Recensione Monster Hunter Rise: Sunbreak - Di nuovo a caccia di mostri
Il miglior modo per essere Monster Hunter 6 senza esserlo
Monster Hunter Rise è la somma di tutti gli ottimi sforzi profusi da Capcom da MH3 ad oggi, passando per tantissimi esperimenti, crescite, delusioni ed implementazioni, che vedono in World l’uscita dalla nicchia e la liberalizzazione urbi ed orbi.
Sunbreak non è una pigra espansione con soli nuovi mostri – cosa che sinceramente avrebbe potuto bastare –, ma aggiunge nuove meccaniche all’esperienza, una soluzione già apprezzata anche in World e che probabilmente diventerà uno standard in tutte le future uscite, anche perché aggiungere novità nel gameplay, lima alcune asperità e soprattutto ascolta il feedback dei giocatori per impreziosire l’offerta.
Se Rise è molto “giapponesizzante” in termini di ambientazione, Sunbreak sembra un salto in un occidente settecentesco, con abiti e stili sopra le righe, ma sempre adese all’antologia e al rispetto della serie Monster Hunter sia come armi, sia come armature. Si raggiunge quindi il grado Maestro che altro non è che il nuovo “G-Rank” della vecchia guardia – ma chi se lo ricorda più ormai – mentre i nuovi mostri non ricalcano solamente quelli attuali, ma hanno un grado di difficoltà in più, bensì aggiungono un ventaglio di nuove mosse, ancora più brutali e tutte da studiare. Il salto quindi nel mondo di Elgado porta in luce tutta una serie di nuovi personaggi, storie ed elenco di cacce da portare a termine.
La narrativa resta parziale e meno aggressiva rispetto a World e come sempre funzionale solamente per portare il giocatore a salire di livello – meccanica utile solo per accedere a nuovo equipaggiamento – ma è comunque sempre qualcosa di interessante per chi volesse esplorare un racconto che faccia da collante all’opera. Sunbreak sembra nato come costola di Rise (e lo è) e non ci sono sbavature di alcun tipo; 30 fps solidi su Nintendo Switch senza mai “crollare” anche in presenza di quattro giocatori, pet, parecchi animali ed effetti particellari un po’ ambiziosi, segno che anche il motore di gioco sia stato ottimizzato al meglio nel lungo periodo tra l’uscita principale e l’espansione.
Tra le nuove location a disposizione ci sono molti ritorni di territori visti in altri titoli della serie, naturalmente ottimizzati per essere esplorati in open-world e senza le micro-interruzioni di passaggio tra un’area e l’altra a dimostrazione l’RE engine è sempre qualcosa di pazzesco (soprattutto su Switch). Il single player è ben calibrato, soprattutto perché eventualmente avremo la presenza di un nuovo aiutante in single player, dato che la difficoltà sale non poco, nonostante la grande fluidità e la danza di movimenti e animazioni aiuti il giocatore, regola che però vale anche per i mostri – vedi il Bishaten, che è pura poesia in azione -.
Il multiplayer è qualcosa su cui riflettere, perché dopo aver passato del tempo sia sulla versione PC, sia su quella Nintendo Switch, è giusto sottolineare come la seconda abbia sempre dentro una marea di persone per ogni singola missione disponibile, non è così per l’edizione PC, dove è estremamente complesso trovare compagni d’avventura. Parto da questo dettaglio, in quanto questo titolo è assolutamente godibile sia online che offline, ma è soprattutto in multiplayer che troverete epiche battaglie, salvo che non vogliate andare con i vostri pet all’arrembaggio, ma triplicando o quadruplicando il tempo necessario a completare una caccia.
Rise e Sunbreak sono il miglior modo di vedere Monster Hunter 6 (senza esserlo), così per saggiare il terreno e accontentare tutti, ma soprattutto chi, come me, non è rimasto troppo soddisfatto di World e voleva sia un gioco moderno, sia un prodotto coerente con il proprio passato. Le aggiunte in termini stilistici, di “movenze”, bestiario e quantità di contenuti, che per mesi si andranno a sommare con quanto già rilasciato potrebbe giustificare da solo un abbonamento con l’online di Nintendo ed è probabilmente quanto di meglio possiate portarvi in vacanza quest’estate.