Dynasty Warriors 9 Empires I generali cinesi giocano la carta della strategia
Che tattica serve per devastare migliaia di nemici?
Nel mondo dei videogiochi ci sono due cose che sappiamo essere innumerevoli: gli avversari da sconfiggere nei campi da battaglia di Dynasty Warriors e il numero di episodi usciti della saga in questione. Con la serie principale saremo anche arrivati "solo" nove, ma tra spin off e edizioni varie, siamo abbastanza sicuri che il cavallo di battaglia di Koei Tecmo abbia ampiamente sforato il tetto delle cinquanta uscite. In questi giorni è arrivato nei negozi Dynasty Warriors 9 Empires e, che sia chiaro, è una diretta emanazione di Dynasty Warriors 9. Come da tradizione la serie Empires si affianca al capitolo principale della saga e aggiunge al proverbiale gameplay action "uno contro tutti" un buon bagaglio strategico e gestionale. Se non fosse chiaro, mettiamo un punto fermo in questa recensione: DW 9 Empires è semplicemente questo: un "figlio" legittimo che tecnicamente non si discosta, se non per pochissimi elementi, da "papà" DW 9. O meglio, un discreto cambiamento è stato fatto, ma non dal punto di vista tecnico. Il team di sviluppo, Omega Force, ha capito che le velleità di creare un open world andava riposta in un cassetto in attesa di tempi migliori e che era il caso di tornare alla formula originale: scenari e missioni da affrontare uno per volta.
In Dynasty Warriors 9 Empires saremo nuovamente immersi nella storia cinese nel periodo dei Tre Regni, cioè in un periodo storico che va da dal 60 prima di Cristo al 670 circa. Sono presenti svariati scenari di guerra, alcuni liberamente tratti da eventi storici (la rivolta dei Turbanti Gialli rimane la mia preferita) e altri di pura fantasia, dove potremo mostrare la nostra bravura sia sul campo di battaglia che dal punto di vista gestionale, strategico e diplomatico. Non aspettatevi un'impostazione particolarmente complicata, ma gli Omega Force hanno cercato di arricchire l’offerta da molti punti di vista, lasciando il tutto estremamente fruibile. A riguardo ricordiamo che il titolo offre tutti i testi tradotti in italiano, così da poter eliminare qualsiasi barriera linguistica. Per prima cosa vi consigliamo di giocare i tutorial disponibili e prendere le misure al gameplay, e poi decidere se vorrete impersonare uno dei tantissimi ufficiali storici o se creare il vostro alter ego grazie al buon editor disponibile. Molto importante tenere da conto che i personaggi hanno un loro specifico ruolo nella storia di ogni scenario: i sovrani decidono la politica del regno, mentre i sottoposti obbediscono o, al massimo, possono provare a consigliare a re e generali le mosse da compiere, senza avere alcuna sicurezza di essere ascoltati. Nulla però ci vieta di interpretare il ruolo di indipendente e offrire i nostri servigi a chi ci ispira maggiore fiducia… a patto di dimostrare di essere un utile soldato.
Prima di scendere sul campo di battaglia si deve, appunto, pensare alla gestione del regno, cercando di raggiungere specifici risultati. Starà a noi decidere cosa fare, ricordandoci che, come sempre accade, ogni decisione può avere dei pro e dei contro. Facciamo un semplice esempio: se c’è necessità di procurare cibo per fare scorte, nulla ci vieta di dedicarci al saccheggio, ma ovviamente il popolo non la prenderà bene e l’intero governo ne risentirà dal punto di vista della reputazione. Forse meglio cercare un modo più sicuro, ma più lento? Forse, ma questo potrebbe voler dire scontentare i nostri superiori o indebolire l’esercito. Come detto, questo è solo un esempio, perché le opzioni da prendere in considerazione saranno diverse, sempre considerando che ogni fase di gestione dura un mese (virtuale) e avremo un numero limitato di mosse da compiere. Diplomazia? Migliorare gli armamenti? Rimpinguare le casse del tesoro? Non aspettatevi un sistema particolarmente raffinato, ma una buona infarinatura che rende più interessante il classico sistema musou. Sia che siate sovrani o sottoposti potrete impiegare un po’ del vostro tempo per allargare i rapporti con gli altri ufficiali, così da portarli a combattere insieme a voi e migliorare sempre più la stima reciproca e l’efficacia in battaglia. Potrete fare ciò sia tramite un sistema a schermate statico sia esplorando fisicamente la mappa di gioco, ma quest’ultima opzione è stata ricreata con una grafica semplicemente pessima: da evitare se non per un primo momento di curiosità.
Ne uccide più il tearing che la spada
Ovviamente, però, il fulcro del gioco rimane l’azione che, come al solito, si basa sulle nostre gesta in campi di battaglia animati da migliaia e migliaia di combattenti. Il gameplay alla base è quello di gettarsi nella mischia e cercare di uccidere più avversari possibili e portare a termine specifici obiettivi che tendenzialmente ruotano sulla difesa o l’attacco di roccaforti. In campo troveremo avversari “da macello” e ufficiali come noi, ovviamente più impegnativi da battere. Non mancano diverse tipologie di armate e in base alle specialità del nostro alter ego avremo bonus o malus contro specifici avversari. Il sistema di combo è, al solito, soddisfacente, a patto di ricordarsi che i musou non sono action in senso stretto, ma esperienze in cui si rappresenta un “super” guerriero che combatte altri suoi simili in mezzo a stuoli di uomini “normali” che fanno quasi da contorno. Può piacere o non piacere, sta di fatto che sfruttare le diverse combinazioni e le mosse speciali rimane estremamente piacevole e rilassante. Abbiate un po’ di pazienza e magari giocate un paio di volte i tutorial per prendere la mano con l’uso dei dorsali e delle mosse musou, perché sebbene all’inizio il livello di difficoltà paia essere estremamente basso (anche alzandolo al massimo) e adatto al semplice smash button, andando avanti potrete trovare sorprese poco gradevoli e avversari più che ostici.
Molto interessante la possibilità per tutti gli eserciti in campo di scegliere se utilizzare o no dei piani segreti capaci di dare il via a specifiche tattiche estremamente efficaci. Grazie a questa nuova variabile si aggiunge al gameplay una lotta nel tentativo di portare a termine il proprio piano, ma allo stesso tempo stare attenti che il nemico non riesca a ultimare il suo. Si crea un interessante meccanica che ci porta a dover compiere delle scelte sul da farsi, senza potersi limitare a passare il tempo a fare mattanza sconsiderata. Nelle situazioni più complicate, potremmo trovarci nella situazione di dover correre a proteggere un nostro piano segreto, ma nello stesso tempo dover mettere i bastoni tra le ruote di quello nemico, magari mentre un gruppo di arieti e catapulte si sta spostando verso il portone della nostra base. Scegliere rapidamente a cosa dedicarsi e correre (magari a cavallo): ecco l’unica formula per venirne fuori e, ripetiamo, non lasciatevi trarre in inganno dalla facilità delle prime battaglie dove potrete cavarvela facilmente in ogni situazione. Ecco, mantenendosi nella filosofia dei musou, il gameplay ci è piaciuto e le novità hanno dimostrato di saper dare sale alla formula. Certo, la monotonia alla lunga potrebbe farsi sentire, ma sappiamo quanto sia intrinseca in questa tipologia di prodotto: lamentarsene sarebbe come arrabbiarsi per la difficoltà di un Soul’s.
Sino a questo punto, tutto interessante, ma ecco le dolenti note, tutte legate al lato tecnico del gioco, dove salviamo solo la colonna sonora, con Omega Force che mostra ancora una volta di avere buon orecchio. Il motore fisico rimane il solito, con personaggi e colpi un po’ troppo “leggeri”, ma il vero punto debole è l’impatto grafico. Abbiamo provato il gioco su PlayStation 5 potendo quindi godere anche della possibilità di scegliere tra una maggiore qualità grafica o la stabilità del frame rate, ma in entrambi i casi ci è sembrato di fare un salto nel passato: modelli poligonali di bassa qualità, ambienti spogli e poco curati, oltre a un fastidiosissimo tearing che speravamo di non dover vedere mai più in un videogame di oggi. Ok, sapevamo perfettamente di non poter pretendere un prodotto graficamente innovativo rispetto a Dynasty Wariors 9, ma questo ci sembra davvero troppo. Un vero peccato, perché le novità del gameplay ci sono, ma siamo davanti a uno strettissimo collo di bottiglia tecnico che lascia a dir poco interdetti. Se Samurai Warriors ha saputo svecchiarsi egregiamente con il quinto capitolo, Dynasty Warriors dovrà assolutamente dare vita al nuovo corso dal prossimo episodio, pena il vanificare quanto di buono ideato in cabina di regia.
Versione Testata: PS5
Voto
Redazione