Life is Strange True Colors: tutto lo spettro dei sentimenti in un videogioco.
True Colors è forse il gioco più ambizioso dei Dontnod. Forti dei successi dei precedenti capitoli, il team francese esplora il mondo dei sentimenti. A modo suo.
Life is Strange è una saga ormai ben consolidata nell’immaginario dei giocatori, che con Life is Strange 2 e Tell me Why ha mostrato un po’ il fianco ad una certa stanchezza strutturale pienamente percepibile. Non facile, quindi, il compito di Deck Nine (sviluppatori nel 2017 di Life is Strange: Before the Storm) che con Life is Strange: True Colors riprendono in mano un brand che avevano dimostrato di saper maneggiare piuttosto bene.
Messa fa parte la storia di Chloe e Amber, lo studio di sviluppo americano ha, con coraggio, portato più in alto l’asticella dell’ambizione, con un gioco che punta a raccontare in maniera sincera e genuina, una delle cose più difficili da raccontare: le emozioni. Ci troviamo così a vestire i panni di Alex una ragazza orfana di 21 anni che dopo un’infanzia e un’adolescenza piuttosto turbolente, trova finalmente un potenziale nuovo equilibrio grazie a suo fratello Gabe. Trasferitasi nella piccola e accogliente Haven Spring, Alex è pronta ad una meritata stabilità. La vita però non sarà clemente con Alex, e la tragica e inaspettata morte del fratello metterà in moto tutta una serie di eventi che si dipanano all’interno di cinque capitoli, disponibili da subito e non più rilasciati a cadenza mensile come per i titoli precedenti.
Alex, come per i precedenti personaggi della saga, nasconde un potere piuttosto singolare e importante. La ragazza è infatti in grado di percepire, fare sue e spesso e volentieri interpretare le emozioni delle persone che la circondano. Un potere tanto affascinante quanto pericoloso, in particolare quando emozioni estreme e piuttosto “forti” scatenano dei Nova (così sono chiamati nel gioco): momenti in cui Alex percepisce e reagisce come se stesse provando proprio i sentimenti della persona vicino a lei.
Viste le premesse del gioco, il rischio di una trama fragile e inconsistente era dietro l'angolo e invece Deck Nine riesce a sorprenderci con una storia che regge fino alla fine (nonostante un finale un po’ troppo frettoloso e che accelera in maniera innaturale il ritmo della narrazione). Se infatti da una parte troviamo una storia piuttosto semplice nella sua essenza, la bellezza di True Colors sta nel saper raccontare le emozioni con una sorprendente genuinità, mettendo il giocatore nelle condizioni migliori per empatizzare con Alex e rende sua l’avventura. Ogni personaggio è credibile, ogni tipologia di emozione viene fuori in maniera sempre molto naturale, e non sia ha mai la sensazione di star giocando qualcosa di forzato o irrealistico. Inoltre, le scelte che spesso ci troveremo a dover prendere - e che influiranno sull’evoluzione della storia - saranno sempre molto condizionate dalle emozioni percepite, rendendo in più occasioni ancora più pesante e importante la scelta stessa.
Farvi qualche esempio vorrebbe dire fare spoiler, quindi ci asteniamo dall’entrare nel dettaglio di una storia che merita di essere scoperta pad alla mano; quello che ci limitiamo a ribadire è che tutto funziona, in maniera decisamente più convincente di Life is Strange 2 e dello stesso Tell Me Why.
Gli sviluppatori americani sono stati anche molto bravi nell’inserire piccole cose in grado di alleggerire il carico emotivo, con un capitolo in particolare che trasforma letteralmente il gioco in un altro genere, pur non perdendo mai la messa a fuoco sulla struttura principale dell’esperienza. A questo si aggiungono tutta una serie di piccoli diversivi (videogiochi, biliardino ecc.) che nella loro semplicità, riescono nell’intento di far riprendere fiato al giocatore.
True Colors è indubbiamente il titolo della saga più bello da vedere. Ci sono momenti in cui sedersi sul molo di Haven, con in sottofondo brani provenienti da una OST degna di Life is Strange, è una cosa che potreste fare per ore. I paesaggi e gli scorci sono davvero ottimi così come i modelli dei personaggi che, grazie al performance capture, riesco ad essere finalmente espressivi e credibile in maniera davvero naturale. Un fattore necessario per un gioco che punta tutto sul fattore emotivo. Peccato per una serie di magagne sotto l’aspetto della fluidità e del frame rate, ma confidiamo che vengano sistemate con una piccola patch, ad ogni modo niente di tragico o che possa influire in maniera negativa sull’esperienza di gioco.