Woman of the Hour: l'angosciante storia vera di un serial killer lasciato indisturbato per un decennio

Anna Kendrick debutta alla regia con un gran film

di Chiara Poli

Attrice, cantante, popolarissima negli Stati Uniti per le sue partecipazioni al Saturday Night Live e a tanti altri programmi di successo. Anna Kendrick (candidata agli Oscar come migliore attrice non protagonista per Tra le nuvole) debutta alla regia nel film che interpreta con Woman of the Hour, su Netflix dal 18 ottobre.

Tratto da una storia vera, il film è sceneggiato da Ian MacDonald (Superman Returns) e racconta la storia incredibile di un’aspirante attrice che negli anni ’70 viene scelta da un serial killer come prossima vittima grazie a uno show televisivo.

La trama di Woman of the Hour


Sheryl (Anna Kendrick) sogna di fare carriera nel cinema. È agli inizi e la sua agente le procura una partecipazione come ospita a un celebre programma televisivo: Il gioco delle coppie (The Dating Game) Sheryl dovrà fare domande a tre ragazzi che non può vedere e scegliere con chi uscire alla fine della puntata. Ma fra i tre pretendenti di Sheryl c’è anche un insospettabile mostro: il serial killer Rodney Alcala (interpretato da Daniel Zovatto, It Follows), che proprio per la sua partecipazione al programma venne poi soprannominato dalla stampa The Dating Game Killer.

L’agghiacciante storia vera: Rodney Alcala


Rodney James Alcala, all’anagrafe Rodrigo Jacques Alcala, nato in Texas da genitori messicani nell’agosto del 1943, è morto in carcere nel 2021 per cause naturali, mentre attendeva l’esecuzione della pena capitale. Le sue vittime accertate, quelle per cui è stato condannato, sono 7, ma si sospetta che negli anni in cui ha ucciso - si suppone già prima del 1968 e fino all’arresto, nel 1979 - possa aver violentato e ucciso 130 donne, ragazzine e bambine. Sì, avete letto bene: potrebbe aver ucciso 130 persone.

Negli anni ’70 le denunce di scomparsa non venivano condivise fra Stati, né venivano considerate troppo seriamente: una volta che chi mancava da casa era maggiorenne, o “sbandato” se adolescente, si pensava quasi sempre a un allontanamento volontario. I ragazzi andavano e venivano, giravano l’America in autostop, nessuno se ne preoccupava se non venivano ritrovati. A meno che non fossero ritrovati cadaveri, come nel caso di alcune delle vittime di Alcala.

Alcala venne arrestato il 24 luglio del 1979 quando una delle sue vittime, la quindicenne senza fissa dimora Monique Hoyt, dopo essere stata ripetutamente stuprata e picchiata, grazie alla sua intelligenza riuscì a convincere Alcala a riportarla a casa sua - dove la sera precedente l’aveva già stuprata e minacciata di morte - fuggendo durante una sosta a una stazione di servizio per chiamare la polizia.

Monique Hoyt testimoniò anni dopo al processo contro di lui. Alcala venne condannato a morte nel 1986.

Alcala era noto per strangolare le sue vittime a morte per poi rianimarle e ripetere il processo. Anche più e più volte. Dopo la sua apparizione sulla TV nazionale a Il gioco delle coppie, venne soprannominato The Dating Game Killer. La protagonista dell’episodio a cui partecipò Alcala, Cheryl Bradshaw, sfuggì per miracolo al serial killer.

Come racconta il film di Anna Kendrick che ne racconta la storia, Alcala venne ripetutamente denunciato e segnalato alla polizia - in vari Stati - per oltre 10 anni.

Solo dopo l’arresto, la polizia iniziò a comprendere con chi aveva a che fare.

Woman of the Hour: Anna Kendrick e la storia di Alcala


Woman of the Hour non è il primo film dedicato alla storia del mostro noto come The Dating Game Killer. Ma è il primo a costruire una tensione palpabile, in un viaggio dell’orrore fra il 1971 e il 1979 e le vittime di Alcala. Impunito, arrogante, con un’intelligenza ben superiore alla media (oltre 135 il suo Q.I.), Alcala la fece franca per molto, troppo tempo. Fino a quando una ragazzina spaventata, di appena 15 anni, si dimostrò più intelligente di lui riuscendo a salvarsi da morte certa e poi a fuggire, denunciandolo e facendolo arrestare.

Woman of the Hour ci racconta due storie parallele: quella di Sheryl, che dopo aver studiato recitazione sogna di fare l’attrice e per questo si trasferisce a Los Angeles e quella di Alcala, lo spietato e crudele assassino e stupratore che Sheryl (Cheryl Bradshaw nella realtà) incontra in TV a Il gioco delle coppie. Sfuggendo per miracolo alla stessa sorte di tante altre vittime.

Il film è carico di tensione, angosciante, fa sentire lo spettatore senza via d’uscita proprio come le vittime di Alcala.

Mostra solamente una parte degli orrori commessi dal fotografo, che attirava le vittime con la scusa di usarle come modelle, ma quanto vediamo è più che sufficiente a turbarci tanto da restare impresso.

Allo stesso tempo, ci appassioniamo alla vicenda di Sheryl, tanto sola da cedere all’approccio del suo vicino di casa che la aiuta a ripassare le battute con i provini, tanto determinata da tornare a casa, rinunciando al sogno di recitare, dopo aver visto la morte in faccia.

Le due storie procedono parallelamente, fino al momento in cui s’intrecciano.

Mentre l’America guarda in TV la finzione - condotta da Jim Lange nella realtà e da Ed, il sempre ottimo Tony Hale (Arrested Development) nel film - di una nascente storia d’amore, un pluriomicida si gode l’attenzione del pubblico e della “cacciatrice” di turno del programma.

Mentre il cacciatore è lui. Un predatore sessuale della peggior specie, che nemmeno la comparsa in TV con tanto di vero nome e cognome riuscì a fermare.

Ci sarebbe voluta una ragazzina, intelligente e con un sangue freddo che pochi possono vantare.

Sarò molto difficile dimenticare lei, i crimini di Alcala e i sogni infranti di Sheryl.