Recensione Gears Tactics: GOW diventa tattico
COG e Locuste si scontrano in uno strategico a turni stile XCOM
Come ormai accade da diverso tempo a questa parte, il franchise di Gears of War è stato per la maggior parte della sua carriera associato al genere degli sparatutto in terza persona.
La piccola parentesi mobile aveva un po’ rotto gli schemi, trascinando COG e Locuste in una sorta di tower defense in salsa Funko Pop, ma a siglare un passaggio verso lidi alternativi ci ha pensato Splash Damage, conducendo il brand creato da The Coalition in uno strategico a turni stile XCOM.
LANCER ALLA MANO (E PASSA LA PAURA)
Ambientato ben dodici anni prima del primo capitolo Gears of War, Tactics permette ai giocatori di rivivere la campagna militare condotta da Gabe Diaz, soldato ribelle dei COG, che sul pianeta Sera sfida la crescente rappresaglia delle Locuste guidate da Ukkon. Quest’ultimo sembra aver trovato il modo di creare terribili mostri da inserire tra le file del proprio esercito, motivazione che spingerà Diaz e molti altri sopravvissuti a combattere questa minaccia al fine di sopravvivere.
Concettualmente la storia si rivela intrigante sin dalle prime battute, dimostrando la notevole capacità di accaparrarsi il favore degli amanti della serie, che potranno finalmente inserire un nuovo tassello nel quadro generale della narrazione, proponendo contemporaneamente ai novizi la possibilità di inserirsi nel franchise partendo da zero con un prequel bello e buono.
Come anticipato poc’anzi, il pianeta Sera è alle prese con la crescente minaccia delle Locuste, che si presentano come creature umanoidi armate fino ai denti che provengono dal sottosuolo. Nel corso delle missioni proposte dal titolo, alternate tra principali e secondarie, il manipolo di soldati schierati sul campo dovranno seguire le regole d’ingaggio proposte dagli strategici a turni, ricercando pertanto la tattica migliore con cui portare a proprio favore le sorti dello scontro.
Sarà quindi possibile utilizzare personaggi iconici della saga, ma sarà altrettanto possibile reclutarne di nuovi, costruendo delle truppe da zero che potranno essere personalizzate nell’aspetto e nella scelta delle abilità. Sinceramente la rosa di possibilità offerta dal tool di personalizzazione è soddisfacente, giacché troviamo tantissime opzioni cosmetiche selezionabili al fine di rendere unico il proprio alter ego digitale (restando nel contesto della saga).
L’equipaggiamento prevede una dotazione standard per la tipologia di arma associata alla classe scelta, customizzabile giusto grazie al drop di oggetti appositi che troveremo in casse premio ricevute alla fine di ogni missione. Nessuna micro-transazione è prevista per il gioco, pertanto l’unico modo che avrete per ottenere oggetti migliori sarà quello di rispettare le condizioni di vittoria principali, magari buttando un occhio allo stesso tempo anche alle casse che potrete raccogliere in ogni scenario durante la missione.
Si nota una certa cura nel cercare di rendere convincente il sistema di gioco, traendo la giusta ispirazione da un franchise di successo come XCOM, ma anche guardando al proprio orticello con l’intenzione di approfondire e contestualizzare ogni oggetto di bonus, riscrivendo anche una buona quantità di skill-tree adatti praticamente a ogni stile di gioco.
Sul campo di battaglia è possibile schierare una squadra di quattro soldati, condizione che impone al giocatore un minimo di strategia non solo per portare a casa il risultato, ma anche per evitare la completa disfatta. Il must-have resta sempre il medico, ma a nostro avviso restano comunque utilissimi i cecchini per estendere il raggio d’azione e interrompere le azioni nemiche a distanza mettendoci di vedetta, accompagnati da scout e assaltatori giusto per movimentare lo scontro anche a corto raggio.
Difficile riuscire a segnalarvi un setting capace di farvi ottenere la vittoria sempre e comunque, ma a difficoltà intermedia ogni missione si rivela comunque fattibile a patto che non ci si lanci a occhi chiusi all’interno dello scontro. Negli strategici a turni funziona la tattica accompagnata da un utilizzo intelligente delle coperture, fattore che vi verrà ampiamente spiegato nelle missioni di tutorial, utilissime anche a capire le dinamiche di scontro corpo a corpo possibili per le classi che equipaggiano il lancer.
Oltre ai soliti scontri con le locuste, i COG avranno il piacere di scontrarsi con alcuni avversari più temibili, in quelle che potrebbero essere serenamente tradotte come boss fight in piena regola. Nel corso dell’avventura fronteggeremo tre elementi piuttosto ostici da sconfiggere, se non altro perché daranno via a diverse meccaniche interessanti che coinvolgeranno altre locuste più piccole.
Troviamo inoltre tradotto in strategia a turni una delle note distintive del franchise di Gears, ovvero le buche d’emersione, che si inseriscono nel combattimento come degli spawn point che generano nemici fino a quando non ci tireremo all’interno una granata.
UNA LOCUSTA MORTA AL GIORNO…
Abbiamo accennato poco sopra che il gioco prevede una campagna dove si alternano missioni principali, le classiche comprensive di cinematiche volte ad approfondire la storia, e missioni secondarie, dove i nostri soldati scenderanno in campo per portare a termine diversi compiti suddivisi per tipologia (caccia al tesoro, punti di controllo, etc.).
Il primo elemento che potrebbe far storcere il naso ai più riguarda l’impossibilità di saltare le missioni secondarie, che si rivelano al contrario obbligatorie e necessarie per andare avanti nella storia. Questa scelta si rivela piuttosto opprimente, giacché questa tipologia di missioni mantiene lo stesso format cambiando soltanto, capitolo dopo capitolo, tipologia di locuste schierate sul campo.
Viene insomma a decadere il concetto di “secondario”, una nota di demerito che ci sentiamo di esprimere nei confronti degli sviluppatori che a questo punto potevano tranquillamente inserire più materiale originale, inscenando diversi scontri più epici come quelli rappresentati dalle boss-fight.
Abbiamo trovato piuttosto esigua anche la distribuzione dell’esperienza: durante la campagna riusciremo a far salire i nostri personaggi fino a massimizzare uno dei quattro rami presenti nello skill-tree. Comprensibile, se non altro per non creare mostri tuttologi, ma piuttosto penalizzante nel momento in cui cercheremo di far salire personaggi secondari al fine di valutare anche gli altri rami di abilità. Per ovviare al problema il gioco offre la possibilità di reclutare nuovi personaggi una volta superate delle fasi determinate della storia, ma per fare i test del caso bisogna privare un personaggio dei propri potenziamenti d’equipaggiamento.
I diversi livelli di difficoltà, accompagnati dalla voglia di completare gli achievement disponibili, potrebbero garantire un minimo di fattore rigiocabilità, ma al momento la voglia di riscendere in campo dopo aver completato la campagna si è rivelata piuttosto esigua.
Peccato che all’interno del titolo non sia presente alcuna modalità multigiocatore, anche locale se vogliamo, perché avrebbe sicuramente regalato qualche spunto di divertimento in più grazie alla condivisione di strategie da mettere in pratica. Graficamente non c’è da gridare al miracolo, gli effetti particellari su PC, insieme a risoluzione e texture, si dimostrano in linea con le produzioni nel generis, tolto giusto qualche incertezza nella realizzazione dei volti dedicati ai personaggi personalizzati (peluria facciale e capelli).