Recensione Mafia Definitive Edition

Mafia diventa maggiorenne (il titolo originale uscì nel lontano 2002), e per l’occasione decide di riproporsi al pubblico in una versione rivista e corretta sul versante estetico, lasciando invece inalterato il lato narrativo, vera colonna portante dell’intera produzione edita da 2K.

E in effetti quello che ci siamo trovati di fronte è un gioco che, al netto delle innegabili migliorie grafiche, riesce ancora una volta a tenere inchiodato il giocatore davanti al monitor. La narrativa di Mafia è ancora capace di prendere per mano il giocatore e guidarlo lungo la storia di dannazione e redazione dell’ex tassista Tommy Angelo, caduto quasi per errore nelle maglie della malavita degli anni ’30 (l’arco narrativo va dal 1930 al 1938) , salvo poi diventare a tutti gli effetti un “picciotto” della famiglia Salieri.

Se GTA è stato sicuramente il primo gioco a dettare le regole del sanbox moderno, Mafia è stato quello che ha mostrato come un gioco fortemente story drive si può adattare alla perfezione ad una struttura di gioco che, di norma, è quanto di più dispersivo possa esistere. Al contrario dei suoi colleghi, infatti, Mafia non si discosta mai dalla via maestra: non ci sono missioni secondarie o “favori” da portare a termine per personaggi totalmente estranei alla trama.

Al contrario, tutto quello che si svolge in Mafia è fortemente votato al racconto della storia e di tutte le sue sfaccettature, e i perfetti tempi dell’alternanza gioco/narrazione sono forse ancora tra i giochi migliori mai visti in questo settore. Oltretutto il doppiaggio italiano dei personaggi è particolarmente utile per calarsi maggiormente nel mood della malavita americana nel periodo del proibizionismo in America.

Se quindi il lato narrativo di Mafia dimostra di essere invecchiato benissimo, siamo meno propensi a guardare con la stessa benevolenza il versante del gameplay, suddiviso anche questa volta tra sessioni di guida e quelle invece più tipiche dello sparatutto in terza persona. La parte relativa alle quattro ruote è quella che se la cava meglio, con una buona differenziazione tra i mezzi in nostro possesso e con la possibilità di impostare un buon modello di guida, mentre quello che convince meno è la parte relativa alle sessioni di gunplay, dove dimostra di non riuscire a essere al passo con i tempi.

I movimenti legnosi, le coperture non perfette e, più in generale, un comportamento deficitario della IA avversaria (con alcuni fail davvero imperdonabili), sono il segno tangibile che bisognava andare ancora più a fondo con il remake del gioco, a partire proprio dalle fondamenta. Intendiamoci, Mafia è ancora un gioco divertentissimo da giocare, ma messo a confronto a quanto abbiamo attualmente in circolazione le sue mancanze saltano immediatamente all’occhio.

Anche il restyle grafico, per quanto impressionante se messo a confronto con l’originale, presenta diversi passaggi a vuoto, tra texture slavate e personaggi mossi in modo non particolarmente realistico. Diciamo che così com’è Mafia si trova in una sorta di “terra di mezzo” dove è tangibile lo stacco con il suo passato (e a 18 anni di distanza è davvero il minimo sindacale), ma allo stesso modo è evidente con i giochi di questo periodo decisamente più affascinanti dal punto di vista estetico.

Detto questo, al netto dei difetti, più volte ci siamo ritrovati a mormorare: “ad avercene”…