Avengers Inc.: Azione, Mistero, Avventura – Il Noir Supereroistico che Meritava più Spazio

di Redazione

Cosa succede quando gli Avengers non devono più salvare il mondo, ma risolvere un omicidio? Quando l’azione lascia spazio al mistero e la battaglia si combatte con indizi e deduzioni? Avengers Inc. prende l’idea stessa del supergruppo Marvel e la ribalta, conducendola in un territorio particolarmente inaspettato: quello del crime noir, con un tocco di procedural investigativo.

Non ci sono invasioni aliene da sventare, né cataclismi dimensionali da fermare. Qui tutto è più contenuto, più intimo e persino più… sporco. Janet Van Dyne, la storica Wasp, si trova a scavare nel sottobosco dell’Universo Marvel, tra criminali redivivi, omicidi inspiegabili e spettri del passato che non vogliono restare tali. Un’indagine che affonda le radici nei segreti degli Avengers, ma che al tempo stesso si discosta da tutto ciò che il titolo ha rappresentato negli ultimi anni.

Ma può un fumetto del genere, lontano dalle battaglie cosmiche e dagli eventi epocali, reggere il peso di un nome così grande? O si tratta solo di una nota a margine, destinata a scomparire troppo presto?

Un Mistero tra Fantasmi e Supercriminali – La Trama di Avengers Inc.

Tutto inizia con sei colpi di pistola e nessun colpevole. Sei supercriminali vengono trovati giustiziati contemporaneamente all’interno del Raft, una prigione di massima sicurezza per individui con abilità sovrumane (già apparsa nei fumetti Marvel e nel MCU, in Captain America: Civil War). Un’esecuzione perfetta, fredda, priva di testimoni e soprattutto impossibile da spiegare. Nessuno è entrato, nessuno è uscito, nessuna traccia lasciata sulla scena del crimine. Un mistero che, almeno sulla carta, sembra destinato a rimanere irrisolto.

Ma c’è qualcuno che non accetta risposte facili, che non crede all’impossibile. Janet Van Dyne, la leggendaria Wasp, è la protagonista di questa storia, ma non nella veste che molti potrebbero aspettarsi. Non fa più parte degli Avengers, non combatte contro invasioni aliene né difende il pianeta da minacce cosmiche, eppure non ha mai smesso di essere un’eroina. Ora il suo compito è un altro: risolvere i casi che sfuggono ai radar della comunità supereroistica, indagare su ciò che si muove nell’ombra. E quando un caso come questo si presenta, non può voltarsi dall’altra parte.

Oltre a Janet, nella storia troveremo un personaggio di nome Victor Shade. Se il nome vi suona familiare, è perché era l’identità fittizia che Visione usava quando voleva confondersi tra gli esseri umani, un espediente per interagire con il mondo senza essere riconosciuto come l’androide senza emozioni degli Avengers. Ma questa volta Shade non è Visione. Qualcun altro sta usando quel nome e, cosa ancora più inquietante, si è impossessato del corpo di Whirlwind, uno dei criminali trovati morti nel Raft. Chi è davvero questo Victor Shade? E perché è legato a questa serie di omicidi inspiegabili?


Più Janet scava nel mistero, più lei – e noi lettori – ci rendiamo conto che il puzzle non sta prendendo forma, ma si sta frantumando in pezzi sempre più piccoli e scollegati tra loro. Il killer continua a colpire, ma il movente non è chiaro, il disegno dietro questi omicidi sembra sfuggire a ogni tentativo di analisi razionale. E proprio quando la situazione sembra già abbastanza intricata, ecco che la storia gioca la sua carta più inaspettata: Hank Pym, il primo Ant-Man, compare sulla scena. Vivo. Reale. Presente.

A questo punto, la domanda non è più chi stia commettendo questi omicidi, ma cosa stia davvero succedendo dietro le quinte. Hank Pym non dovrebbe essere qui, eppure eccolo davanti a noi. Qual è il suo ruolo in tutto questo? È un alleato o un avversario? Quale segreto sta cercando di proteggere, o forse di nascondere?

Ma attenzione, perché c’è un’ombra che aleggia su tutta la vicenda, una presenza che non si manifesta apertamente, ma che si insinua tra le pagine con la certezza di un presagio ineluttabile. Non è solo di Hank Pym che dobbiamo preoccuparci. C’è un altro nome che non viene pronunciato subito, ma che diventa inevitabile mano a mano che la storia avanza. Perché se c’è una costante nella storia degli Avengers, è che quando Hank Pym è coinvolto, Ultron non può essere troppo lontano.

Al Ewing e Leonard Kirk – Un Duo Affiatato per un Noir Supereroistico

Quando si parla di reinventare i classici Marvel, pochi autori hanno saputo farlo con la stessa abilità di Al Ewing. Con Immortal Hulk, ha trasformato Bruce Banner in un horror cosmico dal sapore lovecraftiano. Con X-Men Red, ha spostato il cuore della narrazione mutante in una direzione politica e filosofica. E ora, con Avengers Inc., si cimenta in qualcosa di completamente diverso: un noir investigativo che mescola supereroi e crime procedural. Ewing non si limita a scrivere un giallo con i superpoteri, ma sfrutta ogni dettaglio della continuity Marvel per creare un mistero che affonda le radici nella storia degli Avengers, mantenendo però un tono fresco e accessibile anche ai nuovi lettori.

La sua scrittura è intelligente e ricca di sottotesti, con dialoghi affilati che danno voce a personaggi complessi e sfaccettati. Janet Van Dyne non è solo una detective improvvisata, ma una figura carismatica che domina la scena con astuzia e ironia. Il mistero di Victor Shade e degli omicidi nel Raft non è solo una trama da risolvere, ma un pretesto per esplorare il concetto stesso di cosa significhi essere un Avenger. Chi merita di essere vendicato? Chi decide il valore della giustizia? Sono domande che si insinuano tra le pagine, senza mai soffocare il ritmo serrato della storia.

A supportare la visione di Ewing c’è Leonard Kirk, un disegnatore solido ed esperto, capace di gestire sia le sequenze più dinamiche che quelle più riflessive. Il suo tratto, preciso e pulito, riesce a mantenere l’equilibrio tra il realismo richiesto dall’ambientazione noir e il senso di meraviglia tipico dei fumetti Marvel. Le scene investigative, spesso dominate da ombre e ambienti claustrofobici, hanno una regia studiata, con inquadrature strette e angolazioni che enfatizzano il senso di tensione. Quando l’azione esplode, Kirk non perde mai la chiarezza narrativa, rendendo ogni combattimento leggibile e ben coreografato.

Ma il vero elemento che distingue Avengers Inc. dal resto della produzione Marvel è la palette cromatica di Jordie Bellaire. I suoi colori donano al fumetto un’identità visiva unica, alternando atmosfere cupe e polverose a improvvisi squarci di luce. Il Raft è dominato da toni freddi e asettici, un luogo in cui la vita sembra sospesa in un limbo senza colore. La Jarvis Lounge, invece, è avvolta da un caldo seppia, che richiama le classiche detective story anni ’40. Questi contrasti rafforzano il senso di dualità del fumetto, dove il confine tra giusto e sbagliato è sempre più labile.

Se volessimo paragonarlo ad altre opere, potremmo dire che Avengers Inc. sta agli Avengers come Gotham Central stava al mondo di Batman: una serie che prende gli elementi classici di un universo supereroistico e li filtra attraverso un altro genere, creando qualcosa di nuovo. Ma c’è anche un’eco di storie come Alias di Brian Michael Bendis, con il suo approccio investigativo e l’attenzione ai personaggi più ai margini del mondo Marvel. Persino il tono può ricordare The Question di Denny O’Neil, con il protagonista che si muove tra enigmi e minacce che sfidano ogni logica.

Insieme, Ewing, Kirk e Bellaire creano un’atmosfera che non somiglia a nessun altro titolo degli Avengers. Avengers Inc. non è solo un esperimento riuscito, ma un promemoria di quanto il Marvel Universe possa essere versatile e pieno di possibilità inesplorate. Peccato che il tempo a disposizione per raccontare questa storia sia stato così breve.

Un Noir che Meritava Più Spazio

A conti fatti, Avengers Inc. è un esperimento affascinante che, con più spazio a disposizione, avrebbe potuto lasciare un segno più profondo nel Marvel Universe. Al Ewing aveva trovato la chiave per mescolare noir e supereroi, costruendo un mistero solido e una protagonista, Janet Van Dyne, capace di brillare anche lontano dagli Avengers. Eppure, proprio quando la storia inizia a ingranare, arriva il momento di chiudere tutto in fretta.

Ed è qui che il rammarico si fa più forte, perché tra gli elementi che avrebbero meritato maggiore respiro c’è Ultron. Un tempo uno dei più grandi villain dell’Universo Marvel, oggi relegato a sporadiche apparizioni che raramente riescono a restituire il senso di minaccia che lo ha reso iconico. Anche qui, il suo ritorno si inserisce in un intreccio avvincente, ma il fumetto non ha il tempo necessario per svilupparlo appieno.

Nonostante ciò, Avengers Inc. resta una lettura intrigante, capace di dimostrare che nel Marvel Universe c’è ancora spazio per sperimentare. Forse, un giorno, qualcuno riprenderà i fili lasciati in sospeso da questa miniserie, dando loro il respiro che meritano.