Stranger of Paradise: Final Fantasy strizza l’occhio al mondo dei souls
Final Fantasy: ritorno alle origini?
Ricordate il primo Final Fantasy? La risposta non è sempre facilissima visto che stiamo parlando di un titolo del 1987 arrivato ufficialmente in Europa solo nel 2003 e che, sebbene capostipite di una saga a dir poco storica, molti tra i più giovani gamer potrebbero essersi perso. Se all’annuncio di Stranger of Paradise Final Fantasy Origin avete pensato di aver trovato l’occasione giusta per vivere o rivivere questa avventura, chiariamo subito che non sarà così. Stiamo infatti parlando di un titolo che prende a piene mani dal primo Final Fantasy, ma ne dà una propria interpretazione sia dal punto di vista del gameplay che da quello della trama.
Square Enix ha deciso di mettere il suo marchio più celebre nelle mani del talentuoso Team Ninja che ha sfruttato l’esperienza maturata con la serie di Ninja Gaiden e Nioh per creare un action in grado di mescolare un gameplay tanto ragionato alle sue fonti quanto elettrizzante nella sua resa a video, con alcune meccaniche in stile “souls”, genere capace di stregare tantissimi fan. Se nelle prossime righe avremo tutto il tempo per analizzare il gameplay, ribadiamo e chiariamo che anche a livello narrativo non siamo davanti a una riedizione del titolo originale, ma di una rivisitazione che cambia diversi elementi della trama. Ora, a dirla tutta il primo Final Fantasy aveva un canovaccio abbastanza lineare senza particolari espedienti, puntando maggiormente su un solido gameplay JRPG, e anche Stranger of Paradise non si può dire che punti più di tanto sulla storia.
La narrazione è un ottimo spunto per legare le diverse missioni e sin da subito facciamo conoscenza con Jack (il nostro protagonista), Ash e Jed, impegnati a rendere reale la profezia che annuncia quattro guerrieri della luce capaci di risvegliare il potere di altrettanti cristalli e sconfiggere Caos, l’essenza di tutti i mali che affliggono il regno di Cornelia. I tre amici non resteranno per molto tempo soli, d’altro canto se i cristalli sono quattro… ma non vogliamo spoilerarvi nulla. L’avventura ha degli interessanti snodi e i risvolti legati a Jack si sono rivelati molto interessanti, ma il Team Ninja ha lasciato tanti fattori appena abbozzati, puntando quasi unicamente sul gameplay.
Un vero peccato, perché con qualche attenzione in più si sarebbe potuto confezionare un prodotto di altissima qualità a 360 gradi, ma le basi per un futuro radioso di questa nuova formula ci sono e fanno ben sperare… con l’augurio però di non vedere più le tristi sezioni di dialogo, avviabili in maniera totalmente asettica da schermate fisse tra una missione e l’altra. Ad ogni modo, come avrete già capito, il piatto forte dell’offerta è tutto quello che gravita attorno al combattimento, ma a differenza di altri marchi, non vi è nessuna barriera all'ingresso. Infatti sono presenti tre livelli di difficoltà, così da dare accesso praticamente a ogni tipologia di pubblico. Il livello più alto offre un’esperienza davvero molto impegnativa, quello mediano alterna momenti fattibili ad altri più complicati, mentre quello entry level viene presentato dal tutorial stesso come modalità pensata per chi vuole godersi la storia. Ora, troviamo abbastanza inutile una simile scelta visto che, come abbiamo detto, Stranger of Paradise è tutto fuorché un gioco basato sulla trama, ma sempre meglio avere un'opzione in più che una in meno.
Attraverso una mappa del mondo avremo accesso a diverse missioni e tutorial. Di volta in volta che termineremo un capitolo della storia principale sbloccheremo nuove missioni, ma nulla ci vieterà di tornare sui nostri passi ad allenarci, magari sfruttando la sempre gradita co-op online. I livelli sono tutti ben realizzati, sebbene l’esplorazione sia abbastanza lineare e sarà difficile perdersi, tanco che l’assenza di una mappa in game non è un gran problema e al massimo rischieremo di perdere per strada qualche stanza segreta o dei forzieri posti in posizioni un po’ più defilate.
Scenderemo in campo guidando Jack portando con noi due tra i nostri compagni e saremo impegnati in tantissime battaglie contro i vari nemici che, ovviamente, sono presi dall’universo di Final Fantasy. Ci sono avversari di tutte le misure e per tutti i gusti e non mancano presenze storiche come Kyactus e l’infamissimo Tomberry (a cui da decenni auguriamo sempre le peggiori disgrazie). Il combat system è decisamente complesso e pieno di opzioni, a partire dalla scelta della classe da utilizzare. Intraprendere una strada non preclude nulla, infatti potremo mettere “in panchina” l’attuale classe e sceglierne una diversa da portare avanti, per poi tornare alla precedente.
Il gameplay conquista, la grafica un po’ meno
Per la precisione, potremo equipaggiare due classi alla volta e in combattimento saranno intercambiabili in modo rapido, tanto che con il giusto tempismo arriverete anche a concatenare attacchi di diversi “jobs”. Il sistema è molto complesso, perché ogni classe (ce ne sono davvero tante e possono anche essere evolute) offre svariate migliorie e personalizzazioni che vanno a riflettersi sia sulle caratteristiche del personaggio, sia sulle combo. Oltre a questo, persino gli oggetti equipaggiabili possono dare un influsso positivo a specifiche classi e tutto ciò vi fa capire quanta customizzazione si possa mettere in campo. Personalmente ci siamo divertiti molto a giocare come maghi generici e maghi bianchi, alternando comunque altre specializzazioni.
Non ci si limita a colpire da lontano con una magia o da vicino con una spada, ma ci sono tantissimi stili differenti che faranno la felicità di ogni gamer, inutile dire che riuscire a padroneggiarli tutti è una sfida difficile ma estremamente soddisfacente, oltre che utile per sconfiggere ogni nemico. Gli attacchi si basano sul tasto dorsale destro (con pressione variabile per differenti effetti), più l’uso del grilletto destro per attivare magie o colpi speciali legati all’uso di punti magia. Non mancano parate e schivate e a rendere il piatto ancora più ricco c’è lo scudo spirituale che se usato con il giusto tempismo fa recuperare magia e può "rubare" momentaneamente i colpi segreti degli avversari. Sacrificando una ampia quota di magia potremo anche sfruttare il Lux, un potenziamento generale che per un tempo limitato ci renderà ancora più forti.
Attaccare a testa bassa non funziona. O meglio, potrebbe anche funzionare con alcuni nemici più deboli, ma tendenzialmente è alto il rischio di prendere sonore mazzate e magari ritrovarsi esausti e in balia del nemico per i troppi colpi subiti, quando invece dovremmo puntare a fare la stessa cosa con i nostri antagonisti. Con il passare del tempo e con il susseguirsi degli avversari dovremo cercare di ricordarne il comportamento e i punti deboli per cercare l’approccio migliore, ma in molte occasioni ci ritroveremo circondati, per fortuna i nostri compagni sono di grande aiuto e poter sfruttare il sistema di puntamento su un singolo nemico è utilissimo per non menare fendenti al nulla. Mi rendo perfettamente conto di aver scritto un mare di informazioni e di averne lasciate alcune da parte, ma non spaventatevi: il combat system di Stranger of Paradise è sì elaborato, ma non impossibile da padroneggiare.
Con tutte le sue variabili, una volta trovate le proprie preferenze, combattere diventa divertentissimo e adrenalinico e una volta riusciti a prendere dimestichezza con una classe viene voglia di provarne altre per misurarsi con nuovi pattern. Bisogna davvero fare i complimenti al Team Ninja per l’ottimo lavoro svolto che, da questo punto di vista, ci ha soddisfatti davvero tanto. Attraversando i livelli troveremo dei prismi che faranno da punti di salvataggio in cui rifocillarsi e studiare nuove tattiche, ma quando ne useremo uno ricompariranno tutti i mostri sconfitti sino a quel punto (vi ricorda qualcosa?). Non abbiate paura di morire, i prismi sono abbastanza vicini tra loro e porterete con voi tutto quello che avrete raccolto sino a quel momento, con solo alcuni punti magia che dovranno essere recuperati combattendo.
Ci siamo divertiti? Si, davvero tanto, ma non abbiamo non potuto notare alcuni difetti, oltre a quelli già citati sulla trama. Stiamo parlando del comparto tecnico che, sebbene musiche e doppiaggio anglogiapponese siano buoni (testi tutti in italiano), lascia a desiderare dal punto di vista grafico. Abbiamo giocato su PlayStation 5, ma a parte alcune situazioni, l’effetto “next gen” non si è fatto sentire molto, nemmeno utilizzando l’apposita opzione per favorire la qualità visiva rispetto alla fluidità. L’impatto generale è leggermente “sporco” e a volte, andando a soffermarsi sui particolari, la qualità cala ulteriormente. Stranger of Paradise non è certo un brutto titolo da vedere, ma ci saremmo aspettati qualche cosa di più, anche per quel che riguarda l’ottimizzazione.
Il frame rate in diversi casi ha subito visibili cali, cosa che non ci saremmo mai aspettati da una produzione di questa portata e che, purtroppo, va a influire sul nostro giudizio finale. Il sodalizio tra Team Ninja e Square Enix è comunque positivo, soprattutto per l’ottimo gameplay, mentre trama e tecnica potevano essere sviluppate meglio. Vi ricordiamo che sullo store Sony potrete trovare una demo giocabile (che comunque non sarà disponibile per sempre) per scoprire se anche voi resterete affascinate dalle meccaniche di gioco, tenendo anche da conto che i progressi fatti verranno mantenuti quasi in toto qualora decideste di comprare il titolo completo. Chissà, magari in futuro uscirà un nuovo episodio e ci sarà modo per fare ulteriori passi in avanti: inutile dire che ce lo auguriamo di tutto cuore!
Gallery
Versione Testata: PS5
Voto
Redazione