Recensione Immortals Fenyx Rising I Miti d’Oriente

Non solo dei ed eroi dell’Olimpo nella prima espansione ufficiale dell'action adventure Ubisoft

di Simone Rampazzi

Dalla pubblicazione di Immortals Fenyx Rising a oggi, sapevamo già grazie a Ubisoft che il gioco sarebbe stato seguito, come supporto post-lancio, da altri tre componenti aggiuntivi pronti a diluire, o addirittura rimodellare, le nostre avventure nel magico mondo della mitologia.

Ebbene, dopo aver intrapreso un nutrito numero di prove ne “Una Nuova Divinità”, finalmente è arrivato il momento di viaggiare dall’altro capo del mondo, verso una delle mete orientali per eccellenza: la Cina.

Affascinante come moltissime altre culture del Sol Levante, la Cina riserva un importante pantheon di divinità e miti estremamente interessanti e articolati. Questi elementi caratteristici sono stati sfruttati relativamente bene dallo studio Ubisoft Chengdu, che è riuscito in buona sostanza a riscrivere il codice di Immortals Fenyx Rising al fine di farlo combaciare, per ambientazione, modelli e storie, a un’avventura parallela di Fenyx nel lontano Oriente.

È ora di lasciar spazio a Ku, il nuovo protagonista di questa entusiasmante, seppur breve, storia.

TROVARE L’EQUILIBRIO NEL CAOS

Come anticipato poc’anzi, l’avventura di Ku ha inizio praticamente nello stesso modo di quella di Fenyx: risvegliatosi da un sonno profondo, quest’ultimo si ritrova circondato da altri esseri umani trasformati in pietra, incapaci di poter ascoltare come lui il piacevole canto di una sirena in lontananza.

Questa melodia lo conduce al cospetto di Nuwa, divinità femminile della creazione nella mitologia cinese. Dobbiamo a lei la creazione degli esseri umani e degli animali, plasmati dall’argilla, e sempre a lei dobbiamo l’invenzione della musica e del flauto.

Sarà proprio Nuwa a istruire Ku sugli accadimenti del DLC “Miti del Regno d’Oriente” e sarà sempre lei a fargli da guida durante l’esplorazione della nuova mappa, che lo condurrà ad affrontare temibili nemici, a volte anche aiutato da potenti alleati come il possente Gong Gong.

È forse grazie a uno dei miti più famosi avente quest’ultimo come protagonista che Ubisoft Chengdu, con qualche limitazione temporale e stilistica, è riuscita a confezionare questo contenuto aggiuntivo per il gioco, offrendo così ai giocatori una buona panoramica relativa a una serie di miti e leggende molto diversi dal nostro quotidiano.

Certo, molti elementi richiamano situazioni o scontri molto simili, seppur lontani diversi kilometri tra loro, ma bisogna sottolineare comunque il fatto che lo studio di sviluppo sia riuscita comunque a dare una piccola infarinatura degli eventi ai giocatori, che durante l’esplorazione e la risoluzione dei diversi enigmi presenti sulla mappa potranno imparare qualcosa di più (in parte romanzata) in merito a questa splendida cultura così lontana da noi.

Tecnicamente ci troviamo di fronte a un reskin di Immortals Fenyx Rising. Non per sminuirlo, ma le cinque ore passate in compagnia di Ku ci hanno chiaramente ricordato visivamente tutto il nostro bagaglio di esperienze in compagnia della giovane eroina dell’Olimpo, fattore che ci è un po’ dispiaciuto constatare soprattutto in stretto legame con la possibilità di creare un mondo di gioco più grande e ravvivarlo, possibilmente, con qualche NPC in più.

Il nostro alter ego segue un pattern di azioni identiche a Fenyx, tranne qualche rara eccezione, stessa cosa per i nemici che imitano a menadito tutti i movimenti delle loro controparti greche. Tali elementi non vanno necessariamente identificati come un difetto, ma è bene farne menzione soprattutto di fronte a un lavoro che ha fatto tesoro del gioco originale, purtroppo senza discorsene troppo.

La vera piccola novità la troviamo nella caratterizzazione delle prove in merito agli enigmi ambientali, che in qualche modo riescono a regalare dei bei quarti d’ora piacevoli al fine di risolverli. Gli enigmi stellari perdono le stelle in funzione dell’anagramma da visualizzare al fine di conoscere una storia in più sulla mitologia cinese (tipo le informazioni sulla gigante tartaruga Ao o il serpente Xiangliu), oppure ci sono dei puzzle a caselle in cui dovremo cercare di colpire i tasselli giusti al fine di rivelare l’intero disegno del quadro.

Restano anche tutti i vari puzzle ambientali legati allo spostamento dei pesi necessari a sbloccare pedane e ricompense extra, elemento che in questo DLC acquista anche una nota orientale con l’ingresso dei mulini, che andranno indirizzati nel modo giusto al fine di condurre una corrente di vento verso la giusta destinazione.

Anche le famose Cripte del Tartaro qua si trasformano in Rovine di Tian, dei portali che conducono a una città celeste divina dove Ku dovrà riuscire a superare diversi enigmi ambientali, tutti pronti a richiamare la favolosa Nuvola d’Oro di Goku, per raggiungere la destinazione finale e ottenere i cristalli di Xi-Rang (sostituti dei Fulmini di Zeus).

Il sistema di crafting ha mantenuto le sue caratteristiche, senza cambiare in alcun modo la formula vincente del gioco principale. Peccato per la mancanza di qualche skin in più, elemento che avremmo sicuramente gradito proprio in funzione di tutto ciò che Fenyx era riuscita a indossare durante le nostre avventure.

Insomma, non si dica che “I Miti del Regno d’Oriente” è un DLC monco o sviluppato a metà, semplicemente non riesce a staccarsi propriamente dalla definizione più ristretta di contenuto aggiuntivo. Peccato, perché un’avventura più longeva in queste lande mistiche e sconosciute avrebbe sicuramente ottenuto un ottimo feedback dal pubblico.