Recensione Assassin's Creed Valhalla: L'alba del Ragnarok
Ubisoft prosegue il viaggio di Odino conducendolo a Svartalfheim, luogo teatro dell’avvento di Surtr e del cosiddetto Ragnarok.
Come ci è capitato di vedere in passato con Assassin’s Creed Odyssey, anche Valhalla, con l’avvento della sua ultima espansione, si sta concentrando più sull’epica legata alla mitologia, in questo caso quella norrena, piuttosto che continuare a tracciare una rotta per il viaggio di Eivor.
Sebbene le due figure siano legate da un filo conduttore potente, quello che vivremo ne “L’Alba del Ragnarok” finisce per concentrarsi totalmente sulla figura di Havi, uno dei tanti nomi di Odino, e sulle peripezie che hanno condotto quest’ultimo ai piedi del potente gigante di fuoco Surtr.
L’arena in cui questi due potenti esseri si scontreranno è il mondo di Svartalfheim, conosciuto ai più come il regno in cui vivevano gli elfi scuri e i nani, due razze importanti spesso citate nel poema di Edda.
L’ALBA DEL RAGNAROK
L’incipit di questa espansione è semplice quanto efficace: durante uno dei tanti ritorni a Ravensthorpe, Eivor decide di riposarsi sotto un vischio e, come mai accaduto prima, riceve una visione che coinvolge gli Dei Baldr e Odino. Dopo aver chiesto consiglio a Valka, quest’ultimo riceve la possibilità di compiere un rituale che finisce per trasportarlo, come accaduto in precedenza più volte, nei panni di Havi all’interno del mondo della mitologia norrena.
L’ambientazione si sposta repentinamente dall’Inghilterra a Svartalfheim, dove Havi e Frigg sono alla ricerca del figlio Baldr, catturato e tenuto prigioniero da qualche parte dal gigante di fuoco Surtr.
Lo scontro tra i due rivela una debolezza di Odino del tutto inaspettata, debolezza che lo spinge a cercare aiuti e risposte dai nani, che a fatica cercano di sopravvivere all’invasione tenuta dai giganti di fuoco. Grazie a questa espansione faremo la conoscenza di qualche personaggio importante della mitologia norrena, come la potente Sinmara (qui moglie di Surtr) o il nano Ivaldi, ognuno ben caratterizzato ma non sempre dotato di un background convincente.
Saranno proprio i nani a fare dono ad Havi di un potente manufatto chiamato Predatore di Hugr, oggetto capace di fargli acquisire particolari poteri da utilizzare in battaglia, o durante l’esplorazione.
SQUADRA VINCENTE NON SI CAMBIA
Questa espansione di Assassin’s Creed Valhalla si tiene ben stretta la struttura ludica del gioco principale, inserendo per l’occasione giusto qualche caratteristica extra al fine di rendere l’esperienza di gioco un pelino più dinamica e avvincente, complice sicuramente l’inserimento dell’artefatto chiamato Predatore di Hugr.
Bisogna intanto sottolineare che gli sviluppatori hanno questa volta deciso di permettere a tutti di accedere all’espansione senza troppa fatica: anche i nuovi giocatori, una volta completato l’insediamento di Ravensthorpe e una volta accettato Valka tra le proprie fila, potrà infatti accedere al pacchetto “L’Alba del Ragnarok” grazie a una funzione di fortificazione, pensata appunto col fine di portare il livello di equipaggiamento di Eivor, e le sue abilità, a un livello tale da poter affrontare il tutto in un batter d’occhio.
Arrivati nel regno di Svartalfheim il colpo d’occhio è sorprendente: sebbene si tratti di un mondo immaginario, qui perciò reinterpretato dagli sviluppatori, non si può fare a meno di soffermarsi a guardare il panorama per qualche minuto durante la prima sincronizzazione.
Enormi foreste nascondono dei rifugi di fortuna in cui si nascondono i nani sopravvissuti all’assalto dei giganti di fuoco, enormi statue di nani guerrieri rompono il paesaggio naturale con l’imponenza della loro mole e precisione nell’intaglio, mentre alcune zone sembrano essere “abitate” sia da giganti del fuoco, che di ghiaccio, vista la formazione di terreni sia magmatici che innevati. Le radici di Yggdrasil riempiono il cielo oltre le montagne, mentre alcune formazioni cineree si stagliano in cielo nascondendo oscuri segreti.
Sul mero fronte ludico, L’Alba del Ragnarok sfrutta il sistema classico suddiviso tra missioni principali e secondarie, così da permettere ai giocatori di vivere la storia in un ciclo che occuperà almeno quindici ore del vostro tempo, a patto che siate comunque disposti ad esplorare buona parte della mappa al di fuori della storia principale. Concludendo quest’ultima, infatti, sarà possibile accedere a una serie di sfide proposte da una Valchiria, in pratica delle arene a scontri in cui scegliere la difficoltà, così da ottenere una valuta speciale con cui comprare un set dedicato interamente a Odino.
Il Predatore di Hugr regala qualche approccio diversificato sia nel combattimento che nell’esplorazione. Esistono infatti abilità sottratte ai giganti che possono permetterci di annullare il danno da fuoco, nasconderci in bella vista tra i nemici oppure addirittura trasformarci in un corvo per esplorare la mappa semplicemente volando. La mimetizzazione si rivela ottima con personaggi entry-level, quelli appena potenziati insomma, ma affrontando il gioco a level cap raggiunto si perde quasi totalmente la necessità di approcciare in modo attento agli scontri (a meno che non interveniate sulle opzioni e selezioniate il livello massimo)