Wolfs, recensione: Pitt e Clooney sono più credibili come fixer che come 60enni acciaccati
George Clooney e Brad Pitt giocano la carta della commedia più nera del previsto come nemici amici in Wolfs, che si affida più al loro fascino che a una trama solida.
Wolfs si apre con un urlo di donna, quando lo schermo è ancora scuro. Un’importante donna della scena governativa si ritrova in una situazione compromettente, chiusa in una camera d’albergo con il cadavere di un giovanotto con cui meditava di trascorrere una serata tra le lenzuola. Sul suo cellulare c’è salvato un numero senza nome. Una breve chiamata porta sul posto un fixer, un uomo che risolve con discrezione problemi come quello in cui è incappata la donna. George Clooney è l’unico in città che fa questo lavoro, un lupo solitario efficiente, freddo, guardingo, che opera ovviamente fuori dai limiti della legge.
Solo che qualche minuto dopo bussa alla porta un uomo vestito in maniera simile, con gli stessi atteggiamenti, convinto di dover portare a termine esattamente lo stesso compito. I lupi solitari, da titolo, sono due e sono destinati a trascorrere una lunghissima notte di lavoro assieme. Volenti ma più che altro nolenti, nel corso della stessa saranno chiamati ad appurare quanto si somiglino, quanto siano affini, quanto l’assunto che fossero gli unici a fare questo mestiere fosse errato.
Ci vorrebbe un amico, anche per sbarazzarsi di un cadavere
Se non ci fosse di mezzo l’orgoglio professionale e un’istintiva competitività, i due potrebbero anche ammettere che incontrarsi è stato un colpo di fortuna, perché la situazione diventa via via più complicata e pericolosa. Spunta della droga, il cadavere non è tale ed entrano in scena altre parti interessante che potrebbero esigere la testa di entrambi i fixer senza nome.
Scritto e diretto da Jon Watts, ovvero il regista della trilogia live action di Spider-Man meno fortunata tra le tre prodotte fino ad oggi, Wolfs - Lupi solitari prova a essere una commedia nera capace di sorprendere a ogni svolta il suo spettatore. Per essere un film d’intrattenimento pensato per il pubblico delle piattaforme (arriva il 27 settembre su AppleTV+) si concentra inaspettatamente soprattutto sulla prima parte, sui toni dark, su un certo cinismo di fondo.
Il cadavere rimane in bella vista per buona parte dell’avvio del film che, seppur con toni da commedia, mantiene sempre quel sottofondo di cinismo pragmatico di fondo. Clooney si occupa con perizia e una certa eleganza di far sparire il corpo mentre Brad Pitt sorseggia il product placement di turno (una lattina di Coca-Cola), mentre i due battibeccano, senza mai smettere di completare l’uno le risposte dell’altro.
Seguiranno inseguimenti per le strade di Chinatown illuminata dalle luminarie e dalle insegne dei negozi, sparatorie tra bande di narcotrafficanti, una sosta in un motel a ore con una stanza a tema safari che raggiungere ragguardevoli picchi di kitch, una matrimonio croato un po’ pacchiano e l’immancabile sosta alla tavola calda per uno spuntino notturno a base di patatine fritte e piccole rivelazioni personali. Sono tre i personaggi a cui questa notte cambierà la vita e sono tutti sul punto di realizzare quanto la loro vita sia caratterizzata da una solitudine che li protegge, certo, ma che gli rende impossibile di godere del conforto di un amico di cui fidarsi.
Il fascino di Pitt e Clooney salva e condanna un film ben fatto ma con poco carisma
Non è ben chiaro cosa volesse essere esattamente Wolfs, che si presenta con una regia studiata sì, ma tutto sommato anche molto anonima. La produzione, come sempre quando si parla di Apple Studios, è impeccabile, così come l’atmosfera natalizia newyorkese molto malinconica. Forse vorrebbe essere un nuovo The Nice Guys, dato che è persino ambientato durante il Natale, vero marchio di fabbrica di Shane Black. Tuttavia è troppo costruito, troppo calcolato, così come il fascino iper consapevole che Brad Pitt e George Clooney mettono in campo quando la trama si fa troppo macchinosa.
Nel giocarsi la carta degli attempati fixer efficienti ma col mal di schiena e il bisogno di usare gli occhiali da lettura per leggere le scritte in piccolo i due fanno leva sul loro fascino, in una gara a chi è il fixer più bravo e chi il sex symbol più sornione. Contate che i protagonisti di The Nice Guys erano Russell Crowe e Ryan Gosling e sembravano ben più acciaccati e incasinati della coppia di amici sessantenni meno “vecchia” del pianeta. I due si ammiccano anche un po’, circondati da personaggi che non fanno che notare - anche comprensibilmente - che due sessantenni così poco sessantenni, così a loro agio nelle loro giacche di pelle, nei maglioncini fit neri che guidano silenziose berline di lusso devono per forza lavorare in squadra. Anche se si sono conosciuti quella stessa notte.
In avvio il film sembra persino promettere di trasformarsi in una storia che potrebbero scrivere i fratelli Safdie, alla Good Time, in cui la situazione precipita via via che l’alba incalza. Invece Wolfs si mantiene saldatamente del territorio del divertimento studiato e mai troppo impegnativo per chi segue dal divano.
Wolfs nasconde la macchinosità del suo colpo di scena con un finale affrettatissimo
La presenza di Clooney e Pitt, impegnati anche come produttori, salva e condanna un film che finisce per mangiare lo spazio a disposizione della risoluzione della storia. Raramente ho visto una spiegazione finale di quanto successo presentata allo spettatore con la fretta con cui Wolfs fa spiegare a Clooney e Pitt cosa non ha funzionato dall’inizio, cosa è successo veramente e perché l’istinto diceva a entrambi che c’era qualcosa di sbagliato nell’intera operazione. Si tratta di un intreccio di trama mal gestito dall’inizio e che pare complesso solo per come la narrazione sia sempre buttata lì allo spettatore al momento sbagliato, di fretta, quasi che l’intera vicenda criminale fosse un ripensamento dell’ultimo minuto.
Fortuna che voi lo vedrete dal divano con la possibilità di mettere in pausa il film, riavvolgere la scena del pistolotto esplicativo alla tavola calda e tentare di capire se l’intuizione di Clooney e Pitt abbia un senso o se i due la recitino a velocità folle ben sapendo che il pubblico si perderà per strada e a un certo punto dovrà fidarsi di loro. Uno strano modo davvero di mettere sul piatto davanti allo spettatore quello che dovrebbe essere il colpo di scena del film.