Recensione Horizon Forbidden West: il viaggio di Aloy si sposta a Ovest
Dopo il successo di Zero Dawn Guerrilla ritorna a stupire con un episodio davvero magistrale
Il boss finale di Horizon Forbidden West è la cartina tornasole della vostra condotta durante le fasi di gioco che precedono l’epilogo di questo incredibile viaggio di Aloy all’interno di un magistrale setting techno-primitivo. Ed è proprio qui che sono emersi tutti i miei errori nell’aver preferito sempre un atteggiamento aggressivo, a discapito di un gioco più attento e improntato sulla furbizia (quando ho il pad in mano mi trasformo in una specie di Jack Reacher, cosa volete farci….). E, per assurdo, è qui che l’infatuazione è diventata amore vero e proprio. Perché non è semplice trovare un gioco, in particolar modo un open world come questo, dove elementi action e quelli quasi “ruolistici” vadano a braccetto in un modo così simbiotico. Ogni azione, ogni scelta, ogni atteggiamento si ripercuote in quanto accadrà dopo e sulle difficoltà che incontreremo, o meno, a seconda del nostro operato precedente.
Un amore che, lo ammetto, non è sbocciato immediatamente. La prima ora di gioco è stata piuttosto alienante rispetto a Zero Dawn (e DLC annessi), con un ambiente di gioco ristretto, con corridoi più che evidenti, e con la nostra Aloy affiancata da un altro personaggio con cui interagire e spartirsi i primi nemici incontrati. Una paura fugace, comunque, dal momento che dopo qualche ora il mondo attorno a noi sia apre, mostrando un ambiente ancora più ricco, ampio e variegato rispetto al primo, glorioso episodio. In contemporanea perdiamo anche l’accompagnatore, mettendo finalmente Aloy al centro del suo viaggio personale per salvare il mondo da un fine incombente, solo rimandata in Zero Dawn.
Fobidden West riprende le vicende della nostra eroina dopo sei mesi dalla fine del primo episodio. Il mondo è ancora dominato dalle macchine e la “Piaga Rossa” sta invadendo in modo sempre più aggressivo flora e fauna, causando repentini cambiamenti climatici e portando nuove e sconosciute malattie in una biosfera terrestre ormai al collasso. E, aspetto ancora più inquietante, un’altra tribù sembra aver appreso la tecnica per eseguire l’override sulle macchine, facendole diventare fedeli e indistruttibili compagni di battaglia. In ultimo, ecco comparire una terza forza esterna, gli Zenith, che sembrano essere del tutto estranei al mondo di Aloy e sui cui dovremo indagare non poco per capirne la natura e reali intenzioni.
Aloy sarà quindi costretta a spingersi verso i territori inesplorati, e proibiti, dell’Ovest degli Stati Uniti per cercare la salvezza del genere umano. Per fare questo sarà costretta ad attraversare nuove tipologie di ambienti, avventurandosi anche nelle profondità degli oceani, dapprima potendo contare solo sui suoi polmoni, ma più tardi grazie a specifiche missioni, riuscirà a trovare il modo di potersi immergere senza dover tener conto del tempo passato sott’acqua. E se gli oceani rappresentano il punto più basso raggiungibile da Aloy, sappiate che grazie ad un rinnovato sistema di arrampicata, potremo portare la nostra eroina sulle altissime vette innevate delle tante montagne che troveremo nelle sterminate mappe del gioco.
Grazie ad una nuova funzionalità del Focus (attivabile tramite un semplice clic dello stick del dual sense), potremo attivare uno scan dei punti d’interesse della zona circostante, individuando immediatamente gli appigli per la scalata. Del resto l’esplorazione è parte pulsante dell’intera esperienza di gioco, chiamando continuamente il giocatore alla scoperta di nuove aree, nuove missioni e nuove situazioni da affrontare. E nel vastissimo mondo di Forbidden West il tutto si traduce in una commistione perfetta tra la scoperta, l’azione e il dialogo. A voi è lasciato il compito di bilanciare tutte queste componenti, fermo restando il nostro consiglio in apertura d’articolo: non lasciate niente indietro, o potreste pentirvene. Esplorare le missioni secondarie, svolgere i favori personali che vi saranno richiesti i membri delle varie tribù che incontrerete vi daranno accesso non solo ai classici punti esperienza, ma anche a plus altrimenti irraggiungibili.
I punti esperienza saranno utili per sviluppare un albero delle abilità complesso e ramificato, con ben sei specialità principali, ognuna delle quali contenenti decine di abilità (sono più di trenta, in totale) da apprendere per avere una Aloy perfettamente in grado di poter affrontare qualsiasi situazione le parerà davanti. A questo proposito è da segnalare l’evoluzione del combattimento che questa non è composto da due compartimenti “stagni”, ma che consente al combattimento corpo a corpo e quello classico con l’arco di comunicare tra loro, con la possibilità per il giocatore di concatenare nel migliore dei modi gli assalti all’arma bianca, con quelli a distanza grazie ad una sorta di “gioco nel gioco” che se ben eseguito potrebbe risultare letale anche nei confronti di nemici ben corazzati e coriacei.
Il tutto si innesta alla perfezione all’interno di un sistema profondamente legato allo stesso gameplay, grazie al quale avremo la possibilità di affrontare gli avversari a viso aperto, facendo affidamento alle vostre skill nel combattimento, oppure cercare di abbattere gli avversari di soppiatto o, ancora, di farli cadere nei vostri tranelli grazie a trappole di varia natura che vi possono garantire di gestire situazioni potenzialmente complesse e pericolose stando a debita distanza e in totale sicurezza. Come sempre dovrete anche adattare il vostro stile di combattimento in base alla tipologia d’avversario, perché oltre che alle tribù avversarie e agli accampamenti dei banditi da saccheggiare, dovrete ovviamente far fronte anche alle macchine.
Alcune di queste, riviste e potenziate rispetto al primo capitolo, potranno essere affrontate e abbattute per poi essere depredate delle componenti fondamentali con cui upgradare alcune delle nostre armi, ma alcune di queste potranno essere sfruttate come arma da combattimento o come semplice cavalcatura per accorciare gli spostamenti da una parte all’altra della mappa (fermo restando che per le lunghissime distanze c’è la possibilità dei viaggi rapidi). Oltre ovviamente a quelle già viste in Zero Dawn, Guerrilla ha lavorato moltissimo all’inserimento anche di nuove creature, alcune delle quali davvero affascinanti per design e caratteristiche d’attacco. Ogni macchina può essere analizzata con il Focus, per evidenziare le sue zone di debolezza e per evidenziare a quali forze elementali risulta essere più debole. Informazioni preziosissime che potremo sfruttare a nostro vantaggio, incoccando le giuste frecce o equipaggiando il giusto arco per affrontare i nemici che ci si parano davanti.
Un altro aspetto da non sottovalutare è quello della caccia. Grazie ai tantissimi animali (debitamente distribuiti in base alla zona d’appartenenza), potremo reperire i materiali giusti per espandere il nostro equipaggiamento e avere le giuste carte da giocare con i vendor delle varie varie tribù che incontreremo sul nostro cammino. Non solo, le carni degli animali e alcune speciali piante che potremo recuperare negli ambienti saranno fondamentali per ottenere dei cibi che potranno aiutare Aloy a recuperare preziose energie. Quando verremo a contatto con nuovi villaggi avremo la possibilità di poterci fermare ad ascoltare aneddoti e storie inerenti alla vita e leggende della tribù, incrociare nuovi personaggi a cui fare favori (spesso ben retribuiti), e prendere parte anche a speciali mini giochi dove la nostra Aloy potrà mettere in gioco la propria abilità in cambio di punti esperienza.
E siccome Guerrilla non lascia niente al caso, ecco che ogni tribù incontrata sarà profondamente diversa dalle altre, e in base alla propria cultura cambieranno di conseguenza le prove a cui si dovrà sottoporre Aloy. Si passerà quindi da semplici, ma riuscitissimi, giochi da tavolo, fino alle corse a cavallo di alcune macchine da competizione fino ad arrivare a vere e proprie arene dove il nostro personaggio dovrà dimostrare il proprio valore e mettere a dura prova il suo stile di combattimento per avere la meglio sul campione locale o, in alcune occasioni, su macchine adeguatamente predisposte per il combattimento all’interno di queste particolari Arene.
E’ da sottolineare che per quanto il viaggio di Aloy nelle terre dell’ovest sia sostanzialmente in solitaria, nel suo peregrinare si confronterà con tantissimi personaggi, sviluppati in modo sublime da Guerrilla. Ogni personaggio incontrato ha una sua personalità e profonde motivazioni, personali e relative alla tribù d’appartenenza, che lo inquadrano perfettamente all’interno della trama. I dialoghi tra Aloy e i suoi compagni di viaggio, così come quelli con i suoi avversari sono fondamentali per comprendere al meglio il mondo e la lore entro cui ci muoviamo. Il tutto è talmente stratificato e “spesso” che è impossibile non rimanere intrappolati in un mondo assolutamente credibile, che sembra muoversi e vivere al di là del nostro intervento.
Un mondo ancora più credibile grazie ad un magistrale utilizzo del Decima Engine (lo stesso che abbiamo visto muovere il bellissimo Death Stranding), che ci regala scorci di gioco e ambiente incredibilmente dettagliati e dall’impressionante mole poligale. La lussureggiante vegetazione di alcune aree lascia il passo a passaggi innevati o deserti assolati, su cui si riesce a percepire in modo coerente lo scorrere del tempo. L’illuminazione regala poi un ulteriore elemento di suggestione imprimendo un incredibile realismo, a dispetto dello sviluppo “duplice” affrontato da Guerrilla (non dimentichiamoci, infatti, che Forbidden West uscirà anche su Ps4). A questo si devono aggiungere anche animazioni più fluide (anche se alcune riprese nel segno della continuità con Zero Dawn) e convincenti, che regalano al giocatore uno dei titoli più impressionanti mai visti su una console da gioco.
Eccellente anche il comparto sonoro, con un ottimo doppiaggio italiano (grazie, Sony!), una ottima colonna sonora e, su tutti, un audio ambientale davvero incredibile, che dona ancora più spessore ad un gioco che si propone come un masterpiece da avere a tutti i costi. Grazie alle funzioni avanzate della nostra Katana V2 (che, lo ricordiamo, è stata sviluppata proprio per dare il meglio in ambito videoludico) abbiamo avuto la sensazione di essere realmente immersi nella Terra tecnologicamente preistorica immaginata da Guerrilla. Percepire i suoni degli animali e della natura circostante, il costante audio ambientale così come il vociare degli NPC nei villaggi vi metterà al centro di un gioco da cui difficilmente vorrete staccarvi.
E il dualsense? Ancora una volta il pad Ps5 si dimostra essere un vero valore aggiunto, oltre che un eccellente sistema di controllo. Anche se forse Guerrilla non replica la perfezione ottenuta in Returnal, è innegabile che il Dual Sense sia protagonista assoluto, in grado di far percepire al giocatore quando Aloy si trova all’interno del denso e alto fogliame in grado di nasconderla al nemico, o di far capire il grado di tensione dell’arco, sottolineare la raccolta del legname o segnalare il recupero delle immancabili informazioni scritte o vocali che aggiungono ancora più fascino e spessore ad un gioco capace di regalare sorprese ed emozioni praticamente dietro ogni angolo. E di angoli, in Forbidden West, ce ne saranno davvero tanti, dal momento che il gioco potrà tenervi impegnati anche per 50 o 60 ore, a seconda del grado di profondità che vorrete dare allo sviluppo del personaggio e di quanto vi vorrete addentrare in questo fantastico mondo creato da Guerrilla. E il nostro consiglio, se ancora non l'aveste capito, è quello di abbandonarvi completamente e di farvi affascinare dalle proibite terre dell'Ovest.