatore con ogni mezzo
Intenti nobili, messaggio chiaro, interpreti all'altezza...non adeguata invece la mano di Jolie regista, che cerca in tutti i modi di colpire emotivamente lo spettatore. Non risparmia scene al rallentatore, enfatiche musiche drammatiche, pianti e flashback molto commoventi. Un approccio che non fa bene all'operazione, annacquando quanto raccontato. A giocare a favore di Without Blood c'è comunque la sua durata contenuta (meno di un'ora e mezza) e un finale (quasi aperto) che, con un ultima sentenza, apre una nuova riflessione. Questa volta trasmessa con la giusta intimità.