Recensione Grand Theft Auto the trilogy the definitive edition

Cosa funziona e cosa no della remaster definitiva dei tre capolavori Rockstar

di Simone Marcocchi

Grand Theft Auto the trilogy the definitive edition non era sicuramente tra i titoli che attendevo maggiormente quest’anno, avrei preferito trovarmi sotto l’albero di Natale un’edizione in grande spolvero di quel capolavoro assoluto di Red Dead Redemption 1, ma anche in questo caso, dopo l’annuncio, ho pensato che ci poteva stare, perfino a prezzo pieno… certo le cose però dovevano essere fatte con cura e non è questo il caso.

LE COSE BUONE

I primi tre GTA, creatori di universi in open world, folli e portatori sani di "divina scrittura" che tanto si ispira al genio tarantiniano sono invecchiati, tutto sommato, abbastanza bene. Erano riusciti ad estrarre dal cilindro della prima generazione a 128 bit risorse hardware anche dove non c’erano, per poi consacrare universalmente il brand con il capitolo successivo e, ancora di più, l’immortale GTA 5. Le novità di questa versione non sono pochissime (in teoria), la possibilità di godere di texture ad alta risoluzione, il passaggio a 60 fps anche su console, l’estensione della visuale di campo ora molto più ampia, riflessi sulle vetture e luci in tempo reale che si riflettono sulle superfici intorno, ma anche una gestione delle armi e del combat system che si avvicina in parte a quanto mostrato in GTA 5.

Tutto questo, per essere precisi, non è GTA 4 o ancora meglio GTA 5, se è vero che i primi tre episodi sono scritti bene, il gameplay (piacevolissimo ancora oggi) risente parecchio del tempo trascorso, così come la basicità delle missioni che fa sempre la maggior parte degli eventi come mini-game, cosa che fa scavare ancora più profondamente le rughe di questa vetusta produzione.

QUANDO I PIXEL SI ROMPONO

Ho potuto testare due versioni, quella Nintendo Switch e PC. La prima su console portatile è stato un porting fatto al ribasso. Era infatti palese che alcuni effetti non avrebbero funzionato - come certi riflessi o effetti particellari più o meno spinti - e invece di vedere la trilogia ottimizzata per la handheld della “grande N” è stato traslato il tutto in modo frettoloso a discapito di un’estetica abbozzata e compressa malissimo e non potersi muovere in città con più di tre o quattro mezzi nel traffico per vistosi cali di frame rate.

La versione PC è tecnicamente ben fatta, ma è stata afflitta in prima battuta dal problema del client Rockstarche bloccava l'esecuzione del gioco. La rimozione del gioco e la successiva  ripartenza a singhiozzo, con problemi comunque di pesantissimi cali di frame rate rimane tuttavia inspiegabile e decisamente fastidioso (quando piove poi peggiora anche di più) - legato probabilmente ad una pessima ottimizzazione del codice e da una rifinitura e fase di testing quasi inesistente (o non si spiegherebbe la cosa). Un atteggiamento inaccettabile da uno dei più grandi brand videoludici mondiali e per il costo richiesto per portare a casa questo pacchetto. Il problema della rimozione iniziale del gioco dalla versione PC (e PS5) si è poi scoperto essere la presenza dei file “Hot Coffee” che tanto avevano sollevato il polverone al tempo, cosa che non è nemmeno passata nella mente degli sviluppatori in corso d’opera.

Non è però solamente una questione di errori saltuari e perdonabili, quanto piuttosto una questione di metodo. Il sistema tramite IA che ha portato le remastered a nuova vita (che poi parliamone) sono anche le stesse che hanno preso di peso cartellonistica streatchata ed interpretata male nelle stesse scritte, texture che non sono nemmeno state toccate da un minimo di elaborazione - e basta solamente girare qualche angolo delle vie principali, senza andare a cercare il pelo nell’uovo - per capire quanto sia stato affrettato il lavoro su questo gioco.