Recension Age of Empires 4: La storia diventa un videogioco

di Simone Marcocchi

Microsoft si gioca l’asso con l’arrivo di Age of Empires 4, collocato in un momento perfetto a livello di uscite-marketing, segno anche di quanto la casa di Redmond miri verso l’alto con il proprio RTS di punta. Non vi sarà sfuggito il voto assegnato in fondo alla pagina, quindi non facciamo troppi giri di parole, questo gioco è un po’ come la “Stanza dello Spirito e del Tempo” di Dragon Ball, appena lo avviate le lancette dell’orologio iniziano a scorrere veloci, e così i giorni, i mesi…

OSCURANTISMO A CHI?

Il medioevo non fu assolutamente un periodo “buio”, tutt’altro, e questa affermazione idiota, considerata per anni come attendibile, la potete toccare con mano. La semplicità della vita di mille anni fa, nella complicatissima arte della sopravvivenza, attraversava epoche di conquista, l’evoluzione dell’ingegneria, la bellezza che prende forma nell’arte in molti modi ritenuti impossibili fino a poco tempo prima, mentre la natura si trasforma, plasmata non sempre al meglio, dalle mani dell’uomo. Nella sua vastità il gioco si compone di tre enormi parti, talmente vaste che avrebbero potuto creare tre giochi per ciascuna e volendo la quantità di ore che spenderete in ognuna di esse vi farà capire quanto sia vero: 

- L’Arte della Guerra: sono i primi passi che tutti dovrebbero intraprendere, sia gli esperti, sia i novizi. Il sistema infatti prevede una serie di sfide a tempo - per le quali è davvero arduo prendere l’oro - che spiegano agli utenti in quale modo intraprendere azioni basilari e successivamente sempre più complesse, con mini-quest che spingono i giocatori a migliorare i propri risultati, ma soprattutto a comprendere le meccaniche e ancora di più ad emanciparsi per capire, giocando, quali siano le strade migliori e più veloci per raggiungere i goals di una partita. 

- Campagna: dotata di carismatiche cinematiche, con un eccellente doppiaggio in italiano, è parte del fulcro del gioco stesso. Rivivere campagne storiche, affrontare un nemico reale sul campo di battaglia riempie di orgoglio e permette a tutti di immedesimarsi nei panni di grandi condottieri del passato. Non sono esenti poi le missioni secondarie, che portano in dote deviazioni intelligenti ai lunghi assedi basati su parecchi assalti delle nostre truppe, ma anche su ovvi piani strategici che mirano a far lavorare la materia grigia di chi è davanti allo schermo. Di queste è interessante il sistema adottato dal team di sviluppo. Non è assolutamente difficile apprendere le meccaniche o affrontare il nemico, nel momento però in cui si sbaglia approccio si rischia di finire decimati nel giro di un attimo. Curiosamente devo dire che faccio un plauso anche alle scelte adottate sul fronte “difficoltà”. In quasi tutti i videogames (in generale) infatti c’è un livello di difficoltà di riferimento e gli altri che tendono ad addolcire o insaporire la formula pensata dagli sviluppatori, non riuscendo però ad essere come quello standard. In questo caso invece sembra tutto adeguato (e divertente) qualsiasi sarà la scelta adottata. Ciò che cambia è in sostanza la barra della vita del nemico, la resistenza delle strutture e la scelta di assalti ai vostri accampamenti, ciò determina anche un lecito (e corretto) comportamento del giocatore che dovrà mostrare di che pasta è fatto durante la propria campagna bellica, ma in qualsiasi caso si divertirà non poco, anzi potrà magari scegliere qualcosa di più accessibile per conoscere meglio una specifica battaglia, per poi ricaricare il tutto con un livello più ostico.

- Schermaglia: come la campagna è anch’essa parte della logica dei giocatori della serie Age of Empires che più amano. Che sia in singolo o in multiplayer, da soli o con l’aiuto di amici, tutti contro tutti o contro le IA, insomma ce n’è per tutti i gusti. Come i pazzi furiosi che imparano ogni dettaglio per ottenere il massimo dalla produzione del proprio esercito, tutti quanti dovranno conoscere ogni aspetto più profondo ed intrinseco nel creare l’egemonia di un popolo, portarlo a creare un potente esercito e lanciarlo in battaglia primeggiando e schiacciando gli avversari come solo la miglior partita di Risiko può fare.

La parte in cui è giusto evidenziare qualche difetto non merita nemmeno un capitolo a sé. Qualche bug della prima ora è stato riscontrato - tenendo conto che mi è stato dato l’accesso molto prima dell’uscita -, con alcune brutali uscite dal client, ma nulla che non possa essere corretto. L’IA sarà probabilmente vista e rivista fino alla fine del supporto al gioco, ma è chiaro che funzioni già piuttosto bene, tenendo conto che nei casi in cui le truppe prendano libere decisioni (errate) risulti anche più simile ad un comportamento umano. Le grandi quantità di soldati a schermo si muovono discretamente bene sul territorio, ma hanno qualche saltuaria incertezza nel movimento quando sono troppo vaste, tenendo conto che la “massa” delle truppe avrebbe meritato una gestione più comoda e meglio suddivisa, forse per questo si sarebbe potuto sacrificare un po’ di tradizione a vantaggio dell’innovazione. 

Age of Hardware

Sul fronte tecnico ci troviamo davanti a scelte semplificate, ma per nulla semplicistiche, anzi, il lavoro dei Microsoft Studios è stato teso ad ottenere il massimo possibile dal minor impiego di hardware sul mercato PC, così che la platea possa essere la più vasta possibile e tutti ne possano godere. Una GTX 970 (rebrand di una GTX 1060) è più che adeguata per giocare a questo titolo. Ho già parlato dello splendido doppiaggio (a livello cinematografico) scelto per i dialoghi e le introduzioni alle battaglie, ma anche le musiche ricreano le atmosfere del tempo. Se le truppe si assomigliano tra loro, cosa che rende questo titolo più leggero -, ma anche più leggibile e gestibile sul piano tattico - difficilmente troverete due animazioni simili tra guerrieri posti vicini tra loro e questo offre un passaggio di profondità in più, unito al fatto che tutti si muovono in modo disinvolto e piacevole da vedere.