Wonder Woman
Creata dalla penna del fumettista statunitense William Moulton Marston nel lontano 1941, Wonder Woman ha saputo catturare l’immaginario di moltissimi adolescenti nel tempo, regalando loro un mito capace di rappresentare un modello di forza e indipendenza femminile nel mondo dei supereroi. Ricca di fascino e carisma, la principessa delle amazzoni ha fatto il suo esordio sul n°8 di All Star Comics, diventando in seguito uno dei personaggi più noti dell’editoria fumettistica supereroistica di settore.
Il 1975 è stato invece l'anno che decretò il passaggio sul piccolo schermo, quando la ABC decise di produrre una serie televisiva ambientata proprio nel periodo della Seconda Guerra Mondiale, dove Wonder Woman veniva interpretata dalla bellissima Linda Carter ispirandosi alla serie di fumetti della Golden Age.
Gli anni sono passati ma il mito è rimasto inalterato, persino fino all’esordio del DCEU (DC Extended Universe) dove il personaggio ha acquistato l’aspetto dell’attrice Gal Gadot per combattere il male al fianco di Clark Kent e Bruce Wayne. Tralasciando la resa finale di Batman V Superman, di cui è meglio non parlare tra queste righe, ci troviamo quest’oggi al secondo film “pilota” dedicato ad un personaggio DC dopo Superman. Quale sarà il risultato? Ci troviamo di fronte ad un nuovo polpettone stile Dawn of Justice?
Dea – Guerriera – Leggenda
La principessa delle amazzoni nasce e cresce sull’isola magica di Themyscira, protetta da un mondo di esseri umani che non hanno mai contaminato queste terre dall’era degli dei sino ad oggi. Dopo che un pilota americano di nome Steve Trevor (Chris Pine) precipita sulle sue coste, vengono messi in moto una serie di eventi che coinvolgeranno Diana nello scontro, mostrandogli cosa sta accadendo tra gli uomini nel conflitto della Seconda Guerra Mondiale.
Patty Jenkins ha diretto degnamente il cinecomic della DC, regalando allo spettatore una storia lineare dove la protagonista viene introdotta per gradi, utilizzando la narrazione attaverso un enorme e completo flashback. Partendo dall’adolescenza, dove la bambina curiosa e coraggiosa insegue la zia Antiope (Robin Wright) in un percorso di maturazione fatto di combattimenti e rivalità, fino al periodo della disubbidienza nei confronti della madre Hippolyta (Connie Nielsen), ottenendo un ritmo incalzante capace di catturare l’attenzione senza concedere distrazioni.
Rispettando le origini del reboot editoriale New52, ci si rende conto che nessun elemento dell’introduzione viene lasciato al caso, lasciando quindi emergere una sceneggiatura scritta nel modo giusto, dove vengono addirittura alternati momenti di dialoghi intensi a battute più sbarazzine, che sembrano voler alleggerire i toni di una relazione amorosa che tutto vuole, tranne che essere melensa.
E così la prima mezz’ora vola ininterrotta, il set cambia ambientazione passando dall’isola paradisiaca al panorama grigio e cupo delle città coinvolte nello scontro, così come le scene, che cambiano i tempi passando ad un clima action, capace di acquistare tono grazie ad una colonna sonora ricca di pathos, dove i combattimenti più concitati vengono sviluppati grazie ad uno stile più bullet time, molto simile per effetti ad un sempreverde 300. L'intero cast, in questo senso, ha svolto un lavoro egregio, interpretando i propri ruoli caratterizzandoli al massimo.
Ma un piccolo difetto..
Arriva però un momento in cui qualcosa sembra incrinarsi. Un momento dove il villain passa da essere mitologico ricco di fascino a mero alter ego poco convincente, rompendo inoltre il ritmo incalzante con una serie di sequenze veramente macchinose e surreali. La tipica boss-fight di terz’ordine dove il cattivo mugugna frasi di rito e l’eroe gli spacca la testa sventolando ideali hippie.
Wonder Woman si perde proprio sul finale della pellicola, mettendo in scena scelte davvero discutibili a qualsiasi livello, compresa anche un opinabile utilizzo degli effetti speciali in CGI. Il diretto risultato è quello di lasciare spaesato lo spettatore in sala, che passa dall’esaltazione senza compromessi ad una chiusura davvero sottotono. Vogliamo però chiudere un occhio su questo finale un po' claudicante, guardando a quanto di buono è riuscita a portare a termine Patty Jenkins, soprattutto se il film viene inserito in un contesto generalmente al ribasso.
Resta comunque intoccabile il rispetto per Gal Gadot, perfettamente calata nei panni della bella Diana Prince, al punto di esserne la degna rappresentante ufficiale nel mondo cinematografico dedicato alla DC Comics.
E scusatemi se è poco, soprattutto in un panorama dove i supereroi cambiano come i funghi.