Recensione Orcs Must Die 3! Addio fottuti musi verdi!

Dopo una breve apparizione su Stadia in esclusiva, ecco anche su Steam il terzo capitolo del tower defense più fuori di testa del mondo

Dopo la prima piacevole apparizione di un capitolo che sicuramente ha tracciato le regole della saga, è nel secondo episodio che i feedback dei giocatori e le svariate ore di gameplay da parte di un nutrito numero di giocatori ha portato Orcs Must Die a dare il meglio di sé. Nonostante lo scivolone del capitolo Unchained - con la formula free-to-play che Robot Entertainment ha provato a sviluppare per copiare molte delle idee simili della concorrenza - è arrivato il terzo episodio che è rimasto come esclusiva temporale sulla neonata Google Stadia per un anno; ora è tempo di tornare a fare guerra agli orchi.

“ADDIO FOTTUTI MUSI VERDI”

La regola alla base di questo titolo è semplice: distruggere tutte le ondate degli orchi, fino all’ultimo mostriciattolo presente a schermo. Di fatto le nostre orde nemiche hanno uno o più punti di accesso al dungeon in questione e hanno lo scopo di scappare nei punti preposti alla loro fuga; la nostra missione è quella di porci nel mezzo ed evitare con tutte le nostre forze che ciò accada. Piazzare trappole è quindi la parte più intrigante (e fondamentale!), ma potremo avvalerci anche di armi da mischia per sfrondare l’incedere degli invasori. Per poter sfruttare tutta la nostra santabarbara dovremo necessariamente imparare a conoscere sia i dungeon stessi e il modo in cui sono disegnati, ma soprattutto studiare il movimento degli orchi sul campo ed incanalare questo flusso verso le peggiori torture possibili, fino all’epurazione dell’ultimo sopravvissuto (sì, si prova un certo piacere nel farlo!).

Il grimorio degli elementi diventa quindi parte della strategia, non solo perché nel corso della storia si sbloccheranno nuove armi-trappole, ma perché si dovranno scegliere ad inizio missione quelle che pensiamo siano migliori, oltre al fatto che queste ultime potranno anche essere potenziate un certo numero di volte ed incrementate da ulteriori bonus al fine di essere maggiormente dirompenti nelle fasi stragistiche. 

FOREVER AND EVER

Uno degli aspetti che meno vi aspettereste all’avvio di ogni partita - anche se è una caratteristica presente anche negli altri titoli della serie - è il parlato nell’idioma del nostro Bel Paese, che è ottimo e sottolinea l’ironia pungente e citazionista (anche del Signore degli Anelli e di una marea di altri film e libri). L’introduzione dei Teatri di Guerra - ovvero la possibilità di affrontare un numero gargantuesco di musi verdi che farebbe impallidire anche Peter Jackson - è comunque la palese dimostrazione che il motore grafico ha fatto il suo step evolutivo dal 2011 e ben si presta a mostrare smembramenti e devastazioni sul corpo dei vostri malcapitati nemici. Tutto il piatto offerto è principalmente per giocatore singolo, ma pensare di condividere un pasto così ghiotto con qualcun altro è davvero l’esperienza definitiva. Se proprio avete voglia di vedere un neo, davanti comunque ad un numero di ore potenziali che non sono poche - solo per la storia base vi ci vorranno circa cinque ore, oltre alle restanti modalità - sarebbe potuto esserci di più da toccare con mano, ma magari in futuro arriveranno altri contenuti.