Recensione Hades: il freddo abbraccio della morte arriva anche su Xbox

Dopo aver fatto, letteralmente, il giro della sette chiese e aver vinto tutto quello che c’era da vincere in ambito videoludico, il gioiello di Supergiant Games atterra finalmente sulle sponde della console Microsoft, entrando dalla porta principale delle edizioni “fisiche” e contemporaneamente da quella del Game Pass, ormai irrinunciabile meta per qualsiasi Indie.

Per l’occasione Supergiant tira a lucido questa piccola perla del videogioco, portando in dote i 4K e 60 frame al secondo che sono il biglietto d’ingresso per il mondo delle console nextgen che si rispetti. Non che Hades ne avesse davvero bisogno, intendiamoci, ma sapete bene com’è fatta una parte del pubblico, e quindi è giusto che ci sia una certa evoluzione anche su quel versante.

Per il resto Hades è così come ci è apparso fin dalla sua prima uscita, un roguelike di quelli tosti ma accessibili, capace di coinvolgere qualsiasi tipo di giocatore con il suo gameplay frenetico, fatto di movimenti e mosse forse non raffinatissimi, ma assimilabili in pochi secondi e destinati a conoscere decine di varianti nel corso dell’avventura.

In sostanza: nei panni di Zagreus, sarete impegnati nella continua ricerca di una via di fuga dal mondo dell’oltretomba per raggiungere le vette del monte Olimpo. Nel corso di questa straordinaria impresa sarete aiutati da diversi personaggi facenti parte del mondo delle divinità dell’antica Grecia, che vi elargiranno bonus per agevolare la vostra impresa, dandovi anche brandelli d’informazione sulla vostra storia e su quello che vi circonda. Hades quindi è un gioco che sebbene basi tutte le sue fortune sul gameplay e sull’immediatezza dell’azione, non rinuncia a regalare al giocatore una storia strutturata, che si dipana un po' alla volta e che è sempre consultabile tramite il Codex di gioco.

Come detto, Supergiant ha lavorato moltissimo per dare al suo gioco un sistema di controllo semplice ma assolutamente efficace. Due attacchi diretti: uno di base e un altro più potente, un tasto per lo scatto e uno per il lancio di una particolare arma, utilissima per raggiungere gli avversari più lontani. Alcuni di questi attacchi possono essere combinati tra loro, per ottenere concatenazioni potenzialmente devastanti e regalare quindi ulteriore varietà nell’approccio.

In più, come segnalato in apertura, potremo godere anche dei favori delle divinità, che a turno ci regaleranno la possibilità di poter upgradare il nostro loadout, dandoci quindi modo di poter orientare e assecondare al meglio il nostro stile di gioco. A questo si devono anche aggiungere anche altri bonus ottenibili nel corso dell’avventura, che potranno sbloccare nuove armi e strategie, senza rinunciare ai dialoghi fuori di testa del nostro protagonista con le divinità incontrate in gioco, o con altri personaggi inseriti da Supergiant.

Hades è uno di quei giochi che vanno a inserirsi nel filone, tornato in auge da qualche tempo, dei cosiddetti roguelike, il che lo rende potenzialmente ostico e inaccessibile per una certa parte di pubblico che preferisce invece giochi più rilassanti e meno sfidanti. Ad ogni morte, infatti, il nostro eroe dovrà iniziare daccapo la sua scalata all’Olimpo, anche se ritroverà nelle sue stanze, bonus, oggetti e armi già sbloccate nelle sessioni precedenti. Anche se questa formula non è gradita a tutti, possiamo garantirvi che il titolo Supergiant è un gioco capace di farsi amare fin dalle sue primissime battute.

La formula di gioco è talmente intuitiva e immediata che vi coinvolgerà al primo minuto, prendendovi per mano e lasciandovi esplorare il dedalo di stanze ricche di trabocchetti e trappole per aiutarvi nell’ingrato compito di eliminare avversari magari non particolarmente scaltri, ma sicuramente ben equipaggiati e consistenti in termini numerici.

La durata nel dedalo degli inferi dipenderà ovviamente dalle vostre abilità: potrebbe durare dalle 3-4 ore fino ad un numero imprecisato di tentativi ma anche dopo aver portato a termine il vostro compito, sarete sempre spinti ad una seconda run, per esplorare poteri e bonus che non avete preso in considerazione in quelle precedenti. Il bello di Hades è proprio quella di lasciare il giocatore libero di sperimentare e di “prendere le misure” al gameplay in base alle proprie attitudini di gioco. Certo, il prezzo da pagare è quello di non farsi scoraggiare troppo presto da un sistema che, insito nel DNA del genere, porta in dote diverse difficoltà aggiuntive, ma chi ama i roguelikes ormai apprezza anche il freddo abbraccio della morte. Capolavoro.