Recensione Fairy Tail: Sette anni dopo, il ritorno della gilda
Dopo qualche ritardo, ecco arrivare sul mercato il videogame dedicato alla saga di Fairy Tail, creata da Hiro Mashima e capace di contare su un gran numero di appassionati. In un mondo dove la magia non solo esiste, ma rappresenta parte integrante della vita comune, la nostra storia ruota intorno alle avventure della gilda Fairy Tail, impegnata a raggiungere il grado più elevato nella gerarchia delle associazioni di maghi. Infatti, nonostante la magia sia un elemento comune, chi ha la capacità di manipolarla può fregiarsi del nome di mago e magari entrare a fare parte di una gilda, cioè un gruppo che si occupa di risolvere (su adeguato pagamento) problemi più o meno gravi. Più missioni si portano a termine, più si scala la piramide veso il grado S, cioè quello più ambito e prestigioso.
Fairy Tail narra le avventure della omonima gilda, con un occhio di riguardo per Natsu e Lucy, quelli che potremo definire come i protagonisti, per quanto uno dei segni distintivi dell'opera è la capacità di caratterizzare per bene tutti i personaggi della storia. Il videogioco in esame, andando nello specifico, sceglie di non partire dall'inizio della trama, ma di raccontarci la storia iniziata dopo il combattimento (reso abbastanza sbrigativamente) contro il potente drago Acnologia, intenzionato a sbarazzarsi dei nostri eroi grazie a un attacco tanto potente da cancellare una intera isola. L'unica speranza di salvezza è l'utilizzo di un incantesimo di sospensione del tempo che porta Natsu e compagnia a "sparire" dal mondo per sette anni, per poi ricomparire come se niente fosse. Peccato che in sette anni di cose ne succedano tante, e la gilda si ritrova in una realtà in cui ormai nessuno si ricorda della sua gloria. Anzi, Fairy Tail è scesa di grado sino a toccare il fondo della classifica delle gilde. Insomma, ai nostri maghi non resta che rimboccarsi le maniche e ricominciare a portare a termine incarichi così da farsi un nuovo nome e rimpinguare il conto in banca.
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Il team di sviluppo ha portato sulle nostre console un classico JRPG e ha scelto di inserirlo, intelligentemente, in un punto della trama originale perfetto per iniziare una nuova avventura, grazie alla necessità di riportare Fairy Tail al vecchio splendore. I fan di vecchia data non avranno alcun problema a ritrovarsi nella linea temporale, ma nemmeno i neofiti faranno fatica. L'opera di Mashima, infatti, è volutamente leggera, non troppo impegnativa e si lascia leggere (in questo caso giocare) con piacere anche senza conoscerne ogni elemento. Raccogliere qualche informazione in rete basterà come infarinatura per godersi l'universo narrativo.
La magia del fanservice
Il gioco si svolge il maniera abbastanza classica con fasi esplorative e combattimenti, intervallati da dialoghi purtroppo non tradotti in italiano, ma comunque comprensibili. Si segnala un buon doppiaggio in giapponese, a noi sempre gradito. Il ritmo viene cadenzato dallo svolgimento dei compiti assegnati alla gilda, tramite un sistema abbastanza scontato e ripetitivo, dove si deve raggiungere un posto prestabilito della mappa per sconfiggere un avversario o trovare un oggetto. Apprezzabile la possibilità, una volta raggiunto il risultato richiesto, di sfruttare un teletrasporto per essere riportati al punto di partenza della quest, in modo da non perdere troppo tempo per tornare indietro.
Oltre ai combattimenti necessari per portare a termine le quest e mandare avanti la trama, incontreremo avversari di diverso tipo, dando il via a combattimenti a turni. A farla da padrone, sul campo di battaglia, sono le magie. Ogni personaggio parte con un set di incantesimi (ovviamente migliorabile col tempo) estremamente vario e funzionale. Potremo anche utilizzare gli attacchi classici, ma la magia si dimostra quasi sempre la scelta migliore. Il campo di battaglia è diviso in caselle (in stile strategico a turni) e ogni magia ha una differente area d'azione, oltre che i classici valori di efficacia o resistenza in base agli elementi magici. Insomma, attaccare un mago di fuoco con un incantesimo di fiamma, non è mai una buona idea, giusto per dire una ovvietà. Al giocatore il compito di studiare la scacchiera di battaglia e scegliere il miglior colpo tra quelli disponibili, tenendo d'occhio i propri punti vita e magia. Non manca la possibilità di sbloccare l'attacco a catena, dove tutti i membri del party si scateneranno sul malcapitato avversario. Insomma, un sistema tradizionale con l'aggiunta di un pizzico di strategia che non guasta mai, il tutto condito da equipaggiamenti magici detti Lacrima e un sistema di affinità con gli altri personaggi del party.
Dal punto di vista tecnico, Fairy Tail mescola uno stile anime molto piacevole a un motore grafico che non sempre risulta soddisfacente, peccando in definizione soprattutto negli elementi secondari. Gli ambienti sono molto colorati, ma poco "vivi", con i personaggi di contorno che spesso sfruttano identici modelli poligonali e non hanno una fisica propria, tanto che potremo passare traverso a molti di loro. Di ottima qualità i filmati che, ovviamente, pescano a piene mani dalla serie animata. Stesso discorso per le musiche e per i dialoghi, mediamente fedeli ma talvolta un po' sbrigativi, problema di poco conto per i fan della saga, più importante per chi invece si avvicina ora a questo universo e vorrebbe saperne di più. Come ultima cosa facciamo presente che esattamente come nelle opere originali, Fairy Tail fa ampio uso del fanservice, con i personaggi femminili in primo piano. Seni prosperosi e forme giunoniche sono quasi onnipresenti come d'altro canto i fan di Mashima già sanno. Insomma, un JRPG più che onesto, sebbene non esente da difetti, che strizza l'occhio agli appassionati, ma non chiude le porte ai neofiti a patto di accettare una ripetitività di fondo e una tecnica non al top.
Versione Testata: PS4
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Redazione