Recensione Demon Skin: Un indie dalla forte personalità hack 'n' slash
Demon Skin è un titolo che cerca di esplorare territori non propriamente esplorare degli hack n slash. Un esperimento riuscito, ma solo in parte
Da quando Valve ha concesso numeroso spazio ai produttori indipendenti, il mercato degli Indie è cresciuto a dismisura, occupando una notevole fetta del mercato videoludico con produzioni di tutto rispetto.
L’offerta di oggi, sviluppata da Ludus Future e pubblicata dai russi di Buka Entertainment, cavalca con forza quest’onda di prodotti volenterosi di salire sul palco, offrendo al pubblico un hack’n’slash nudo e crudo, capace però di attingere anche ad altri genere con l’intenzione di differenziarsi un po’ dalle controparti di settore.
Demon Skin non sorprenderà certo per grafica e meccaniche di gioco, ma in cuor suo presenta degli interessanti pregi che sapranno comunque incuriosirvi, a patto però che siate consci di ciò che avete di fronte.
MORTE E RESURREZIONE
L’ambientazione di gioco non cerca di sorprenderci con qualche particolare narrazione originale, ma si affida al background più o meno inflazionato del guerriero vagabondo, qui chiamato Wanderer, alle prese con un’orda di demoni intenti a eseguire dei rituali oscuri.
Nel tentativo di fermare questo scempio, il protagonista viene annientato e reso un non-morto, un essere incompleto che dovrà ritrovare i frammenti dell’arma che lo hanno ucciso al fine di ottenere nuovamente la propria umanità.
Niente sorprese sotto il cuscino, o particolari plot twist nel mezzo del cammino, ma solo una trama che non cerca di prendersi troppo sul serio, offrendo soltanto il pretesto necessario a procedere oltre, giusto per scoprire come andrà a finire questa storia.
Da qui in poi il nostro alter ego digitale non fa altro che mettersi alla prova contro le difficoltà inserite negli scenari, seguendo le meccaniche di un hack’n’slash bidimensionale a scorrimento orizzontale. Poco sopra vi abbiamo accennato, però, che Demon Skin cerca anche di attingere da altre tipologie di prodotti, assicurandosi una minima dose di espedienti extra con l’intenzione di stratificare un po’ il gameplay, rendendolo più appetibile di quello che credevamo.
Completato il tutorial iniziale utile a comprendere i comandi di gioco, vi consigliamo di armarvi di gamepad per praticità, il nostro amico Wanderer verrà subito messo alla prova dalle difficoltà del luogo, scontrandosi con una serie di creature via via sempre più complesse.
La prima vera novità del sistema di combattimento risiede nelle stance, un elemento che molti di noi abbiamo visto in giochi tipo Nioh, ma che qui si inseriscono coerentemente col fine di rendere gli scontri più ragionati. Suddivise tra alta, media e bassa, queste posizioni determinano sia il punto di incontro tra la nostra arma e il nemico, sia la possibilità di parare un colpo posizionando l’arma nella stessa stance. L’indicatore della posizione, inoltre, cambia di colore durante lo scontro al fine di mostrare i punti deboli dell’avversario, un’altra particolare aggiunta capace di rendere più profondo il gameplay di Demon Skin.
Potendo scattare e rotolare tra i nemici, bisogna comunque ricordarvi che il gioco prevede anche che il protagonista possa girarsi e tornare sui propri passi, così da poter esplorare zone non viste oppure scontrarsi coi nemici che potranno accerchiarvi.
I veri problemi vengono messi in evidenza dal sistema di movimento, che restituisce un feedback piuttosto legnoso, soprattutto quando ci troviamo a scattare, saltare o rotolare tra i nemici e gli ostacoli posti dallo scenario. Sinceramente anche le pose non restituiscono delle sensazioni positive, poiché capita spesso che lo stick analogico non si posizioni nella stance richiesta, mandando all’aria un colpo che potrebbe fare la differenza tra la vita e la morte.
Chiaramente questa ingessatura traspare anche dal comparto tecnico del gioco, che non risponde immediatamente in termini di fluidità delle animazioni appartenenti ai modelli poligonali dei personaggi.
Nel gioco è inoltre presente uno skill-tree dove potremo scegliere alcune abilità passive, i classici miglioramenti di vita, stamina e danno, sebbene forse si riveli più interessante la gestione delle armi, che potremo raccogliere e portare con noi per un massimo di quattro alla volta. I puzzle ambientali vanno a chiudere un po’ la disamina totale del gameplay, sebbene la loro presenza faccia semplicemente da contorno per via della semplicità con cui ci si ritrova ben presto a risolverli.
Demon Skin soffre quindi di tante incertezze tecniche che gli impediscono di ottenere una promozione a pieni voti: la trama troppo lineare, unita alle diverse incertezze del gameplay che non sembrano portare da nessuna parte (per via di uno sviluppo relativamente mozzato a metà), pongono il gioco su una via di mezzo che però ci lascia ben sperare per uno sviluppo futuro da parte di Ludus. Parliamo comunque di un gioco che costa appena tredici euro, una menzione a nostro avviso obbligatoria soprattutto quando si tratta di un mercato vasto e diversificato come quello videoludico.