90 Minutes

di Redazione Gamesurf
La già non troppo esaltante situazione generale viene ancor più peggiorata da un dinamismo dei giocatori veramente latente, che comporta diverse e irritanti decimi di secondo di pausa fra il ricevimento del pallone e ogni qualsivoglia movimento. Certo, é difficile terminare le partite con grappoli di gol, anche perché di fatto sono difficilmente attuabili le fughe "ciclistiche" palla al piede tanto care alla serie di FIFA... ma questo pare più dovuto ad una certa propensione al "ping-pong" di centrocampo, in stile Virtua Striker, piuttosto che ad un'effettiva bontà simulativa: le azioni che portano a realizzare una rete non sono quasi mai esaltanti, oltre a essere tendenzialmente ripetitive, e uno scarso impegno nella realizzazione delle scene di esultanza non invoglia certo a mantenere il pad fra le mani per troppo tempo

La modalità allenamento dovrebbe poi essere d'aiuto per padroneggiare al meglio rigori e punizioni... ma vista la totale impossibilità di donare un qualsiasi effetto al pallone calciato, il tutto si restringe ad un normale banco di prova per impratichirsi con i controlli di gioco, decisamente poco intuitivi e legati a più combinazioni contemporanee di tasti... cosa mai troppo facile sull'atipico pad Dreamcast
Tra i bonus a disposizione si può contare su limitato editor per squadre e giocatori, piuttosto limitato per quanto riguarda maglie e divise, vista l'inspiegabile mancanza delle fantasie più famose, ma abbastanza completo per la strutturazione dei giocatori, liberamente personalizzabili in quanto a peso ed altezza. Un po' deludente la gamma dei visi, numerosa ma molto simile fra loro e tendenzialmente poco credibili (sembrano caricature)
L'OMBRA DEL CREPUSCOLO?
Dal lato tecnico 90 Minutes é semplicemente pessimo. Discrete le scene d'introduzione a ogni partita, per quanto accompagnate da musiche decisamente poco credibili per una partita di pallone, ma i modelli poligonali e le animazioni dei giocatori sono quanto di peggio si sia visto in circolazione ultimante: gli atleti in campo sembrano tanti robot incapaci di alzare i piedi dal suolo e la cui caratterizzazione rispetto alle controparti reali risulta quantomeno ilare. La fisicità della palla, ridotta ad un ammasso di pixel rotolante, é quanto di più lontano si sia visto nell'ultimo Winning Eleven 5, così come la realizzazione del pubblico, costituita da una manciata di bitmap ciclici e mal animati. Il tutto va ad aggiungersi ad una scelta cromatice delle palette di colore forse troppo viva, che infastidisce molto l'occhio durante la visione della partita. Aggiungete aliasing e flickering molto accentuati e avrete un quadro sin troppo definito della situazione