Recensione Paper Mario: Origami King

di Roberto Vicario

Origami King segna il primo ventennio di vita del franchise . Il primo episodio della saga vide infatti la luce su Nintendo 64 nel lontano 2000. Nel corso degli anni la serie si è evoluta, perdendo in maniera sempre più consistente la struttura da J-RPG per arrivare ad un prodotto che utilizza sì l’elemento ruolistico, ma lo mescola all’interno di una struttura ben equilibrata tra avventura, azione e platform. 

Una direzione di game design iniziata con Stiker Star e proseguita nei capitoli successivi sempre dallo stesso team, Intelligent System. Con Origami King, possiamo tranquillamente affermare che la meccanica è finalmente sbocciata in maniera definitiva, offrendo un’avventura per tutta la famiglia gradevole, divertente, ben racconta e soprattutto appassionante. 

L’incipit vede Mario e il fratello Luigi intenti a presenziare al famoso Festival degli Origami. Arrivati a Borgo Toad - sede del festival - trovano la città  deserta, e subito comprendono che qualcosa non va. Il temibile Re Olly, un origami con la mania di comando, ha trasformato la principessa Peach, Bowser e gran parte della popolazione in origami aggressivi e pericolosi; non solo! il bellissimo castello di Peach è stato avvolto da nastri di seta e portato sul cucuzzolo di una montagna. Il nostro compito, nei panni del prode Mario, sarà quello di sfilare questi cinque nastri che avvolgono il castello (muovendoci in altrettanti regni) e sfidare Olly una volta per tutte. Nel corso dell’avventura avremo diversi compagni che ci seguiranno, ma quello più duraturo e fidato si chiama Olivia. Si tratta di un Origami piuttosto speciale, ovvero, la sorella di Olly. Questa fidata compagna non solo ci aiuterà nel momento in cui dovessimo bloccarci, ma ci darà accesso agli speciali poteri del “Cartomagno”, abilità uniche che sfruttano anche il motion control dei Joy-Con, e di cui non vi sveliamo nulla, lasciando a voi il piacere di scoprirle. 

Come dicevamo in apertura, questo Origami King rappresenta senza alcun dubbio un grande passo in avanti per il team di sviluppo. L’avventura è racconta in maniera egregia, con una serie di dialoghi che scandiscono la narrazione con i ritmi di un racconto family, non lesinando qua è là in qualche divagazione che i giocatori più maturi apprezzeranno. 

Il tutto è supportato da un’esplorazione che è ora più aperta e gratificante. Le cose da fare all’interno di questi mondi, estremamente variegate sotto l’aspetto del puro design, sono davvero tante. Toad da salvare, situazioni di gameplay che spezzano il ritmo e buchi da rattoppare con coriandoli magici. Muoversi all’interno di questi mondi è in assoluto l’esperienza migliore tra gli ultimi capitoli usciti.

 

Purtroppo non vale lo stesso per il sistema di combattimento, strutturato come una sorta di puzzle game (le meccaniche del tempismo sono sempre presenti, come nei capitoli passati) in cui i nemici devono essere allineati all’interno di una griglia composta da righe e colonne con un numero limitato di mosse. Riuscire in questo intento darà un bonus alle azioni di attacco di Mario.

Alle prime battute questa dinamica risulta anche divertente e cerebralmente intrigante, ma alla lunga soffre della mancanza di una vera e propria evoluzione delle meccaniche, e alla distanza (servono almeno trenta ore per finire la storia) tenderete ad evitare gli scontri non necessari. Meglio le boss fight che rendono ancora più puzzle il sistema che vi abbiamo appena racconto, e con delle leggere impennate in termini di difficoltà che faranno piacere ai giocatori più hardcore (per i più piccoli, rimangono sempre una serie di aiuti che possono essere sfruttati). 

Sotto l’aspetto tecnico il gioco è gradevolissimo, con una serie di elementi che ricordano ovviamente il mondo di carta, mescolato a degli elementi più realistici che possono stonare da un punto di vista visivo, ma che a noi, in realtà, sono piaciuti. Ottimo il sound design, con una serie di musiche estremamente evocative e orecchiabili, perfettamente in linea con quella che è l’esperienza spesso scanzonata dell’avventura