Recensione Rainbow Six Extraction: quando il terrorista è alieno
Dai terroristi agli alieni. Il team Rainbow, anche in questo caso viene disposto sul campo per non fare prigionieri.
Chissà se Tom Clancy, uno dei padri putativi della fanta-politca, avrebbe mai immaginato che uno dei suoi franchise avrebbe mai oltrepassato la barriera della fantascienza per approdare ad un progetto come Extraction. Fatto sta che l’America è sotto attacco, e questa volta non dal solito gruppo terroristico ma direttamente da un misteriosa razza aliena, capace di diffondersi come un vero e proprio virus, che ha preso di mira New York e altre grandi città del continente americano, e tocca proprio al team Rainbow cercare di utilizzare quanto in suo potere per far fronte alla minaccia.
Ovviamente per affrontare un nemico così atipico occorre un aiuto extra che arriva dalla REACT, la più importante organizzazione di ricerca al mondo e, guardacaso, braccio scientifico del team Rainbow. Grazie all’aiuto della REACT, infatti, i nostri operatori sul campo saranno sufficientemente addestrati nell’affrontare il virus capace di generare gli Archei, cercando di impedire che il livello di contaminazione (gli Archei infettano le aree presidiate come un’entità parassita), possa prendere il completo controllo del territorio.
Extraction nasce come costola del più noto Rainbow Six Siege e pur non riportando in auge il glorioso single player tattico delle serie Rainbow, introduce un interessante PVE che costringe i tre membri del team a cooperare e a lavorare con intenti comuni per fronteggiare con successo le numerose missioni che ci affronteremo all’interno di diverse località del suolo americano tra cui New York, San Francisco e l’Alaska.
Anche se non ci troviamo di fronte ad un gioco particolarmente strutturato nella sua componente tattica, Extraction si segnala per le buone meccaniche che riescono a coinvolgere i giocatori e per un livello di sfida non banale. Anche se inizialmente il livello di difficoltà si presenta tutto sommato abbordabile, la curva di difficoltà si innalza piuttosto repentinamente, costringendo il team alla continua ricerca del lavoro “di fino” a discapito dell’approccio più diretto, che anche se può risultare appagante nei primi livelli, diventa quasi immediatamente la soluzione meno indicata per affrontare un nemico subdolo e imprevedibile.
Oltre ad essere in netta superiorità numerica, gli Archei hanno dalla loro parte un totale disinteresse per la propria incolumità, gettandosi direttamente verso la vostra direzione e facendosi esplodere in prossimità della vostra persona. Inoltre non sono da sottovalutare anche i pericoli proveniente dalle semplici spore, spesso attaccate alle pareti degli ambienti che possono attaccarsi a voi e procurarvi notevoli danni. Senza considerare, poi, gli avversari più evoluti che potranno addirittura sparare nella vostra direzione, aggiungendo quindi ulteriori problemi nell’affrontarli.
Fortunatamente il team Rainbow che potremo schierare sarà armato di tutto punto e dotato delle ultime tecnologie sviluppate dalle REACT. Scegliendo tra i diversi operatori a disposizione, pesantemente ispirati proprio da Rainbow Six Siege, i giocatori dovranno trovare il modo di “incastrare” le caratteristiche peculiari dei personaggi, al fine di poter sfruttarle sfruttare nel modo più efficace possibile. Ognuno di essi, infatti, avrà in dotazione una caratteristica univoca che gli consentirà, ad esempio, di poter utilizzare uno scanner per individuare i nemici oltre le pareti, rendersi parzialmente invisibile agli occhi avversari, o possedere un rilevatore di suoni per percepire presenze ostili nell’ambiente.
Armi e attrezzature potranno essere upgradate nel corso del gioco tramite il classico ritrovamento di particolari oggetti nell’ambiente, che pur non facendo parte delle mansioni principali della missione, rappresentano punti fondamentali della progressione e costringono il team ad una più vasta esplorazione degli ambienti. Il level design è di buon livello ed è anch’esso figlio dell’esperienza maturata in Siege, alla buona costruzione degli ambienti e alla verticalità delle mappe si aggiunge anche la quasi totale distruttibilità di parte degli stessi, dal momento che le armi più potenti sono in grado di abbattere pareti in legno e perforare anche quelle in cemento. Questo apre al giocatore rinnovate possibilità d’approccio, creando scorciatoie di fuga (e, credeteci, ne avrete bisogno), oppure eliminando i nemici nelle stanze vicine sforacchiando le pareti in totale sicurezza.
Le missioni da affrontare ci vedranno alle prese con il recupero di oggetti utili per lo sviluppo della tecnologia, al salvataggio di umani rimasti prigionieri degli Archei, o ancora nell’attirare e catturare gli stessi alieni per consentire alla REACT uno studio più approfondito del nemico, alla ricerca dei suoi punti deboli. Se perderemo in missione uno dei nostri operatori potremo andare a recuperarlo nella missione successiva, ma ovviamente gli Archei porranno una strenua resistenza e non lo riconsegneranno senza lottare. Una volta messo in salvo non lo avremo comunque a disposizione nell’immediato, dal momento che dovrà passare un periodo di riposo per ritornare nel pieno della sua operatività. Il che mette in guardia il giocatore da un approccio troppo spavaldo, soprattutto perchè in Extraction gli avversari sono generati randomicamente, azzerando di fatto quel "trial and error" che caratterizzava gli episodi canonici della serie.
Un buon lavoro, quindi, che si scontra con una realizzazione tecnica che non trasmette un'estetica "premium", rimanendo molto vicino a quanto visto in Siege e che poco sfrutta le caratteristiche avanzate delle console di nuova generazione. Sicuramente un vantaggio per la fluidità generale del gioco, che non perde un frame anche nelle situazioni più dense di gioco, ma che paga sicuramente lo scotto di una cosmesi che non cattura l'occhio pur non essendo, e qui vogliamo essere chiari, di pessima fattura. Dialoghi e sottotitoli sono tradotti in italiano per aumentare l'immersività e il tutto sembra funzionare per il meglio. Anzi, il nostro consiglio è quello di godervi i filmati d'intermezzo, che raccontano perfettamente la trama di Extraction e, soprattutto, di passare anche per le missioni d'addestramento. Lo sappiamo, siete giocatori duri e puri e nessuno vi deve dire come dovete giocare, ma imparare in anticipo i "trucchetti del mestiere" e prendere confidenza con l'equipaggiamento in dotazione vi terrà al riparo da brutte sorprese e dal perdere inutilmente gli operatori.
Il vero problema di Extraction è una certa ripetitività di fondo, che tende a copincollare missioni e finalità livello dopo livello e si dimostra incapace di creare repentini cambi di ritmo, e limita l'effetto sorpresa alle prime ore di gioco, adangiandosi su quanto costruito sulle fondamenta. E' sicuramente una discreta opera prima che potrebbe trovare un seguito con uno spessore maggiore e più variegato, perchè quanto abbiamo visto non è assolutamente da buttare ma, al contrario, da approfondire e tenere nella dovuta consierazione. Rainbow Six Extraction uscirà il 20 Gennaio su Xbox, PC e Playstation, nonchè Stadia e Luna (dove presente, ovviamente). Chiudiamo segnalando che il gioco sarà disponibile sul Game Pass a partire dal Day One, per cui se siete giocatori Microsoft, dare una possibilità all'ultima fatica Ubisoft non vi costerà un centesimo.
Versione Testata: Xbox Series X
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Redazione