Necromunda: Hired Gun - La recensione dello shooter più frenetico del momento
Nel 41esimo millennio l’umanità si è sparsa nei meandri di un universo martoriato dalla più classica delle guerre stellari, formando qua e là pianeti formicai tra cui quello di Necromunda, probabilmente il più importante. Ed è in questa ambientazione che siete chiamati a diventare IL cacciatore di taglie, ovvero la spalla di tal Kal Jericho, con l’obiettivo di doverlo affiancare nella caccia al temibile criminale Silver Talon, opportunità che si è concretizzata dopo essere stati soccorsi proprio da Jericho, salvataggio da morte certa che ha portato all'impianto di arti bionici capaci di conferirvi poteri sovrumani. Aggiungete a tutto ciò un arsenale degno di nota e il gioco è fatto, avete messo insieme un FPS pronto a mettere alla prova il grilletto del vostro fidato joypad.
Quanto menzionato è l’introduzione a questo Necromunda Hired Gun, uno sparatutto in prima persona ambientato nel fervido mondo di Warhammer 40k, un FPS talmente in prima persona da non riuscire a vedere le fattezze del vostro personaggio nemmeno per sbaglio durante i filmati che supporteranno alla meno peggio la narrativa, la quale si rivelerà spesso e volentieri sconclusionata, poco incisiva ed approssimativa, tanto che al fine di comprendere appieno le vicende occorrerà conoscerne le profonde sfaccettature dell’ affascinante ambientazione di Warhammer, il che non è da tutti. E questo rappresenta la prima occasione sprecata: l’impiego di un blasonato brand avrebbe meritato un migliore utilizzo del suo valore, con una migliore enunciazione dei fatti e dei retroscena.
Piovono pallottole
Il gioco comincia con la selezione delle fattezze del vostro alter ego (scelta curiosa visto che, come già detto, non si farà vedere per le 7/8 ore che compongono la campagna in single player), quindi vi ritroverete nell’hub, da dove avrete modo di scegliere quale missione intraprendere (tra le 13 disponibili), ciascuna delle quali caratterizzate da un’alternanza tra linearissimi corridoi con rare deviazioni (per scovare gli scrigni che celeranno pezzi d’armamento piuttosto che altri rari oggetti), alcune fasi platform verticali, quindi la vera anima del gioco, ovvero le fasi di sparatutto nelle arene in cui verrete confinati e quindi assaliti da orde di nemici contro cui dovrete liberare tutto il piombo a vostra disposizione.
Il gameplay è stato arricchito con delle particolari abilità come l’ormai classico doppio salto, il rampino (per proiettarsi in alto e per sradicare lo scudo dei nemici), senza dimenticare l’abilità di correre sulle pareti, il tutto ad evidenziare come la vivacità e la dinamicità dell’azione rappresenti una caratteristica fondamentale di questo Necromunda: Hired Gun, il quale non vi chiederà di spremere minimamente le vostre meningi con velleità strategiche nemmeno per sbaglio, soprattutto a causa dello scarso livello dell’AI dei vostri nemici che poco faranno per impensierirvi e spesso e volentieri si piazzeranno in bella vista sui tetti delle costruzioni ad aspettare di essere crivellati.
Un mastino al guinzaglio
Come se tutto ciò non bastasse, avrete a disposizione anche il mastino, una sorta di cane di media/grossa taglia che vi assisterà nell'andare ad azzannare i malcapitati di turno con la semplice pressione di un tasto, anche se di tanto in tanto si bloccherà indeciso sul da farsi, nonostante un palese sovraffollamento (o assembramento?) di nemici sullo schermo. Un frangente in cui si rivelerà utile, invece, è la caccia all’ultimo nemico eventualmente intrappolato nei meandri delle ambientazioni che, se non abbattuto prontamente, vi impedirà di procedere all’area successiva. Lasciando fare al vostro fedele quadrupede, se non altro, vi eviterete una tediosa quanto noiosa caccia al tesoro.
Gli scontri a fuoco vi metteranno di fronte ai più disparati esseri viventi che popolano questo pianeta, tra cui gli Orlock, esseri equipaggiati con armi convenzionali, i Goliath e le loro armi pesanti, le Escher e le loro capacità magiche, senza dimenticare gli immancabili Troll a rimpinzare un ventaglio di tipologie di nemici sufficiente.
Potenza di fuoco
Al vostro supporto risponderà un arsenale che annovera pistole al plasma, fucili da cecchino con mirino laser, lanciagranate, mitragliatrici e così via, divise in categorie come armi grigie (di base) piuttosto che quelle via via più prestigiose come le azzurre, viola e dorate. Peccato per una evidente disparità di efficacia delle sputafuoco, alcune delle quali davvero poco influenti ed altre fin troppo efficaci nell’abbattere chiunque vi si presenti davanti, così come ciascuna di esse saranno tutt’altro che prodighe nel fornire al giocatore la sensazione di potenza, senza dimenticare la scarsa fantasia che si nota nel loro design.
Peccato infine per un sistema di mira non precisissimo e per la noia generata dall’atto della ricarica automatica, che vi sgancerà dalla visuale attraverso il mirino senza riposizionarvici completato il cambio di caricatore, costringendovi così a dover mollare e ripremere il pulsante della mira per continuare a cannoneggiare all’impazzata.
Di una potenza oltremodo eccessiva sono caratterizzate inoltre le glory kill, le violente esecuzioni del malcapitato di turno a mezzo della semplice pressione di un pulsante, il tutto condito da scene contraddistinte da una gestione delle telecamere dimenticabile e da evidenti compenetrazioni tra i personaggi coinvoli.
Tecnica e affini
Tecnicamente il gioco si rivela la classica altalena: se da un lato l’ormai onnipresente Unreal Engine fa il suo lavoro nel ricreare una ambientazione piuttosto ben ricreata con una discreta valorizzazione di un level design tetro, sporco e caratterizzato da una evidente trascuratezza, dall’altro è evidente il riciclo di elementi di contorno, la scarsa cura delle textures, i nemici tutti uguali tra di loro e tutti privi della benché minima espressione, le animazioni da rivedere e le compenetrazioni il tutto a testimoniare come sarebbe necessario un livello di cura superiore a quello fornito.
Anche il comparto audio manca l’obiettivo, in quanto solo le fasi di combattimento sono accompagnate da una colonna sonora, mentre il doppiaggio si rivela nel più classico idioma anglofono, seppur coadiuvato da sottotitoli in italiano.
Chiudiamo con la totale assenza di qualsiasi supporto multiplayer.