Recensione Hyrule Warriors: l'Era della Calamità
In un anno davvero particolare, Nintendo ha deciso che Hyrule Warriors: l’Era della Calamità, sarà il titolo di punta per questo Natale, con un’uscita che anticipa di poche settimana la festività.
Già ci immaginiamo le vostre facce dubbiose:” un musou come titolo di punta?”. Ebbene sì, quella che agli occhi di molti può sembrare una mossa decisamente azzardata, si è rivelata un realtà una strategia giusta e vincente. L’Era della Calamità è un titolo prezioso per chi ama Breath of the Wild, e più in generale la lore di Breath of the Wild. Scopriamo perchè.
Se avete seguito i trailer di lancio, saprete che la storia di questo titolo narra gli eventi accaduti cento anni prima delle vicende giocate in Breath of the Wild. Una storia epica e sentimentale che fa tesoro di tutto quello che gli amanti del brand Zelda amano, e ne utilizza i contenuti in maniera sapiente e oculata. Parleremo di difetti in questa recensione, perché ci sono e sono innegabili, ma vogliamo prima soffermarci qualche secondo in più sull’elemento narrativo. Il lavoro svolto da Tecmo Koei è davvero sorprendente nei modi e nei tempi del racconto.
Una storia che ci racconterà del passato dei Campioni, di personaggi amati come Impa, naturalmente di Link ma soprattutto, e ci teniamo a sottolinearlo, della Principessa Zelda. Sì, perchè da un certo punto in poi la storia assume anche sfumature emozionali per via proprio della Principessa, in un crescendo che non vogliamo proprio svelarvi. Vi basti comunque sapere che, attraverso anche delle valide cut scene, il gioco offre momenti epici, emozionali e anche riflessi, perfettamente amalgamati tra loro nelle circa 30 ore che servono per completare la main quest. Un risultato sorprendente, soprattutto se pensiamo al genere all’intero del quale è incastonato questo gioco. Coraggio che, diciamolo chiaramente, si intravede anche all’interno di un finale di impatto e che si sicuramente sarà divisivo all’interno della forte community “zeldiana”.
Passando al combat system, anche qui troviamo un lavoro di fino per quel che riguarda elementi storicamente ripetitivi del genere. Sebbene flagellare orde di nemici sia ancora una volta al centro dell’esperienza, il modo in cui viene fatto denota una piacevole cura nel dettaglio.
Ogni personaggio gode di un move set unico e peculiare, in grado di offrire un’esperienza unica e difficilmente replicabile negli altri protagonisti del cast. Passare da Link a Zeda, da Urbosa a Impa o da Reveali a Daruk, si farà sentire, ve lo assicuriamo.E non li abbiamo citati tutti! In tutto questo si innescano anche una serie di elementi interessanti e coriacei. L’utilizzo della tavoletta Sheikahm, ad esempio, ripropone poteri molto cari agli amanti di Breath of Wild, necessari a rendere più vari gli scontri con i boss; la stessa schivata e i parry, sono un elemento interessante e di rottura all’interno del genere.
Tutti questi elementi si esaltano ovviamente nelle boss fight, che sono il vero fiore all’occhiello del combat system, e dalla difficoltà che cresce gradualmente senza mai frustrare.
Oltre alla main quest ci sarà ovviamente una mappa di Hyrule che ci farà accedere a svariate missioni secondarie - anche dopo l’end game - alcune delle quali utili per il classico farming e il potenziamento del personaggio, altre invece più varie e particolari, come le missioni dei Colossi Sacri. Varietà che, purtroppo, sulla lunga distanza viene un po’ a mancare.
Insomma, sembra tutto rose e fiori, ma quello che abbiamo fatto è esaltare il buono che c’è in questo gioco perché, di fatta, sempre di un musou parliamo e, sulla lunga distanza, la ridondanza di un genere molto chiuso all’interno di certi parametri si fa sentire e può annoiare qualche giocatore. Noi però vi esortiamo a superare questi momenti, a lasciarvi trasportare da una storia unica e delicata che merita di essere giocata.
Non possiamo inoltre non segnalare un comparto grafico che da un parte ricalca pienamente lo stile di Breath of the Wild, ma dall’altra porge il fianco - soprattutto in modalità docked - ad una serie di cali di frame rate piuttosto fastidiosi e frequenti, segno che la piccola ammiraglia di Nintendo spesso e volentieri fatica a gestire tutti quei personaggi su schermo. Altro piccolo problema da segnalare è sicuramente quello della telecamera: non sempre centrata sull’azione e spesso angolata in maniera da non coprire il campo di battaglia. Nulla che una patch non possa sistemare, ma sono difetti che ovviamente non si possono non segnalare. Un plauso anche al comparto audio, che riarrangia i temi classici di Breath of the Wild in maniera decisamente gradevole e utile al contesto di gioco.
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Versione Testata: Switch
Voto
Redazione