World War Z
di
Roberto Vicario
Storie di mutazioni genetiche, decadimenti o trasformazioni del proprio corpo e sopravvivenza alle situazioni più impensabili ed estreme, sono state pane quotidiano per tantissimi registi del nostro tempo e di quello passato. Parlare di fantabiologia e simili ha sempre preso due filoni abbastanza distinti, in grado di affascinare in egual misura, ma prendendo strade diametralmente opposte. Abbiamo registi, come Soderbergh (senza scomodare il grande Romero.), che ci hanno raccontato con i loro film il semplice svilupparsi di un virus con tutti i problemi annessi, senza però sviluppare “l'anima” del virus stesso; così come ci sono stati altri cineasti in grado di andare a scavare sia nel cuore che nell'evoluzione dei contagiati, facendone vivere la trasformazione e cercando di dargli quel lato umano da cui tutto in principio era partito, vedi ad esempio Francis Lawrence autore di Io Sono Leggenda.
La difficoltà della trasposizione letteraria
In questo filone si é inserito Max Brooks che con il suo Manuale di sopravvivenza agli zombi, ha dato una dimensione del tutto inedita ai virus, all'interno di dinamiche già viste e riviste. Successivamente, con il suo World War Z la guerra mondiale degli zombie, Brooks ha offerto un prodotto particolare ed ulteriormente evolutivo, una sorta di romanzo epistolare in grado di raccontare la storia di questi infetti come il più classico zombie movie, con la differenza che attraverso le diverse esperienze dei protagonisti del libro, la storia assume contorni sociologici e geo politici del tutto inediti e particolari per il contesto trattato.
Ovviamente il libro non é passato inosservato e più di una major si é avvicinata all'acquisizione dei diritti. Diritti, acquisiti poi a sorpresa dalla Plan B entertainment di Brad Pitt che, guarda caso, é anche il protagonista del film.
L'attore americano nel film diretto da Marc Forster (007 Quantum of Solance) interpreterà Gerry Lane un ex impiegato delle Nazioni Unite da sempre utilizzato in zone calde del mondo e addestrato per le situazioni più pericolose. Lavoro che decide di abbandonare una volta messa su famiglia, per qualcosa di più ordinario e meno pericoloso. Tutto cambierà quando una strana e pericolosa epidemia inizia a trasformare gli esseri umani in infetti assetati di sangue. In questo contesto vecchi amici chiederanno l'aiuto di Gerry per cercare di salvare l'umanità da una catastrofe in grado di far sparire per sempre l'uomo dalla terra.
World War Z é un film difficile, complesso, che nelle sue due ore circa di proiezione, nonostante l'ottimo grado di intrattenimento, non nasconde tutte le difficoltà che ha incontrato nel suo percorso di realizzazione. Uno script passato per troppe mani: J. Michael Straczynski, Matthew M. Carnahan, Damon Lindelof e infine Drew Goddard. Tutti talentuosi sceneggiatori che però hanno trovato più di un ostacolo nella trasposizione della pellicola, con un plot che si dalle prime battute prende le distanze dal libro di Brooks, assottigliando in maniera netta i fattori geo/socio politici in favore della spettacolarizzazione delle scene di azione.
World War Z é in sostanza un film a metà strada tra tanti generi, non é uno splatter/horror, così come non é un vero e proprio action movie, netantomeno un disaster movie, di cui non riesce a perseguire gli stilemi classici del genere. Tuttavia questa sensazione non interferisce in maniera troppo negativa su un ritmo che, grazie alla presenza di diverse scene altamente spettacolari e un Pitt in forma smagliante e catalizzatore di attenzioni, lascia costantemente lo spettatore sul filo della tensione, giocando moltissimo sul fattore dell'enorme sciame di infetti in grado di rompere qualsiasi tipo di barriera, trasformandoli in un'onda difficilissima da domare. Il regista Marc Forster (Nerveland), nuovo al genere, gioca quindi la carta - in parte prevedile ma vincente - dell'effetto massa, lasciando a Pitt l'onore e l'onore di trasmettere al pubblico gli stati d'animo di ansia e tensione, derivanti dalle situazioni al limite in cui sarà costretto a muoversi, sminuendo totalmente il carattere del singolo infetto.
Unica grosso neo un finale buttalo li, con un film che, visti i presupposti evolutivi, viene chiuso in maniera fin troppo grossolana lasciando solamente percepire un seguito, che troverà secondo noi, diverse difficoltà di collegamento alla pellicola originale.
Ad ogni modo, nonostante alcuni limiti oggettivi presenti nella pellicola, il film di Forster riesce perfettamente ad intrattenere il pubblico con quel filo di tensione necessario a non distogliere l'attenzione dello spettatore dallo schermo. Si poteva fare meglio sicuramente, ma l'esperimento World War Z si può dire per buona parte riuscito.
Menzione speciale per il “nostro” Pierfancesco Favino che nonostante la pellicola Pitt centrica, riesce a ritagliarsi un discreto spazio impersonando in maniera credile e valida in personaggio che gli é stato assegnato.
Quasi superfluo l'uso del 3D che risulta un mero elemento di contorno rendendo, solamente in alcuni punti, la scene di azione leggermente più coinvolgenti. Dovendo usare il solito metro di giudizio, assegnamo a World War Z 3 stelline su 5. Il film uscirà nelle sale italiane il prossimo 26 giugno.
La difficoltà della trasposizione letteraria
In questo filone si é inserito Max Brooks che con il suo Manuale di sopravvivenza agli zombi, ha dato una dimensione del tutto inedita ai virus, all'interno di dinamiche già viste e riviste. Successivamente, con il suo World War Z la guerra mondiale degli zombie, Brooks ha offerto un prodotto particolare ed ulteriormente evolutivo, una sorta di romanzo epistolare in grado di raccontare la storia di questi infetti come il più classico zombie movie, con la differenza che attraverso le diverse esperienze dei protagonisti del libro, la storia assume contorni sociologici e geo politici del tutto inediti e particolari per il contesto trattato.
Ovviamente il libro non é passato inosservato e più di una major si é avvicinata all'acquisizione dei diritti. Diritti, acquisiti poi a sorpresa dalla Plan B entertainment di Brad Pitt che, guarda caso, é anche il protagonista del film.
L'attore americano nel film diretto da Marc Forster (007 Quantum of Solance) interpreterà Gerry Lane un ex impiegato delle Nazioni Unite da sempre utilizzato in zone calde del mondo e addestrato per le situazioni più pericolose. Lavoro che decide di abbandonare una volta messa su famiglia, per qualcosa di più ordinario e meno pericoloso. Tutto cambierà quando una strana e pericolosa epidemia inizia a trasformare gli esseri umani in infetti assetati di sangue. In questo contesto vecchi amici chiederanno l'aiuto di Gerry per cercare di salvare l'umanità da una catastrofe in grado di far sparire per sempre l'uomo dalla terra.
World War Z é un film difficile, complesso, che nelle sue due ore circa di proiezione, nonostante l'ottimo grado di intrattenimento, non nasconde tutte le difficoltà che ha incontrato nel suo percorso di realizzazione. Uno script passato per troppe mani: J. Michael Straczynski, Matthew M. Carnahan, Damon Lindelof e infine Drew Goddard. Tutti talentuosi sceneggiatori che però hanno trovato più di un ostacolo nella trasposizione della pellicola, con un plot che si dalle prime battute prende le distanze dal libro di Brooks, assottigliando in maniera netta i fattori geo/socio politici in favore della spettacolarizzazione delle scene di azione.
World War Z é in sostanza un film a metà strada tra tanti generi, non é uno splatter/horror, così come non é un vero e proprio action movie, netantomeno un disaster movie, di cui non riesce a perseguire gli stilemi classici del genere. Tuttavia questa sensazione non interferisce in maniera troppo negativa su un ritmo che, grazie alla presenza di diverse scene altamente spettacolari e un Pitt in forma smagliante e catalizzatore di attenzioni, lascia costantemente lo spettatore sul filo della tensione, giocando moltissimo sul fattore dell'enorme sciame di infetti in grado di rompere qualsiasi tipo di barriera, trasformandoli in un'onda difficilissima da domare. Il regista Marc Forster (Nerveland), nuovo al genere, gioca quindi la carta - in parte prevedile ma vincente - dell'effetto massa, lasciando a Pitt l'onore e l'onore di trasmettere al pubblico gli stati d'animo di ansia e tensione, derivanti dalle situazioni al limite in cui sarà costretto a muoversi, sminuendo totalmente il carattere del singolo infetto.
Unica grosso neo un finale buttalo li, con un film che, visti i presupposti evolutivi, viene chiuso in maniera fin troppo grossolana lasciando solamente percepire un seguito, che troverà secondo noi, diverse difficoltà di collegamento alla pellicola originale.
Ad ogni modo, nonostante alcuni limiti oggettivi presenti nella pellicola, il film di Forster riesce perfettamente ad intrattenere il pubblico con quel filo di tensione necessario a non distogliere l'attenzione dello spettatore dallo schermo. Si poteva fare meglio sicuramente, ma l'esperimento World War Z si può dire per buona parte riuscito.
Menzione speciale per il “nostro” Pierfancesco Favino che nonostante la pellicola Pitt centrica, riesce a ritagliarsi un discreto spazio impersonando in maniera credile e valida in personaggio che gli é stato assegnato.
Quasi superfluo l'uso del 3D che risulta un mero elemento di contorno rendendo, solamente in alcuni punti, la scene di azione leggermente più coinvolgenti. Dovendo usare il solito metro di giudizio, assegnamo a World War Z 3 stelline su 5. Il film uscirà nelle sale italiane il prossimo 26 giugno.