Recensione Battletoads: un gradito ritorno
Era l’ormai lontano 1991 (sigh, chi scrive inizia a sentirsi veramente vecchio, NdR), e sulla scia dell'imperante successo all’interno della cultura pop di simpatiche creature antropomorfe, capitanate dalle famosissime Tartarughe Ninja, Rare decide di lanciare la proprio formazione sotto forma di videogioco.
Battletoads è un picchiaduro a scorrimento piuttosto adulto nei contenuti, in cui i giocatori possono controllare un trio di rane dalla lingua sciolta ed esteticamente tamarri. La storia li porta a combattere la loro principale rivale, la Dark Queen.
Il gioco è un successo a livello di gaemplay ma, dopo la versione arcade di qualche anno dopo, purtroppo scompare completamente dai radar. Tutto tace fino all’arrivo della Rare Replay. Un’operazione nostalgia a cui fa seguito l’annuncio di un nuovo gioco durante l’E3 2018 e l’uscita - a dir la verità piuttosto in sordina - nella giornata del 20 agosto 2020.
Il leader Zitz, il tamarro Rash e il colosso Pimple sono tornati in una veste grafica completamente rivisitata con uno stile in 2.5D animato a mano. Al netto di una modernizzazione che affronteremo a breve nella recensione, il ritorno è stato affidato allo sconosciuto team inglese di Dlala Studios, con la supervisione costante di Rare.
Un ritorno che sia sotto l’aspetto estetico quanto quello ludico prende le distanze in maniera piuttosto netta dal passato. Il primo impatto è sicuramente quello visivo, con uno stile eccessivo e fumettoso, in linea con quelle che sono le attuali produzioni cartoon di major come Cartoon Network.
Uno stile che calza a pennello con un leitmotiv tendendente sempre al no sense più spinto, con dialoghi, situazioni e sceneggiatura che pongono i nostri ranocchi antropomorfi all’interno di contesti assurdi e in grado di strappare più di una piacevole risata.
In termini puramente narrativi il titolo gioca tantissimo sulla lunga assenza dei tre personaggi sugli schermi videoludici. I tre devono trovare il modo per tornare nuovamente famosi, e la loro più grande chance sarà un team up nientemeno che con la loro più acerrima rivale: la Dark Queen. Incipit necessario a buttare i giocatori all’interno di un picchiaduro a scorrimento piacevolissimo, per nulla banale nel suo move set e con un grado di sfida che - tendendo sempre verso l’alto - saprà soddisfare gli amanti delle sfide old school.
Il sistema di combattimento è sicuramente il fiore all’occhiello di una produzione che sembra sicuramente intelligente e consapevole. Ognuno dei tre personaggi ha le sue abilità peculiari. Pimple è il fracassone del gruppo, lente ma molto efficace; Zitz va delle velocità e del combattimento aereo il suo marchio di fabbrica, mentre Rash è piuttosto efficace nel danno ad area. La combinazione di questi tre stili è tutt’altro che superficiale,anzi! Grazie ad un prezioso tag attivabile in qualsiasi momento, giocando in single player è possibile concatenare una serie di combo devastanti e poderose, in grado di far salire il rating del combattimento verso l’agognata S. Stando sempre sul combat system, abbiamo particolarmente apprezzato la varietà di nemici e la presenza di una serie di mosse che sfruttano la prensilità della lingua dei personaggi in grado di offrire veramente una sfida appagante, in cui l’approccio più ragionato e strategico può essere il più efficace.
Le stesse boss fight in molti casi sono davvero frizzanti e divertenti da affrontare, eccezione fatta per una sola (che non vi sveliamo) che ci ha convinto davvero poco.
Ma come dicevamo in apertura, quella del combattimento a scorrimento è solo la superficie di una serie di situazioni che pescano a piene mani da altri generi: endless run, bullet hell, platform e, tanto per non farsi mancare nulla, momenti di puzzle solving.
Situazioni che in quattro atti vanno spesso e volentieri a spezzare il ritmo, trasformando l’esperienza in una continua scoperta. Purtroppo però è proprio in questo frangente che si sente la mano inesperta del team di sviluppo. Se da una parte abbiamo un sistema di combattimento ottimo e appagante, dall’altra ci troviamo con sezioni alternative che a volte non convinto per nulla (in particolare quelle platform) e che a conti fatti, su un’esperienza che dura circa 4 ore, pesano in maniera forse esagerata. Alla fine c’è un po’ di amaro in bocca, perché le fasi di picchiaduro potevano sicuramente essere più consistenti all’interno dell’esperienza.
Al netto di questo però, Battletoads è sicuramente un reboot in grado di rendere onore nella maniera più degna all’originale. Un’esperienza che certifica in maniera netta una sorta di “new wave” dei picchiaduro a scorrimento (ricordiamo Street of Rage 4). Inoltre, ed è sempre bene ricordardarlo, il gioco è venduto ad un prezzo davvero concorrenziale (19,90€) o se siete abbonati al pass potete giocarlo gratuitamente.