187 Ride or Die

di Paolo Mulas
Nonostante gli sparatutto ed i giochi di corse siano dei generi così differenti, non è raro trovarli uniti in un'unica produzione, una scelta questa che se nei primi tempi offriva un'esperienza innovativa in termini di giocabilità, ora fatica a trovare spazio in un mercato decisamente sovraffollato. Una constatazione che non sembra però aver turbato la Ubisoft, che con 187 Ride or Die, segna il suo debutto negli action/racing.
La trama, davvero poco originale, ci vedrà impegnati nei panni di Buck, piccolo gangster alle prime armi, che per conto del suo boss Dupree dovrà riconquistare il proprio quartiere e difenderlo dalle "famiglie" rivali. Sebbene il "politicamente scorretto" sia sempre di moda, i primi dialoghi dei protagonisti (sottotitolati in italiano) evidenziano una fastidiosa ed eccessiva ricerca della volgarità, che pare più una parodia che non una fedele imitazione dello slang criminale, un difetto questo che diventa trascurabile considerando l'intero canovaccio poco più di un mero collante tra una missione e l'altra.


La formula alla base del gioco è davvero semplice e consiste nel prendere parte a delle gare all'interno dei vari quartieri contro cinque avversari gestiti dalla Cpu, dove dovremo non solo destreggiarci nella guida, ma anche nell'uso delle armi al fine di sbarazzarci dei nostri coriacei compagni di strada.
I veicoli a disposizione non sono tanti; troviamo diversi modelli di berline, cabrio e pick up ispirati a macchine realmente esistenti (senza nessuna licenza), che presentano delle differenze piuttosto marcate nella pesantezza e nell'aderenza alla strada, ma non nella maneggevolezza ed immediatezza che è senza dubbio la componente migliore del gioco. Fin dalle prime sessioni risulta difatti piuttosto agevole il controllo delle varie auto, grazie alla precisa risposta dei comandi ed ad un modello di guida più orientato all'arcade che alla simulazione. Inoltre una conduzione piuttosto sciolta del mezzo, cioè condita di derapate ed altre manovre al limite, elargirà al giocatore un prezioso aiuto in termini di turbo, che una volta attivato, si accompagnerà ad una distorsione della telecamera che comporterà una sensazione di velocità paragonabile a quella della serie di Burnout.
Per quel che riguarda l'armamentario, raccoglibile esclusivamente sulla pista, avremo a disposizione per lo più armi automatiche (come mitragliatori) ed a colpo singolo (pistole), senza disdegnare qualche bonus come molotov, mine e lanciarazzi. Potremo indirizzare la nostra potenza di fuoco in avanti per far rallentare chi ci precede, o all'indietro per scoraggiare eventuali inseguitori, rispettivamente con i pulsanti X e B, o in alternativa utilizzando lo stick analogico di destra; una soluzione più impegnativa che garantisce però una maggiore precisione.


Le missioni, pur quantitativamente valide, non si fanno però apprezzare per la varietà; la maggior parte di esse ci richiederà di arrivare primi in "gara", con alcune varianti come l'eliminazione del concorrente ultimo alla fine d'ogni giro o l'utilizzo di una sola arma (le mine). Le rimanenti invece ci richiederanno compiti di protezione (scortando un veicolo dell'organizzazione), fuga dalla polizia e deathmatch all'interno di locazioni chiuse.
Il problema della ripetitività, non è imputabile solamente alla scarsità di tipologie di missioni, ma anche alla monotonia dei vari percorsi; oltre a quelli manifestamente uguali cioè semplicemente ribaltati, ve ne sono altri decisamente somiglianti.
Inoltre la giocabilità, pur sostenuta dal già elogiato sistema di controllo e immediatezza, difetta nel bilanciamento della sfida, troppo spesso livellato; potremo guidare in maniera molto pulita senza però riuscire a staccarci dalle macchine rivali e, viceversa, commettere molti errori ma rimanendo comunque a ridosso dei primi. Uno stratagemma in qualche modo utile per mantenere le gare combattute fino all'ultimo, ma che non premia adeguatamente la capacità del giocatore a causa appunto di quest'eccessiva intromissione da parte della cpu. Tecnicamente il titolo si attesta su livelli ampiamente sufficienti; il motore grafico è piuttosto solido, con modelli delle vetture discretamente curati ed ambienti dettagliati, la sensazione di velocità non è elevatissima (turbo esclusi) e ciò permette al frame rate di mantenersi stabile anche nelle situazioni più concitate. Il sonoro invece offre un doppiaggio minato più dai dialoghi che dalla recitazione, le musiche tutte esclusivamente rap si addicono all'atmosfera del titolo ma una maggiore scelta sarebbe stata sicuramente preferita.


187 Ride or die, è un prodotto riuscito solamente a metà; è sicuramente un titolo che si lascia giocare grazie alla sua immediatezza e semplicità, ma una profondità risibile e soprattutto una diffusa monotonia lo sconsigliano per sessioni prolungate.