50 Cent
Era da tempo immemorabile che un cantante non vestiva i panni del protagonista di un videogioco, per la precisione da quando è uscito sul mercato quel Moonwalker che ha permesso di comandare un Michael Jackson, all'epoca non ancora provato dalle ben note vicende giudiziarie. Sono passati alcuni anni e ora tocca a 50 Cent improvvisarsi primo attore del quasi omonimo 50 Cent: Bulletproof (d'ora in poi 50C), in cui imparerà ad armeggiare armi automatiche, nonché esibire prese e colpi più che proibiti al fine di farsi strada attraverso la gerarchia della malavita newyorkese. Per l'occasione è stato assoldato anche uno sceneggiatore d'eccezione, un certo Terry Winter (che sul suo curriculum annovera tra gli altri il serial "Sopranos") che ha curato nei minimi dettagli l'evoluzione dello storyline, suddiviso in un buon numero di missioni sparse qua e là per la contemporanea New York.
Un True Crime "povero"
Giusto per evitare malintesi, per rendervi conto di cosa offre questo 50C in termini di gameplay pensate ad un True Crime: New York City (con cui condivide anche l'ambientazione) dotato di un frame rate decente, eliminate ogni possibilità di vagare indisturbati per la città e di guidare veicoli, infine semplificate il sistema di combattimento. Cosa rimane? Una sorta di Max Payne (o meglio Dead 2 Rights) senza alcuna sorta di bullet time.
Non lasciatevi ingannare, tuttavia, dal paragone con uno dei massimi esponenti di sparatorie cittadine: questo 50C, come vedremo più avanti, non regge minimamente il confronto con i titoli appena menzionati a causa di tutta una serie di difetti. L'unico aspetto che ha in comune con i vari capolavori è l'estrema linearità dell'evoluzione della storia.
Innanzi tutto dire che è stata ricostruita New York è davvero un eufemismo: le porzioni di città che potrete visitare sono quanto mai esigue, come limitatissimo è il ritaglio di quartiere (che include la casa di 50 Cent) in cui potrete vagare indisturbati tra una missione e l'altra. Giusto per ricordarvi come la vostra attenzione debba essere rivolta all'evoluzione della storia, vi sarà impedito di allontanarvi troppo (un centinaio di metri al massimo) dai punti chiave, a mezzo di obsolete barriere invisibili.
Nemmeno le missioni riescono a vantare una vastità delle ambientazioni degna di tale nome: il più delle volte coinvolgono un paio di isolati, se non addirittura un solo edificio in cui districarsi. A delimitare una sezione dall'altra ci sarà uno dei tanti salvataggi e un breve caricamento.
Mirino imbizzarrito
Questo tuttavia rappresenta anche un vantaggio, in quanto vi capiterà spesso di dover adempire alcuni obiettivi, la maggior parte dei quali risultano essere piuttosto vaghi e poco chiari, costringendovi a vagare senza meta attraverso ambientazioni alla ricerca di una fantomatica ispirazione, spezzando così il ritmo del gioco.
Ad aggravare un gameplay piuttosto lineare e piatto (che non si discosta nemmeno per sbaglio dal classico vai là, fai quello, uccidi tutti...) ci pensa la gestione del fulcro del gioco, ovvero le sparatorie: oltre a un eccessivo quanto fastidioso respawn delle forze nemiche (in numero davvero eccessivo) bisogna recriminare come la fase di mira sia del tutto ingestibile: i movimenti del mirino sono praticamente incontrollabili per i movimenti brevi (i cosiddetti aggiustamenti della mira), mentre sono troppo lenti quando si tratta di voltarsi di 180° per affrontare chi ci spara alle spalle. Il tutto è aggravato dall'inesistenza di un qualsiasi sistema di aggancio dei nemici, i quali spesso e volentieri corrono forsennatamente a destra e a manca, diventando obiettivi impossibili per le vostre sputafuoco.
Per fortuna avrete modo di cercare copertura dietro muri, oggetti delle ambientazioni e altri elementi che potrete anche agguantare e muovere assieme a voi per non esporvi ai proiettili nemici. Tutto ciò è tuttavia guastato dall'innaturale precisione dei vostri nemici, i quali sono perfettamente in grado di colpirvi anche a una cinquantina di metri di distanza.
Al vostro fianco figureranno inoltre altri musicisti, che si improvviseranno pistoleri, quali Lloyd Banks, Young Buck e Tony Yayo, i quali vi aiuteranno negli scontri a fuoco, forti di un'immortalità quanto meno assoluta.
Graficamente scadente
Nemmeno tecnicamente la situazione è positiva: se è vero che il vostro beneamato protagonista è molto ben realizzato, con una cura dei dettagli davvero buona, il tutto lascia amareggiati ogni qualvolta esso si muove: a scapito delle varie tecniche di motion capturing utilizzate, le sue movenze sono quanto meno goffe e tutt'altro che aggraziate (specie il salto).
Anche le ambientazioni risentono di una carenza di dettagli piuttosto evidente apparendo spoglie, prive di suppellettili e di qualsiasi ornamento capace di renderle credibili. Nemmeno dal punto di vista dell'interazione si può sorridere: pochi sono gli oggetti che potranno essere distrutti (tra i quali qualche bombola del gas, vasi, calcolatori...), i quali quasi scompaiono con una timida nuvoletta piuttosto che andare in mille pezzi. Per fortuna i muri avranno memoria di quanto fa venire il voltastomaco la vostra mira, in quanto manterranno impressi i fori dei proiettili, ma purtroppo allo stesso modo verranno danneggiati vetri, specchi e televisori, senza alcun accenno di frantumazione.
Un'ultima critica se la merita l'illuminazione, lontana anni luce (è proprio il caso di dirlo) da quanto si vede nei migliori titoli in commercio.
Sonoro ok
Se c'è un aspetto che si salva in questo 50C è il sonoro: a parte effetti più che mai nella media, la nota positiva riguarda la colonna sonora, composta da oltre 150 brani tra creazioni dello stesso cantante e di colleghi fedeli allo stesso genere musicale. Per la maggior parte di essi si tratta di successi del recente passato, canzoni realizzate ex novo, remix di esistenti nonché versioni strumentali realizzate apposta per il gioco per un totale di circa 8 ore di accompagnamento musicale (di cui circa 1,5 dello stesso 50 Cent, tra cui vanno menzionate I'm a Rider, Maybe We Crazy, Grew Up, Don't Make Me, I Run NY, I Warned You...).
Anche dal punto di vista del doppiaggio (in inglese) si può essere soddisfatti: 50C ha infatti prestato la sua voce al personaggio del gioco, imprimendo su disco ore di dialoghi.
In conclusione, se dal punto di vista del sonoro il gioco riesce a spiccare, ciò che manca il bersaglio è proprio il gameplay, che fino a prova contraria rappresenta il fulcro di un videogioco. La pecca maggiore è l'ingestibilità del mirino nelle sparatorie, accompagnata da una realizzazione tecnica piuttosto scadente. Un titolo, in conclusione, nemmeno raccomandabile ai fan del cantante.
Un True Crime "povero"
Giusto per evitare malintesi, per rendervi conto di cosa offre questo 50C in termini di gameplay pensate ad un True Crime: New York City (con cui condivide anche l'ambientazione) dotato di un frame rate decente, eliminate ogni possibilità di vagare indisturbati per la città e di guidare veicoli, infine semplificate il sistema di combattimento. Cosa rimane? Una sorta di Max Payne (o meglio Dead 2 Rights) senza alcuna sorta di bullet time.
Non lasciatevi ingannare, tuttavia, dal paragone con uno dei massimi esponenti di sparatorie cittadine: questo 50C, come vedremo più avanti, non regge minimamente il confronto con i titoli appena menzionati a causa di tutta una serie di difetti. L'unico aspetto che ha in comune con i vari capolavori è l'estrema linearità dell'evoluzione della storia.
Innanzi tutto dire che è stata ricostruita New York è davvero un eufemismo: le porzioni di città che potrete visitare sono quanto mai esigue, come limitatissimo è il ritaglio di quartiere (che include la casa di 50 Cent) in cui potrete vagare indisturbati tra una missione e l'altra. Giusto per ricordarvi come la vostra attenzione debba essere rivolta all'evoluzione della storia, vi sarà impedito di allontanarvi troppo (un centinaio di metri al massimo) dai punti chiave, a mezzo di obsolete barriere invisibili.
Nemmeno le missioni riescono a vantare una vastità delle ambientazioni degna di tale nome: il più delle volte coinvolgono un paio di isolati, se non addirittura un solo edificio in cui districarsi. A delimitare una sezione dall'altra ci sarà uno dei tanti salvataggi e un breve caricamento.
Mirino imbizzarrito
Questo tuttavia rappresenta anche un vantaggio, in quanto vi capiterà spesso di dover adempire alcuni obiettivi, la maggior parte dei quali risultano essere piuttosto vaghi e poco chiari, costringendovi a vagare senza meta attraverso ambientazioni alla ricerca di una fantomatica ispirazione, spezzando così il ritmo del gioco.
Ad aggravare un gameplay piuttosto lineare e piatto (che non si discosta nemmeno per sbaglio dal classico vai là, fai quello, uccidi tutti...) ci pensa la gestione del fulcro del gioco, ovvero le sparatorie: oltre a un eccessivo quanto fastidioso respawn delle forze nemiche (in numero davvero eccessivo) bisogna recriminare come la fase di mira sia del tutto ingestibile: i movimenti del mirino sono praticamente incontrollabili per i movimenti brevi (i cosiddetti aggiustamenti della mira), mentre sono troppo lenti quando si tratta di voltarsi di 180° per affrontare chi ci spara alle spalle. Il tutto è aggravato dall'inesistenza di un qualsiasi sistema di aggancio dei nemici, i quali spesso e volentieri corrono forsennatamente a destra e a manca, diventando obiettivi impossibili per le vostre sputafuoco.
Per fortuna avrete modo di cercare copertura dietro muri, oggetti delle ambientazioni e altri elementi che potrete anche agguantare e muovere assieme a voi per non esporvi ai proiettili nemici. Tutto ciò è tuttavia guastato dall'innaturale precisione dei vostri nemici, i quali sono perfettamente in grado di colpirvi anche a una cinquantina di metri di distanza.
Al vostro fianco figureranno inoltre altri musicisti, che si improvviseranno pistoleri, quali Lloyd Banks, Young Buck e Tony Yayo, i quali vi aiuteranno negli scontri a fuoco, forti di un'immortalità quanto meno assoluta.
Graficamente scadente
Nemmeno tecnicamente la situazione è positiva: se è vero che il vostro beneamato protagonista è molto ben realizzato, con una cura dei dettagli davvero buona, il tutto lascia amareggiati ogni qualvolta esso si muove: a scapito delle varie tecniche di motion capturing utilizzate, le sue movenze sono quanto meno goffe e tutt'altro che aggraziate (specie il salto).
Anche le ambientazioni risentono di una carenza di dettagli piuttosto evidente apparendo spoglie, prive di suppellettili e di qualsiasi ornamento capace di renderle credibili. Nemmeno dal punto di vista dell'interazione si può sorridere: pochi sono gli oggetti che potranno essere distrutti (tra i quali qualche bombola del gas, vasi, calcolatori...), i quali quasi scompaiono con una timida nuvoletta piuttosto che andare in mille pezzi. Per fortuna i muri avranno memoria di quanto fa venire il voltastomaco la vostra mira, in quanto manterranno impressi i fori dei proiettili, ma purtroppo allo stesso modo verranno danneggiati vetri, specchi e televisori, senza alcun accenno di frantumazione.
Un'ultima critica se la merita l'illuminazione, lontana anni luce (è proprio il caso di dirlo) da quanto si vede nei migliori titoli in commercio.
Sonoro ok
Se c'è un aspetto che si salva in questo 50C è il sonoro: a parte effetti più che mai nella media, la nota positiva riguarda la colonna sonora, composta da oltre 150 brani tra creazioni dello stesso cantante e di colleghi fedeli allo stesso genere musicale. Per la maggior parte di essi si tratta di successi del recente passato, canzoni realizzate ex novo, remix di esistenti nonché versioni strumentali realizzate apposta per il gioco per un totale di circa 8 ore di accompagnamento musicale (di cui circa 1,5 dello stesso 50 Cent, tra cui vanno menzionate I'm a Rider, Maybe We Crazy, Grew Up, Don't Make Me, I Run NY, I Warned You...).
Anche dal punto di vista del doppiaggio (in inglese) si può essere soddisfatti: 50C ha infatti prestato la sua voce al personaggio del gioco, imprimendo su disco ore di dialoghi.
In conclusione, se dal punto di vista del sonoro il gioco riesce a spiccare, ciò che manca il bersaglio è proprio il gameplay, che fino a prova contraria rappresenta il fulcro di un videogioco. La pecca maggiore è l'ingestibilità del mirino nelle sparatorie, accompagnata da una realizzazione tecnica piuttosto scadente. Un titolo, in conclusione, nemmeno raccomandabile ai fan del cantante.
50 Cent
5
Voto
Redazione
50 Cent
50 Cent: Bulletproof ha dalla sua una tonnellata di contenuti extra (tra cui circa 8 ore di accompagnamento musicale di varia specie) e un buon doppiaggio in inglese. Il resto è mediocrità assoluta, con punte di insufficienza piena.
La pecca maggiore riguarda la gestione del mirino nelle sparatorie (il cardine del gameplay), capace di rendere il gioco frustrante. Se a tutto ciò si aggiunge un'estrema linearità del gioco, una realizzazione grafica buona solo per il personaggio impersonato e un ritmo interrotto troppe volte da fasi di interpretazione degli obiettivi assegnati, si capisce l'insufficienza meritata da questo titolo. Sconsigliato anche ai fan del cantante, forse gli unici realmente interessati a sbloccare i tanti extra.
La pecca maggiore riguarda la gestione del mirino nelle sparatorie (il cardine del gameplay), capace di rendere il gioco frustrante. Se a tutto ciò si aggiunge un'estrema linearità del gioco, una realizzazione grafica buona solo per il personaggio impersonato e un ritmo interrotto troppe volte da fasi di interpretazione degli obiettivi assegnati, si capisce l'insufficienza meritata da questo titolo. Sconsigliato anche ai fan del cantante, forse gli unici realmente interessati a sbloccare i tanti extra.