X-Men: Giorni di un futuro passato

Una delle più belle storie dell'universo cartaceo, dedicato agli X-Men, é certamente stata “Days of Future Past”, popolare albo del 1981 che vede come protagonisti i mutanti, alle prese con un futuro distopico intriso di sofferenza e dolore.
X-Men: Giorni di un futuro passato

New York é ormai in rovina, il mondo é governato dalle Sentinelle e solo un manipolo di sopravvissuti (Kate Pride, Wolverine, Rachel Summers, etc), sembra trovare l'unica soluzione possibile per salvare il genere umano da un così terribile destino. Grazie ad un congegno in grado di inibire il funzionamento di particolari collari togli-poteri, la mutante Rachel Summers manderà indietro nel tempo la coscienza di Kate, così da impedire l'omicidio del senatore Robert Kelly, ed evitare che il mondo finisca tragicamente nelle mani di macchine senza anima.

Bryan Singer, il regista del nuovo film dedicato ai mutanti, si é trovato davanti ad un'ottima pubblicazione con il compito di creare un prodotto valido, cercando però di restare in linea con i precedenti lungometraggi così da non stravolgere ciò che il cinema ci avesse mostrato sino ad oggi. La pellicola “Giorni di un Futuro Passato” si colloca nell'arco temporale che segue gli eventi di “First Class” e riporta sul grande schermo un cast stellare, composto dai volti più noti del passato e del presente, potenzialmente in grado di creare una miscela esplosiva unica.

Provetti cecchini!

Sarà riuscito Singer a strabiliarci?


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Sin dall'inizio della trama il regista ha cambiato le carte in tavola, creando una scenografia ed una dinamica di eventi completamente diversa dall'albo cartaceo, dove é il mutante Wolverine (Hugh Jackman) a tornare nel passato, grazie all'utilizzo di poteri “poco chiari” di Kitty Pride (Ellen Page), che gli permettono di far slittare la coscienza di una persona fino a pochi giorni prima. Ad aiutare il duetto portante durante tale operazione, eccovi pronto un nutrito gruppo di supporto, composto da Xavier (Patrick Stewart), Magneto (Ian McKellen), Colosso (Daniel Cudmore), Uomo Ghiaccio (Shawn Ashmore) e Tempesta (Halle Berry), accompagnati da un altro squadrone di new entry, tra cui Alfiere (Omar Sy), Blink (Fan Bingbing), Sunspot (Adan Canto) e Warpath (Booboo Stewart).
Messa da parte la lacrimuccia per il riferimento al cameo degli “Insuperabili X-Men” (sul piccolo schermo fu Alfiere a tornare nel passato n.d.r.), abbiamo potuto solo che ammirare l'ottimo uso di effetti speciali per le scene di combattimento nel futuro, svolte con improbabili antagonisti (credo sentinelle stilate sul progetto Nimrod) in grado di adattarsi ad ogni mutante con cui entrano in conflitto.

La spettacolarità delle scene d'azione é innegabile, la scrittura degli eventi dirige un ottimo incastro di effetti a catena, riuscendo a creare una base di lancio estremamente solida. Le abilità del gruppo di mutanti sono ben realizzate e Singer sfrutta al meglio l'ottima verve di Wolverine che, una volta catapultato nel passato, detta il ritmo dei primi trenta minuti in un continuo crescendo, raggiungendo purtroppo il culmine troppo prematuramente a nemmeno metà della pellicola.

Gli stravolgimenti dell'universo cartaceo interessano di più gli amanti della saga, ma sono state le strane interazioni dei personaggi che ci sono sembrate un po' troppo “fuori fase” dai contesti visti sinora nei film precedenti, anche per un pubblico semplicemente affezionato solo all'epopea cinematografica.

Un action-movie troppo serio?


Il trio Xavier-Magneto-Mystica dirige il copione delle interazioni tra gli altri mutanti, influenzando praticamente tutto l'incedere della pellicola. All'inizio l'intreccio asseconda bene la presenza di Wolverine sul palco ed alcuni spezzoni divertenti con il Quicksilver (Evan Peters) proposto dai Marvel Studios ci ha fatto sorridere non poco, soprattutto in una scena in particolare (diciamo Pentagono e chi vuole capisca) ma tutto questo, purtroppo, non é servito a smorzare l'eccessivà serietà dei rapporti del trio, impoverendo il pathos acquisito in pochissimo tempo.
X-Men: Giorni di un futuro passato

Per questo, a nostro avviso, il lavoro di Singer non raggiunge le vette sperate. Non tanto per un problema di fedeltà all'opera letteraria (che ormai, sappiamo, é un mero sogno) ma più per delle scelte discutibili che mettono in campo situazioni a nostro avviso inutili, sacrificando l'azione per favorire troppa introspezione.

Giorni di un Futuro Passato” sarebbe stato un ottimo espediente per riavvicinare il pubblico all'universo degli X-Men, ma il regista ha cercato di mettere troppa carne al fuoco, probabilmente per preparare la strada a futuri lavori come “X-Men: Apocalypse”. Certo, é giusto dirlo, in questo caso non siamo minimamente ai livelli dei vari cameo sul nostro amato Wolverine e quindi, va ammesso, che la pellicola non solo riprende la storia delle precedenti regie dello stesso Singer, ma ricrea una bellissima ambientazione coadiuvata da un ottima colonna sonora, nutrita da un doppiaggio in lingua nostrana preciso ed impeccabile.
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