Marvel’s Guardians of the Galaxy – Recensione
Everybody Wants to Rule the World
Tra le diverse formazioni di supereroi presenti nel cinema o nei videogiochi, probabilmente quella che ci è rimasta più impressa ha come protagonisti un terrestre allontanato dal suo pianeta natale, un distruttore incapace di comprendere le metafore, un procione alieno, un albero antropomorfo di poche parole e la figlia adottiva di Thanos.
Questo gruppo eterogeneo di personaggi inventati nell’Universo Marvel compone una delle formazioni dei Guardiani della Galassia, probabilmente la formazione più conosciuta grazie anche al successo cinematografico della pellicola omonima diretta da James Gunn.
La banda di mercenari capitanata dal famoso Star Lord (chi?) ha il compito di proteggere il cosmo dalle varie minacce che cercano continuamente di sconvolgerne l’equilibrio, sebbene per la maggior parte del tempo si occupi di ottenere il maggior numero di crediti possibili svolgendo diversi incarichi al limite della legalità.
Dopo essere rimasti “scottati” nel giocare Marvel’s Avengers, questi giorni li abbiamo passati in compagnia di Marvel’s Guardians of the Galaxy accorgendoci che forse, al netto di qualche piccolo difetto tecnico e ludico, bastava veramente poco per produrre un titolo capace di intrattenere senza troppe pretese. E soprattutto accompagnato da una buona sana dose di divertimento.
TURN UP THE RADIO
A differenza di quanto ci si potrebbe aspettare, o forse in parte si vorrebbe nel caso dei più appassionati lettori di fumetti, la storia di Marvel’s Guardians of the Galaxy è completamente originale e creata ad hoc per prendere le distanze sia dal Marvel Cinematic Universe, che da qualche run sui fumetti.
Peter Quill parte quindi dalla Terra alla volta dell’universo, sebbene i diversi flashback a cui assistiamo dall’inizio del gioco servono soltanto per approfondire il background del protagonista durante la classica missione sottovalutata dove i Guardiani, per conto della temuta regina di Seknarf Nove, devono intrufolarsi illegalmente in una zona di quarantena per catturare un mostro.
La sequela di eventi porterà chiaramente i Guardiani della Galassia a scontrarsi con diverse situazioni poco piacevoli, ognuna pronta non solo a metterli alla prova ma anche a porli in contatto con diverse personalità note dell’Universo Marvel.
Evitando di scendere troppo nei particolari, come al solito con l’intenzione di evitare spoiler di ogni sorta, la banda capitanata da Peter Quill dovrà perciò fare di tutto per interrompere questa sfortunata serie di eventi, cercando contemporaneamente di creare un affiatamento e una fiducia migliore di quella mostrata in partenza.
Al netto di quello che si potrebbe pensare, lo stile della narrazione riesce ad acclimatare subito novizi e appassionati senza fare troppe differenze, complici la moltitudine di linee di dialogo presenti nella sceneggiatura del gioco, capaci insomma di tenerci compagnia per tutte le sessioni a cui prenderemo parte senza farci stare -letteralmente- un minuto intero in silenzio.
I Guardiani della Galassia immaginati da Eidos non smettono mai di parlare, sono sempre pronti a dirsele e darsele di santa ragione, non conoscono limiti o rispetto o affermazioni politicamente corrette, e finiscono sempre per mettersi contro qualsiasi interlocutore con la stessa facilità con cui Groot pronuncia la terzina di parole “I Am Groot”.
La notevole quantità di easter egg presenti nel gioco soddisferà il palato degli appassionati, accompagnando uno storytelling davvero ben scritto, capace insomma di partire con calma, prendersi il tempo necessario a svilupparsi e poi esplodere, con forza, mettendo a nudo il background di ognuno dei componenti della formazione.
Nella ventina di ore necessaria a concludere il gioco, gli utenti potranno simpatizzare con i Guardiani della Galassia imparando le loro debolezze, nonché i loro punti di forza, in un racconto che punta a soddisfare, grazie anche a una buona dose di spettacolarità.
SPACE RIDERS WITH NO NAMES
Sul fronte meramente ludico, Marvel’s Guardians of the Galaxy è un action in terza persona dove andremo a interpretare Star Lord come personaggio attivo su schermo, mentre gli altri membri del team potranno essere chiamati all’azione grazie a una combinazione di tasti precisa, che ne attiverà le abilità a seconda della situazione.
Ognuno dei membri del gruppo può farsi avanti durante l’esplorazione, sfruttando delle abilità piuttosto basilari come creare un ponte di rami con Groot oppure sollevare piccole piattaforme con Drax. Trattandosi di un titolo composto da missioni lineari in diversi scenari, ognuna delle micro-aree esplorabili può essere controllata da cima a fondo con l’intenzione di trovare collezionabili o componenti con cui potenziare alcune abilità del nostro alter ego su schermo.
L’attenzione all’esplorazione non viene premiata solo con lo sblocco di qualche achievement dedicato, bensì sarà possibile trovare dei particolari olonastri necessari per approfondire il background della zona esplorata, mentre alcuni oggetti chiave potranno essere portati sulla Milano (astronave dei Guardiani della Galassia) al fine di sbloccare linee di dialogo uniche pensate per approfondire l’identità dei personaggi.
I puzzle ambientali sono piuttosto semplici, realizzati insomma per non impensierire in alcun modo il giocatore di fronte allo schermo, ragione che potrà in qualche modo permettere anche di coinvolgere un pubblico più giovane a patto che il titolo venga giocato alla difficoltà base, perciò meno impegnativa.
Nei panni di Star Lord potremo combattere sia corpo a corpo, nelle situazioni più affollate, oppure tramite i blaster elementali che trasformano il gioco in uno sparatutto piuttosto frenetico. Armato di blaster potremo a tutti gli effetti cercare di gestire gli scontri a distanza, magari sparando qualche colpo elementale mentre svolazziamo per l’area di gioco con i nostri stivali-razzo.
Le abilità dei compagni potranno essere attivate sempre premendo una combinazione dei tasti dedicata, un modo come un altro per impartire ordini al gruppo così da creare delle combo efficaci quanto risolutive nel corso dello scontro. Drax può ad esempio stordire i nemici, Groot può imprigionarli grazie alle radici mentre Rocket può lanciargli una bella granata effettuando danni devastanti.
Se la situazione dovesse sfuggirci di mano, possiamo attingere in alcuni momenti all’abilità Adunata, meglio caratterizzata da una sorta di call-to-arms dove sarà importante fare un discorso motivazionale al fine di sbloccare dei power up utili a infliggere danni maggiori.
TAKE ON ME
Marvel’s Guardians of the Galaxy è davvero un gioco ben costruito, soprattutto sul fronte del comparto grafico. Ognuno degli scenari esplorati si è rivelato ricco di dettagli, pieno zeppo di elementi capaci di attirare la nostra attenzione a 360°, evitando tra l’altro di scendere nel banale.
Sebbene le zone non siano eccessivamente grandi, Eidos Montreal è comunque riuscita a rendere ogni scenario ben strutturato, persino equilibrato soprattutto se messo a confronto con elementi similari, lontani però dal concetto di open world. Il character design si rivela in linea con gli ideali che ci hanno trasmesso i Guardiani della Galassia sia sui fumetti che al cinema.
La colonna sonora è probabilmente la parte più riuscita del prodotto, una tracklist capace di riportarci indietro nel tempo dritto negli anni ’80, in compagnia di band conosciute in tutto il mondo ma anche di autori inventati come gli Star Lord.
E i difetti? Beh, il titolo ogni tanto presenta qualche bug piuttosto molesto, pronto persino a interrompere il gioco costringendosi a un riavvio, ma anche una struttura lievemente ridondante per colpa di un sistema povero di contenuti, probabilmente non in linea con offerte sul genere che garantiscono un numero di abilità maggiore.
Il gioco offre anche delle scelte multiple stile avventura narrativa, elementi che purtroppo non ci garantiscono la possibilità di staccarci troppo dalla storia scelta da Eidos come avremmo voluto, ma che in ogni caso ci permetteranno di scegliere di portare a termine un eventuale new game plus per vedere come sarebbero andate le cose, in piccolo, scegliendo una risposta diversa.